COME MAI LA RACCOLTA DI PUBBLICITA' DI RCS PER MONRIF, PARTECIPATA DAL FRATELLO DELLO SCARPARO, NON E' TRA LE OPERAZIONI CON PARTI CORRELATE? - SARA' IMPARZIALE IL NOTAIO NOTARI, VICINO A UNICREDIT, IN RISANAMENTO? - ANCHE SKY SENTE LA CRISI

L'acquisizione da parte di Rcs del 51% di Hotelyo non è assoggettabile alla procedura con parti correlate. Così come a suo tempo non vi rientrò la raccolta pubblicitaria per Monrif che, a differenza di quella per La Stampa, non è stata sottoposta alla procedura. Sebbene il fratello del socio Della Valle abbia il 9,9% di Poligrafici…..

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Dal "Sole 24 ore"

ANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANNANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANN

AGNELLI JR E I 5MILA EURO NELL'HOTELYO DI RCS
L'operazione "sospetta", l'acquisizione da parte di Rcs del 51% di Hotelyo per mezzo milione, non rientra tra quelle assoggettabili alla procedura con parti correlate, come ha precisato la casa editrice in una nota. L'interessenza della Lamse controllata da Andrea Agnelli nella piattaforma di e-commerce (di cui ora detiene indirettamente lo 0,19%) è inferiore a 5mila euro. E la "familiarità" (Andrea è cugino di John Elkann, che con Fiat al 20% è il primo azionista di Rcs) non fa testo. C'è un precedente a riguardo: il contratto di raccolta pubblicitaria per Monrif che, a differenza di quello con La Stampa, non è stato sottoposto alla procedura con parti correlate, sebbene il fratello di un altro azionista, Andrea Della Valle, sia titolare del 9,9% di Poligrafici. Si sgonfia tutto allora? Non proprio. Perchè, a quanto risulta, la Consob ha messo sotto la lente Rcs (e non è escluso che in questi giorni avanzi qualche richiesta), non tanto per Hotelyo, quanto piuttosto per questioni più ampie che si sono riflesse nelle schermaglie verbali tra due dei principali azionisti (Elkann e Diego Della Valle) e nel disagio di Carlo Pesenti, che ha deciso di uscire dal board. (A.Ol.)

Agnelli MarchionneAgnelli Marchionne


TELECOM ATTENDE LO STUDIO PER CEDERE I SUOI PALAZZI
Ancora qualche mese e dovrebbe essere pronto il piano di razionalizzazione degli spazi di Telecom Italia. La società telefonica sta infatti riorganizzando tutta la sua enorme rete di palazzi, immobili industriali e quant'altro sul suolo italiano: i numeri in gioco sono enormi visto che si parla di oltre 14mila unità immobiliari. L'obiettivo è ridurre i costi di gestione ed arrivare a definire una lista di immobili che potrebbero essere lasciati dal gruppo, soprattutto quelli in affitto che costano all'anno circa 700 milioni di euro. Meno semplice è invece capire quali potrebbero essere i palazzi di proprietà, che Telecom Italia potrebbe cedere. Tra quelli di pregio lo scorso anno è stato venduto il palazzo di via Negri a Milano a Fabrica Sgr. Così ad attendere interessati i risultati di questa perizia sarebbero numerosi gruppi immobiliari e fondi, interessati ad acquistare i palazzi di proprietà che, eventualmente, potrebbero finire sul mercato. (C.Fe.)

RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSERENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE


LA PERIZIA CRUCIALE SU RISANAMENTO
Dovrebbero mancare ancora pochi giorni e il Cda di Risanamento dovrebbe avere sul tavolo la perizia del notaio Mario Notari, scelto dal board per valutare la correttezza della vendita al gruppo finanziario Chelsfield del patrimonio parigino all'interno della procedura dell'articolo 182 bis della legge fallimentare. Ora Notari avrà un compito cruciale: con il suo benestare, di fatto, il Cda potrà dare il via libera alla vendita. Notari, professionista noto, è stato scelto dal Cda ma non è certo la prima volta che lavora con le parti coinvolte nella querelle Risanamento. È infatti uno dei notai storici di Unicredit (tra i soci del gruppo immobiliare) ed è docente della Bocconi. In quest'università Mario Massari è direttore del dipartimento di finanza: inoltre proprio Massari, ai tempi della sua presidenza nella società Mid Industry, si è servito di Notari come professionista. Infine, per completare la lista, Notari ha creato per Zunino la newco Oui, con la quale l'imprenditore piemontese puntava a acquistare la sua ex-azienda. (C.Fe.)

TORRE UNICREDITTORRE UNICREDIT FRATELLI DELLA VALLEFRATELLI DELLA VALLE

SKY ITALIA, LA CRISI LA SENTE ANCHE MURDOCH
Fare l'editore tv era, in Italia, un mestiere ricchissimo: ora è diventato difficilissimo. Ne sanno qualcosa in casa Mediaset. La famiglia Berlusconi ha visto la propria azienda finire in perdita, per la prima volta nella storia: 307 milioni di euro. Ti Media, editore di La7 (poi finita a Urbano Cairo), ha perso 241 milioni. Mamma Rai da anni combatte con le perdite (tanto che è stato chiamato un manager "finanziario" come Luigi Gubitosi per una severa spending review): 244 milioni di rosso nel 2012. Ora si scopre che anche la corazzata Sky piange la crisi. Il bilancio 2012 (ultimo in ordine di tempo perché Sky ha l'anno fiscale al 30 giugno) mostra che non basta avere alle spalle un'azionista robusto come il multi-milionario australiano Rupert Murdoch. Pur su 2,84 miliardi di ricavi, saliti nonostante la recessione, in Sky Italia sono cresciuti anche i costi (200 milioni in più, a 2,9 miliardi) e la gestione industriale è in perdita per 35 milioni. I conti hanno così chiuso in rosso per 48 milioni (mentre l'anno prima svettavano 85 milioni di utili). Non succedeva da dieci anni. (S.Fi.)

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