1 – CHI SONO GLI ATTIVISTI CHE INDAGANO SULLA FINANZA CHE TRUCCA I BILANCI
Estratto dell'articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica – Affari & Finanza”
Più di 100 miliardi di dollari di capitalizzazione in fumo in poco più di una settimana. È il clamoroso risultato registrato dalle cinque società quotate alla Borsa di Bombay del gruppo indiano di infrastrutture Adani in seguito alla pubblicazione del report del fondo attivista "short" Hindenburg.
Più che un rapporto, un'investigazione approfondita, durata due anni, che ha messo in luce presunte irregolarità commesse dalla famiglia del leader Gautam Adani per ingigantire il gruppo e far crescere il valore di Borsa. Prima dell'inchiesta Adani era il terzo uomo più ricco del mondo, secondo la classifica di Bloomberg, con un patrimonio stimato in 120 miliardi di dollari, oggi è uscito dalla top ten e ha perso il primato in Asia. […]
Negli stessi giorni del caso Adani un'altra società con sede a Cambridge, Darktrace, attiva nel campo della cybersecurity e da poco quotata in Borsa, è stata presa di mira dal "short activist" Quintessential Capital Management, fondato nel 2013 dall'italiano Gabriele Grego che in passato ha lavorato gomito a gomito con Nathan Anderson, colui che oggi guida Hindenburg. La sola notizia, pubblicata dalla Fca londinese, che Quintessential ha acquisito una posizione short sul titolo Darktrace, prima ancora dell'uscita del report, ha causato una perdita del titolo Darktrace del 12% e poi del 4% il giorno successivo. […]
Grego aveva condotto nel 2019 una battaglia "shortista" in Italia, contro la società Bio-On, e dopo tre mesi l'ha vinta essendo scattato l'arresto dai manager da parte della magistratura. […]
Gli addetti ai lavori riconoscono come pioniere dello "short activism" Carson Block, trader americano un po' ai margini che nel 2010 fondò Muddy Waters e diede il via a un filone di business che si è sviluppato negli anni dei Quantitative easing di Fed e Bce, quando un mare di liquidità ha gonfiato le quotazioni e ha ispirato grandi truffe che promettevano denaro facile per tutti.
La svolta per Muddy Waters arrivò nel 2011 con il famoso report sulla cinese Sino-Forest Corp che fece crollare le azioni del 70% in pochi giorni. Da quel momento sia gli investitori istituzionali sia quelli al dettaglio cominciarono a considerare il fondo di Block molto seriamente. […]
La parabola dei fondi attivisti "short" cresce nella seconda decade degli anni Duemila anche in coincidenza con il fenomeno della digitalizzazione e dei social media. Poiché alla base di tutto c'è una grande attività investigativa, che in quasi tutti i casi precede e anticipa interventi della magistratura, la raccolta dei dati e poi la loro divulgazione assume un'importanza cruciale.
La logica che muove i fondi attivisti short è cercare delle situazioni straordinarie, ma nascoste, che implicano un comportamento manageriale scorretto, una frode contabile, dei prodotti pericolosi per il pubblico in vendita sul mercato, attribuibili a società quotate di dimensione adeguata. Una volta individuata una situazione di questo tipo i manager dei fondi ribassisti fanno una verifica a tavolino per confermare o smentire le indicazioni emerse dalla prima analisi. […]
Buona parte delle spese è destinata agli studi legali: stuoli di avvocati verificano che le indagini in corso siano coerenti con la legislazione vigente, che varia da Paese a Paese e si presta a diverse interpretazioni. E quando il lavoro è giunto al termine si acquista la posizione "short" sul titolo e poi si rende pubblico il rapporto nella maniera più capillare possibile, soprattutto attraverso i social network.
A quel punto spetta al mercato e agli investitori decidere chi ha ragione. Se il titolo crolla, come spesso è accaduto, allora è possibile che il fondo ribassista chiuda la sua posizione e porti a casa il guadagno. Un comportamento che ha messo in allarme le autorità di regolazione che hanno avviato indagini sugli stessi fondi "short", come Muddy Waters, ma che finora non ha comportato conseguenze.
Mentre i gestori dei fondi, come Block, Anderson e Grego difendono la funzione sociale della loro attività che permette di togliere le mele marce dal mercato allineando i prezzi ai valori reali e fungendo da deterrente per truffatori futuri.
2 – IL DAVIDE DELL'UPPER WEST SIDE CONTRO IL GIGANTE INDIANO
Mario Platero per “la Repubblica – Affari & Finanza”
La forza del mercato è in un giovane di 37 anni che vive in un normalissimo appartamento dell'Upper West Side a New York e lavora in un piccolo ufficio con cinque persone a pochi isolati da casa. La targa all'ingresso dice "Hindenburg Research". […]
Il giovane si chiama Nathan Anderson, è cresciuto in un paesino del Connecticut, il padre professore e psicologo, la madre infermiera. Ha studiato alla Connecticut University, ma non avrebbe mai cercato l'ammissione a Yale o a Wesleyan, due dei più prestigiosi atenei privati (tasse 64 mila dollari all'anno contro i 20 mila di CU). Finiti gli studi in International business è andato in Israele e per pagarsi da vivere guidava un'ambulanza. «Mi è servito moltissimo – ha detto – una corsa contro il tempo per salvare una vita. Mi ha insegnato a restare lucido nelle condizioni più difficili».
[…] Da solo, pubblicando uno dei suoi ormai leggendari rapporti Hindenburg, ha messo in ginocchio in meno di una settimana uno degli uomini più ricchi del pianeta, Gautam Adani e il suo gruppo industriale che opera nel settore energetico, nelle grandi infrastrutture e nella logistica. […]
Il fondatore e proprietario, Gautam Adani, è della stessa regione del Primo ministro indiano Narendra Modi, gli è molto vicino com'è vicino a un po' tutta la nomenclatura indiana. Lo scorso novembre il suo gruppo capitalizzava in Borsa 280 miliardi di dollari, superando Tata. Adani personalmente aveva scavalcato Jeff Bezos come uomo più ricco del mondo.
Il rapporto di Anderson, due anni di ricerca dettagliatissima, è stato pubblicato il 24 gennaio scorso con un titolo aggressivo: "Gruppo Adani: come il terzo uomo più ricco del mondo ha organizzato la più colossale truffa nella storia". Nel rapporto si denunciano gravi irregolarità contabili, falsi, manipolazioni dei prezzi di Borsa usando una complessa rete di sussidiarie estere. In pochi giorni il gruppo indiano ha perso 100 miliardi di capitalizzazione e Adani 50.
A nulla sono valse 413 pagine di risposta: «È un attacco motivato politicamente per colpire l'India moderna», ha scritto fra le altre cose, senza rispondere alle 80 domande di Anderson. Fino a venerdì il gruppo indiano continuava a perdere e l'agenzia di controllo di Borsa indiana ha finalmente aperto un'inchiesta. Forse per ignoranza o forse per provocare, Adani ha commesso un errore, ha scritto nell'introduzione che Nathan e i suoi sono i "Madoffs di Manhattan". […]
Da quando ha cominciato, Nathan di denunce ne ha fatte una ventina. La più nota è l'attacco fatale contro Nikola Group, azienda che prometteva una rivoluzione nei trasporti con i suoi nuovi camion. Aveva persino convinto Gm a investire un miliardo di dollari.
Dopo un video dimostrativo con un meraviglioso prototipo di camion in corsa, Nathan scopri che in realtà il camion era senza motore ed era stato ripreso in discesa da una collina. Il fondatore Trevor Milton fu condannato per truffa e il titolo, che aveva toccato un massimo di 34 miliardi senza un ricavo, ne perse 32 in poco tempo.
La domanda legittima è se oltre a denunciare Anderson guadagna. Certo che sì, vende short il titolo che attacca, poi pubblica il suo rapporto e se ha ragione e il mercato reagisce accumula profitti soddisfacenti. […]