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Sono, ahimè per lei, tristemente finite le speranze (HOPE) di Cinzia Tagliabue. La presidente ed ex ceo di Amundi (colosso dell’asset management francese da 1300 miliardi) ha infatti visto naufragare il sogno, iniziato nel 2022, di un incarico da pensionata in HOPE Sicaf.
Si è conclusa ancora prima di partire l’avventura della prima Società di investimento a capitale fisso, classificata come PIR (Piano individuale di Risparmio) alternativo, che si voleva quotare a Piazza Affari, con un’offerta pubblica iniziale destinata sia agli investitori professionali sia ai piccoli investitori, per dotarsi delle risorse (sino a 250 milioni di euro) necessarie a investire in economia reale, e quindi da un lato in imprese italiane in ottica di private equity ma, dall’altro, anche in sistemi urbani: e quindi in real estate e infrastrutture ecosostenibili.
Al termine dell’offerta pubblica, lo scorso 6 aprile, non è stato infatti raggiunto l’ammontare minimo di raccolta di 100 milioni di euro che i soci si erano dati, e l’assemblea dei soci ha quindi deliberato il 12 maggio scorso la messa in liquidazione della società.
Cinzia Tagliabue e Claudio Scardovi non hanno convinto gli investitori istituzionali e retail ad affidargli neppure 100 milioni da investire: pare proprio che la bionda ancella di Francia abbia perso il tocco da grande venditrice di fondi che ha caratterizzato tutta la sua carriera.
Dopo aver convinto Unicredit a dar via Pioneer (colosso italiano del Risparmio Gestito) ai francesi di Amundi (accordo che adesso è in crisi a causa della bassa remunerazione che la rete di Unicredit ottiene dalla vendita dei prodotti del gigante d’oltralpe) la Cinzia, che vede avvicinarsi la pensione, voleva convincere investitori professionali e retail a mettere i soldi nella scatola, senza speranze, di HOPE.
Amundi era felice di togliersela di mezzo, anche perché il nuovo ceo Tavazzani non ama l’ombra della cara Tiger Lady che nella battaglia di Generali tiene i rapporti tra francesi e Mediobanca: la Tagliabue aveva infatti dato l’appoggio alla lista di Donnet, non affiancando la presentazione della lista dei fondi in Generali nel 2022, ed ora sta confabulando con Mediobanca: per sostenere anche lì la lista del cda contro Del Vecchio e Caltariccone.
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