Estratto dell’articolo di Stefania Maurizi per “il Fatto quotidiano”
In che modo il governo proteggerà i dati più sensibili degli italiani, quelli telefonici e internet, se la rete fissa di Tim e la Sparkle - la società di Tim che gestisce una grande rete di cavi sottomarini a fibra ottica - verranno acquisite (al 65%) dal fondo di investimento americano KKR?
Da mesi nei media nazionali e internazionali si parla della vendita della rete Tim, eppure è buio assoluto su come verranno protetti alcuni tra i dati più strettamente personali dei cittadini italiani: le nostre conversazioni telefoniche, le nostre chat, i messaggi, e i nostri dati di navigazione internet.
Il Fatto ha posto questa domanda all’azienda Tim, al fondo KKR, al ministero dell’Economia e delle Finanze, guidato da Giancarlo Giorgetti, e all’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Nessuno ha fornito una risposta nel merito.
[…] Le aziende di telefonia custodiscono una quantità monstre di dati eccezionalmente privati: tutte le nostre conversazioni, i metadati telefonici - ovvero chi ha chiamato chi, da dove, per quanti minuti - i dati della navigazione internet, che possono sembrare poco importanti, ma che invece sono estremamente rivelatori di chi siamo, quali sono i nostri interessi, le nostre paure e ossessioni.
È per via di questi dati che, da sempre, le aziende di telefonia sono centro dell’interesse e dell’azione di forze di polizia e servizi segreti, che puntano ad accedere a queste informazioni con intercettazioni legali o, a volte, anche illegali.
Nel 2013, i file top secret di Edward Snowden hanno permesso di rivelare i programmi di sorveglianza di massa dell’americana National Security Agency (Nsa), […]. L’11 settembre è stato usato come il pretesto per mettere in piedi un programma orwelliano di sorveglianza senza precedenti. Ma anche prima dell’attacco alle Torri Gemelle le aziende di telefonia erano al centro di grandi pressioni da parte della Nsa […].
[…] Se l’operazione di vendita della rete fissa di Tim e della Sparkle dovesse andare in porto, in che modo le informazioni più private degli italiani potranno essere protette dallo spionaggio della Nsa? C’è una notevole differenza tra Stati Uniti e Europa, quando si parla di protezione di dati.
Negli Usa, per esempio, non esistono strumenti come il regolamento europeo Gdpr. Questa differenza tra le due sponde dell’Atlantico è all’origine della difficoltà di arrivare a un accordo soddisfacente sul trasferimento dei dati personali dal suolo europeo a quello americano.
[…] Il Fatto Quotidiano ha provato a chiedere tanto a Tim quanto a KKR in che modo possano garantire la protezione dei dati telefonici e internet degli italiani, se Tim verrà venduta. Né Tim né KKR hanno voluto rispondere. Il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti, invece, ha risposto in modo evasivo, facendo riferimento al Memorandum of Understanding appena firmato con KKR e che, secondo il ministero, “prevede un ruolo decisivo del governo nella protezione degli interessi strategici dell’Italia”.
I dati degli italiani sono considerati anch’essi un interesse strategico dal governo? L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, invece, ci ha risposto di ritenere la questione “rilevante” e che “approfondirà”. In molti minimizzano il problema dicendo che l’operazione di vendita comporterebbe il passaggio dell’infrastruttura a un fondo americano, ma l’azienda che gestirebbe l’infrastruttura rimarrebbe italiana: quindi i dati rimarrebbero protetti dalle leggi italiane ed europee.
Abbiamo interpellato l’americano Bruce Schneier, che il settimanale Economist ha ribattezzato “il guru della sicurezza”. Schneier ci ha risposto: “La ragione di essere della crittografia è risolvere il problema dello spionaggio delle comunicazioni. Se i dati sono criptati correttamente, non importa chi controlla il cammino su cui viaggiano”.
Il Fatto ha anche interpellato il ricercatore e giornalista americano Jacob Appelbaum, che sul settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato lo spionaggio del telefonino della cancelliera tedesca Angela Merkel.
“Ci sono rischi di vario tipo: legali, politici e tecnici”, ci spiega Appelbaum, chiedendosi: “I proprietari dell’infrastruttura telefonica e internet saranno soggetti alle leggi e ai regolamenti americani sulle intercettazioni? Se sì, come assicureranno che quei regolamenti non verranno usati per compromettere (la sicurezza, ndr) dell’infrastruttura? E se no, quali regolamenti si applicheranno?”.
Appelbaum spiega che i proprietari e gli operatori delle infrastrutture di telecomunicazioni hanno un immenso potere: “L’architettura di queste reti e sistemi si presta ad abusi che sono stati riportati da giornalisti, inclusi quelli italiani. Il rischio di abuso include sia gli insider, che hanno un accesso speciale (all’infrastruttura, ndr), sia gli outsider che possono usare mezzi surrettizi per accedervi. Se non ci sono processi chiari, trasparenti e verificabili, come si può verificare come questo potere verrà usato?”.