1 - LA LEGGE DI BILANCIO C'È, MA LE COPERTURE NO. NUMERI
Estratto dell’articolo di Lorenzo Borga per www.ilfoglio.it
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
[…] A oggi […] una considerevole porzione della legge di Bilancio è ancora ignota. A mancare all’appello è buona parte delle cosiddette coperture, cioè le misure con le quali il governo intende finanziare i tagli delle tasse e gli aumenti di spesa su cui è stato invece solerte nella comunicazione.
Durante la conferenza stampa, alle minori entrate e maggiori uscite sono stati dedicati quasi tutti i 63 minuti di presentazione da parte della presidente del Consiglio e dei ministri, mentre poco o nulla si sa su chi pagherà queste misure. O meglio, poco o nulla si sa oltre al deficit aggiuntivo. L’unico punto fermo, già scritto nero su bianco nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, sono infatti i 21 miliardi di deficit aggiuntivo. Dal 3,4 per cento del pil previsto al 4,5 definitivo.
GIORGIA MELONI E LA MANOVRA -VIGNETTA ALTAN
Bene, ma tutto il resto? Sappiamo che la legge di Bilancio interviene su circa 35 miliardi di tagli fiscali e maggiori spese. Per finanziarli, mancano dunque all’appello circa 14 miliardi di euro, cioè ben il 40 per cento degli interventi.
[…] Tra le coperture le uniche voci note sono la riduzione della spesa per il Superbonus, che passa dal 110 al 90 per cento per le case unifamiliari, e il taglio del Reddito di cittadinanza. Le due misure raggiungono sommate circa 1 miliardo di euro di risparmi. Sui restanti 13 necessari troviamo due punti generici: “Altre entrate” per oltre 6 miliardi di euro e “Altre (minori) spese” circa 7 miliardi. Null’altro viene comunicato su chi effettivamente pagherà questi 13 miliardi.
[…] Il viceministro Maurizio Leo ha affermato in un’intervista che circa 3 miliardi di euro dovrebbero arrivare dalle nuove imposte sugli extraprofitti energetici: un numero su cui possiamo fare affidamento a metà vista la parziale inefficacia del contributo straordinario introdotto dal governo Draghi, ma per ora atteniamoci ai numeri dell’esecutivo.
giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini
La seconda voce dovrebbe arrivare – sorpresa sorpresa – dalle pensioni, o meglio dalla mancata rivalutazione totale all’inflazione degli assegni oltre i 2.100 euro al mese. Da qui secondo i numeri del Dpb e delle anticipazioni giornalistiche dovrebbero arrivare circa 2 miliardi di euro. […]
Anche sui risparmi di spesa dal reddito di cittadinanza – 734 milioni di euro – va usato il condizionale, dal momento che il ministero dell’Economia scrive nel suo comunicato che “verranno allocati in un apposito fondo che finanzierà la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione”. Ciò significa – evidentemente – che questi soldi non potranno finanziare il taglio del cuneo fiscale o l’espansione del regime forfettario per le partite Iva. E infine l’innalzamento delle accise sulle sigarette, per 138 milioni di euro.
le slide del governo sulla manovra 1
Basta una calcolatrice per accorgersi che al conto mancano ancora sei miliardi di euro, su cui non è disponibile alcuna informazione. […]
2 - POS, OBBLIGO SOLO DAI 60 EURO SUI CONTANTI IL GOVERNO ALLARGA ANCORA LE MAGLIE
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Il testo ancora non c'è. «Questione di ore», fanno sapere dal ministero del Tesoro. Se tutto andrà bene, domattina i deputati riceveranno la bozza della legge di Bilancio. Per il pomeriggio è già in calendario una riunione della maggioranza per discutere delle modifiche. Forza Italia insisterà per innalzare le pensioni minime a 600 euro, la Lega per aumentare la soglia delle cartelle esattoriali da rottamare oltre i mille euro.
Giancarlo Giorgetti ha già messo da parte un po' di risorse per affrontare il solito Vietnam. La strada migliore per evitarlo è anticipare le mosse del Parlamento. La maggioranza preme per ridurre le sanzioni ai commercianti che non fanno uso del pos nei pagamenti elettronici, e così nell'ultima bozza si fissa il limite agli importi superiori ai sessanta euro.
Avrebbe dovuto essere trenta, ma meglio abbondare. In compenso, per evitare di far crollare il gettito da lotta all'evasione e di confliggere con gli impegni presi con l'Europa sul piano nazionale delle riforme, restano le sanzioni introdotte a giugno per gli importi superiori e l'obbligo di fattura per le vendite online.
La Finanziaria introduce anche una stretta per le partite Iva fittizie: in caso di chiusura di un'attività, per riaprirla sarà necessaria una polizza o fidejussione bancaria di tre anni e per un importo non inferiore ai 50mila euro annui. Nelle intenzioni della maggioranza la norma dovrebbe impedire il fenomeno delle imprese «mordi e fuggi», spesso utilizzate per il riciclaggio di piccole e grandi somme illecite.
A ieri sera non era ancora definita la riformulazione della norma che promette di innalzare la tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Una volta decisa, dovrebbe far venire meno le contestazioni di chi lamentava l'applicazione dell'imposta anche a utili che nulla avevano a che fare con l'aumento dei prezzi di petrolio e gas.
le slide del governo sulla manovra 2
Sia come sia, nelle bozze circolate nelle ultime ore lo spazio di quell'articolo era ancora in bianco. Da quella norma dipende parte delle coperture dell'intera manovra: la decisione di finanziare gli oltre trenta miliardi con un deficit per oltre venti non è stata fin qui sufficiente. La riforma - o meglio l'abolizione - del Reddito di cittadinanza nel 2024 vale l'anno prossimo un risparmio di meno di un miliardo.
Risparmi importanti arriveranno dai tagli dei bonus edilizi, che però il governo ha introdotto nel precedente decreto di aiuti contro il caro bollette. Insomma, al netto di alcune poste minori, la gran parte dei soldi mancanti dovranno arrivare dalla tassa sugli extraprofitti.
Per approvare i 155 articoli della legge di Bilancio il Parlamento ha a disposizione meno di un mese. Il voto a fine settembre (mai accaduto nella storia repubblicana) mette a rischio l'approvazione tassativa entro il 31 dicembre.
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Se accadesse, il governo sarebbe costretto all'esercizio provvisorio e a conseguenze sul giudizio dei mercati nei confronti dei titoli italiani. Per evitarlo, le modifiche importanti saranno a Montecitorio (da cui l'iter ha inizio). I senatori saranno costretti a votare un testo a scatola chiusa; e poiché la maggioranza a Palazzo Madama è risicata, per Giorgia Meloni la soluzione ha l'indubbio vantaggio di evitare blitz della maggioranza su questa o quella misura. Sui conti pubblici la premier non può permettersi passi falsi: la Banca centrale europea sta preparando un importante stop al possesso di titoli pubblici, italiani e non. Oggi la presidente Christine Lagarde ne parlerà davanti al Parlamento europeo. Dall'anno prossimo il debito italiano dovrà tornare a reggersi sulla credibilità di chi lo governa, e non più dalle decisioni di Francoforte.
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