USA: BIDEN, IL DEFAULT NON È UN'OPZIONE
(ANSA-AFP) - Il presidente americano Joe Biden ha sottolineato che un default degli Stati Uniti "non è un'opzione", dopo un incontro sulla questione con i leader del Congresso. Democratici e repubblicani non riescono a mettersi d'accordo sull'innalzamento del tetto del debito Usa: una manovra legislativa essenziale affinché la più grande economia mondiale possa continuare a pagare i suoi conti, i suoi funzionari e i suoi creditori.
BIDEN, POTREI ANNULLARE IL TOUR IN ASIA PER TETTO DEBITO
(ANSA) - Joe Biden ha annunciato che è "possibile" che il suo tour in Asia programmato per la fine del mese possa essere annullato se entro tale data non sarà raggiunto un accordo sul tetto del debito degli Stati Uniti. In questo caso "non me ne andrei, resterei finché non si risolverà la cosa", ha dichiarato alla stampa il leader democratico. Il tour in Asia di Biden comprende il G7 in Giappone e il vertice dei leader Quad in Australia, con una tappa in Papua Nuova Guinea, la prima di un presidente Usa.
BIDEN, ESPLORERÒ 14MO EMENDAMENTO CONTRO TETTO DEBITO
(ANSA) - Joe Biden ha annunciato che sta "considerando" il ricorso al 14mo emendamento come mezzo per aggirare lo stallo sul tetto del debito Usa, ma ritiene che "sarebbe contestato legalmente" e "nel frattempo senza una estensione (della scadenza del tetto, ndr) tutto finirebbe nello stesso punto". Il presidente americano ha detto che comunque che esaminerà l'opzione nei prossimi mesi. L'emendamento afferma che il debito pubblico degli Stati Uniti "non deve essere messo in discussione".
BIDEN, 'VENERDÌ NUOVO INCONTRO SU TETTO DEBITO,OGGI COSTRUTTIVO
(ANSA) - Il presidente Joe Biden ha annunciato che l'incontro con i leader del Congresso americano sul tetto del debito Usa è stato costruttivo e che la discussione proseguirà venerdì. Il confronto deve continuare ma non sotto la minaccia del default, ha proseguito Biden, senza escludere un aumento del tetto a breve termine ed evocando come oggetto di possibili negoziati i permessi per i progetti energetici.
GLI STATI UNITI E IL RISCHIO DEFAULT SUL DEBITO: QUANTO È REALISTICO?
Estratto dell’articolo di Andrea Muratore per https://it.insideover.com/
USA OBAMA PARLA DELLO SHUTDOWN
A Washington si è riaperta la partita sul debito pubblico. Era successo con Barack Obama, con la “guerra” mossa a più riprese dai Repubblicani, ma anche a Donald Trump, contro cui i democratici avevano alzato le barricate di fronte alla sfida di inserire nel budget il muro al confine col Messico nel 2018.
In entrambi i casi gli Usa erano scivolati nello shutdown, il temporaneo spegnimento delle attività federali. Ma Joe Biden si trova nel prossimo mese di fronte a una sfida più complessa: la sovrapposizione tra il rischio shutdown, legato a un mancato innalzamento del tetto al debito, e l’esaurimento delle casse del Tesoro.
Il segretario al Tesoro ed ex governatore della Federal Reserve Janet Yellen ha negli scorsi giorni proprio paventato la parola inimmaginabile a Washington: default. C’è davvero il rischio che gli Usa si dichiarino insolventi sul proprio debito? Vediamo come stanno le cose.
[…] Il braccio di ferro tra democratici e repubblicani, con lo Speaker della Camera Kevin McCarthy che usa l’arma dell’innalzamento del debito come leva negoziale per spuntare concessioni a Biden, si potrebbe per Yellen tradurre nell’impossibilità per il Tesoro di rispondere alle obbligazioni e al pagamento di interessi sul debito accumulato, cedole dei Treasuries e fatture a breve termine per un periodo indefinito.
Il Congresso […] deve approvare entro l’1 giugno la possibilità che il debito federale superi la soglia di 31,4 mila miliardi di dollari sfondata a gennaio e finora gestita con le misure di continuità emergenziale dello Stato. McCarthy e i Repubblicani chiedono più controllo alla spesa pubblica, il taglio di alcuni generosi programmi di assistenza sociale, un confronto continuo tra Casa Bianca e Congresso sul deficit e meno autoreferenzialità della Casa Bianca.
L’amministrazione vuole invece spingere sull’opinione pubblica perché constati, secondo fonti istituzionali citate da Politico, l’irresponsabilità del Grand Old Party “collegando il suo radicalismo sull’economia alle posizioni conservatrici su armi, aborto e altri temi”.
[…] La narrazione dell’amministrazione è che non aumentare il tetto del debito aprirà automaticamente il tema del finanziamento del Tesoro che […] rischia di esplodere causando una catastrofe finanziaria senza precedenti a livello globale. Ma bisogna separare realismo politico e ordinaria amministrazione economica: molti indicatori permettono di analizzare perché il default Usa, con le regole attuali dell’economia-mondo, è semplicemente impossibile.
Il debito Usa, innanzitutto, non è il “semplice” debito di un’economia sviluppata, la più grande della Terra. Per molti Paesi (Cina, Giappone, Belgio soprattutto) è un prodotto d’investimento volto a diversificare in forma sicura le proprie riserve estere. Per milioni di persone in tutto il mondo e migliaia di fondi un bene rifugio.
[…] dove si trovano tutte le istituzioni che dettano legge sul rating? Negli Usa o nella loro succursale europea, Londra. Da dove provengono i loro più grandi proprietari? Dagli States, ça va sans dire.
In che moneta la stragrande maggioranza del mondo commercia? Nel dollaro americano. Il primo debitore al mondo, il Paese con il deficit nominale maggiore e la grande potenza importatrice di beni è anche lo Stato che con la sua valuta detta legge. Non può fallire su pressione esterna un centro imperiale che detta leggi così distanti dall’ideologia economica mainstream. E dietro il quale insiste la vera garanzia contro ogni default americano: la non più assoluta ma comunque relativa supremazia geopolitica a livello globale e la primazia militare che, del resto, garantisce le rotte commerciali, navali soprattutto, che plasmano la globalizzazione.
Quella di Yellen e Biden è una strategia di pressione psicologica che vuole puntare sull’irresponsabilità dei repubblicani per spingerli a concessioni. Si è riaperta una classica sfida che vede il debito oggetto di un “gioco del pollo” in cui tra Gop e Dem chi si scansa per primo si assume le responsabilità della rottura politica che porta alla crisi del debito. […]