- TRUMP BASTONA LA CINA MA SOSPENDE I DAZI PER L'EUROPA
Claudio Salvalaggio per l’ANSA
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Donald Trump grazia per ora l'Europa ed altri Paesi alleati degli Usa sospendendo temporaneamente i dazi sull'import di acciaio ed alluminio che avrebbero dovuto entrare in vigore domani. Ma non risparmia Pechino, bastonandola anche con un pacchetto di ulteriori dazi e sanzioni per 60 miliardi di dollari su vari prodotti, dall'aerospaziale ai macchinari, e con una restrizione degli investimenti cinesi nel settore tecnologico americano.
E' la punizione per i suoi "furti" di segreti tecnologici e commerciali statunitensi e per le sue politiche restrittive o sleali nei confronti delle aziende a stelle e strisce. L'Ue tira un prudente sospiro di sollievo e dimostra la sua forza quando è unita, anche se ora deve affrontare il tavolo del negoziato con Washington. La Cina invece ha già promesso di reagire, probabilmente colpendo i prodotti agricoli made in Usa, alimentando così una guerra commerciale che sta deprimendo i mercati: Wall Street è precipitata con il Dow Jones che ha lasciato sul terreno il 3%, mentre il presidente della Bce Mario Draghi ha avvertito sui rischi dei venti protezionistici per la crescita.
Trump sembra comunque uscirne vincitore su tutti, costringendo il mondo a trattare con l'America e a ridiscutere le storture del globalismo. Bruxelles è riuscita a strappare una momentanea esenzione dai dazi dopo un lungo braccio di ferro e febbrili negoziati tra le due sponde dell'Atlantico, con minacce di ritorsioni e un ruolo di primo piano del presidente francese Emmanuel Macron, il leader europeo con cui Trump ha più chimica. Nell'ultimo giorno utile, nel Vecchio continente si erano alternate vaghe speranze e ultimi appelli.
L'annuncio è stato dato quasi in sordina dal rappresentante Usa per il Commercio internazionale Robert Lighthizer, che durante un'audizione parlamentare ha fornito la lista degli alleati ai quali gli Stati Uniti per il momento non applicheranno i dazi: oltre a Messico, Canada ed Australia, già anticipati nei giorni scorsi, Europa, Brasile, Argentina e Corea del Sud. Spicca l'assenza dell'India. Poi Trump ha confermato che gli Usa "hanno appena cominciato i negoziati con la Ue per abbassare le barriere commerciali".
"La cosa positiva" nella vicenda dei dazi Usa "è che l'Ue ha riaffermato la sua unità, la Commissione Ue ha risposto con una voce sola e in modo rapido, e io come altri leader europei ho avuto diverse discussioni con il presidente Trump", ha commentato Macron, pur invitando ad attendere l'annuncio ufficiale specifico. Prudente anche il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, che nella prima giornata del vertice dei leader europei a Bruxelles ha detto di restare in attesa di una decisione formale americana. Ma la direzione sembra segnata e il mondo imprenditoriale europeo già esulta.
La Cina invece è stata messa all'angolo nonostante gli sforzi sul dossier nordcoreano, in cambio dei quali il tycoon aveva promesso di astenersi dai dazi. Trump ha cominciato dicendo che vede Pechino come "un amico" e che ha un "grandissimo rispetto per il presidente Xi", ma poi ha accusato il Dragone di essere coinvolto in un "enorme furto di proprietà intellettuale" e di praticare misure restrittive verso le società Usa, costringendole a cedere il know how o facendo shopping in settori strategici chiave, come emerso da un'indagine dello stesso Lighthizer in base al Trade act del 1974.
Comportamenti che fanno perdere "centinaia di miliardi di dollari alle nostre aziende" e "migliaia di posti di lavoro", influendo negativamente su un deficit commerciale di 800 miliardi di dollari, di cui 500 rappresentati dalla Cina. Ecco quindi dazi e sanzioni, che colpiranno circa 100 categorie merceologiche, dalle calzature all'elettronica.
In particolare l'amministrazione Trump proporrà di aumentare del 25% le tariffe su certi prodotti che sono sostenuti da Pechino con politiche industriali ritenute scorrette: i settori interessati includono l'aerospaziale, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché i macchinari. Giro di vite anche sugli investimenti finanziari cinesi nella tecnologia Usa. Si tratta del provvedimento più aggressivo preso finora dal tycoon contro la Cina. "Questo è il numero uno. Ma è il primo di molti", ha ammonito. Gli alleati sono avvisati.
- DAZI: CINA RISPONDE A TRUMP, 128 PRODOTTI IN MIRINO
(ANSA) - La Cina risponde agli Usa mettendo nel mirino 128 prodotti americani per un totale di 3 miliardi di dollari nel caso non maturi un accordo con Washington dopo l'annuncio fatto dal presidente Donald Trump sui nuovi dazi che colpiscono l'import di beni cinesi.
Il ministero del Commercio, auspicando un passo indietro degli Usa per evitare di colpire "seriamente" i rapporti bilaterali e l'interscambio globale, ha spiegato in una nota che le misure all'import di prodotti Usa potrebbero essere adottate in due gruppi in mancanza di accordo, preannunciando l'ipotesi di ricorso ad azioni legali in linea con le norme del Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio. Pechino "sollecita gli Usa a risolvere le preoccupazioni cinesi il prima possibile", si legge nel comunicato postato sul sito del ministero che non fissa scadenze, ma si appella al ricorso al dialogo.
Tra i prodotti Usa nel mirino, ad esempio, ci sono carne di maiale, frutta, tubi di acciaio, scarti in alluminio, vino ed etanolo, il cui valore è stimato in circa 3 miliardi di dollari complessivi nei valori del 2017. I beni sarebbero divisi in due gruppi di cui uno sottoposto a dazi del 15%, alla stessa percentuale fissata dagli Usa sull'import di alluminio, e un secondo destinatario invece di un'aliquota al 25%, come nel caso delle misure Usa per l'acciaio.
L'approccio di Pechino resta tuttavia molto morbido, ma in caso di inasprimento dei rapporti, l'attenzione si potrebbe spostare maggiormente sul settore agricolo, la prima voce dell'export Usa verso la Cina: nel 2016 gli Usa hanno spedito semi di soia verso la Cina per 14,2 miliardi di dollari.
- DAZI: MAY, ORA CON UE OTTENERE ESENZIONE PERMANENTE
(ANSA) - "Abbiamo lavorato duro per un'esenzione temporanea dell'Ue dai dazi Usa che abbiamo ottenuto, stamattina discuteremo di come poter assicurare un'esenzione permanente e quindi di quali saranno i prossimi passi da fare". Così la premier britannica Theresa May al suo arrivo alla sessione di lavoro sui dazi del vertice Ue a 28 che è stata spostata a stamattina. "Vogliamo assicurare ai nostri lavoratori della siderurgia il loro posto di lavoro", ha aggiunto