CON DRAGHI OUT, LA RETE UNICA VA KO? – IL TITOLO DI TIM IERI È CROLLATO IN BORSA: IL MERCATO TEME CHE SENZA LA SPINTA DEL GOVERNO DI “MARIOPIO”, IL DOSSIER FINISCA IN SOFFITTA. NON È DETTO, DI SICURO IL DOSSIER SI COMPLICA NON POCO - INTANTO VIVENDI NE APPROFITTA PER ALZARE ANCORA IL PREZZO: I FRANCESI SI ASPETTEREBBERO UNA VALUTAZIONE DI NETCO (LA SOCIETÀ DELLA RETE DI TELECOM) TRA 31 E 34 MILIARDI. CIOÈ SUPERIORE AL VALORE DELL’INTERA TIM…

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Sara Bennewitz per “la Repubblica”

 

PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA

La crisi di governo manda a tappeto le azioni di Telecom Italia (-4,55%) che aggiornano il nuovo minimo a 0,22 euro, e poi a mercati chiusi è arrivata la bocciatura sulla qualità del debito di Moody' s (che scivola a B1 da Ba3).

 

Il mercato ieri scommetteva che senza la spinta alla digitalizzazione imposta dal Pnrr di Mario Draghi e del ministro dell'innovazione Vittorio Colao, il progetto di una rete unica andrà in soffitta. Tanto più che il deputato di Fratelli D'Italia Alessio Butti, l'esperto di telefonia del partito di Giorgia Meloni, da tempo si oppone al fatto che la Cassa Depositi e Prestiti - azionista sia di Open Fiber (60%) sia di Tim (9,9%) - investa nuove risorse pubbliche per fare " un regalo" agli investitori.

 

DARIO SCANNAPIECO DARIO SCANNAPIECO

In ambienti vicini alla Cdp regna la calma, gli advisor stanno studiando l'operazione e, governo o meno, si lavora per presentare un'offerta non vincolante a fine agosto, con l'obiettivo che questa riceva il gradimento del cda di Tim, per poi negoziare i dettagli di quella vincolante entro il 31 ottobre. In proposito, fonti finanziarie riferiscono che, attraverso il suo advisor Rothschild, Vivendi avrebbe fatto arrivare all'attenzione del cda guidato da Pietro Labriola una nuova valutazione della rete. Interpellate, Tim e Vivendi hanno preferito non commentare.

 

vincent bollore vincent bollore

Il colosso francese -primo socio di Tim con il 24% - aveva lasciato intendere di aspettarsi una valutazione di 31 miliardi e avrebbe chiesto a un esperto indipendente di fare una stima della Netco alla luce del piano di Labriola dello scorso 7 luglio: da quest' analisi, che è stata invita a tutto il board di Tim, emerge una valutazione compresa tra 31 e 34 miliardi, superiore sia a quanto stimato dagli analisti (17-21 miliardi) sia dagli advisor indipendenti della stessa Tim (25 miliardi).

 

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Secondo Banca Imi, i tempi della rete unica nella migliore delle ipotesi ora si allungheranno, senza contare che il progetto deve sempre avere l'ok dell'Antitrust Ue (altri 12-18 mesi), che potrebbe imporre dei correttivi tali da far diminuire il valore del progetto. Gli analisti sono però concordi nel dire che Open Fiber è il soggetto che può offrire la valutazione più alta, perché è quello che ha più sinergie da estrarre dalla fusione con la Netco di Tim. Se invece il partner dell'operazione fosse un soggetto finanziario, la convenienza sarebbe minore per mancanza di sinergie, ma non ci sarebbe un rischio antitrust.

Macquarie Macquarie

 

Anche la posizione di Kkr e di Macquarie, che insieme a Cdp e Open Fiber hanno firmato la lettera d'intenti per la rete unica, hanno visioni differenti. Il fondo Usa, socio al 37,5% della rete secondaria di Tim, ha una sua valutazione dell'intera Netco, e a un determinato prezzo e con una determinata governance è disposto a investire al fianco di Open Fiber, scambiando la sua quota in Fibercop in una quota della rete unica.

 

Se la valutazione fosse molto alta, Kkr prosaicamente sarebbe più incline a passare all'incasso. Nel 2020 Kkr ha valutato Fibercop 7,9 miliardi e male che vada può far conto già su un'interessante plusvalenza dato che, dopo gli investimenti fatti in questi mesi, la rete secondaria è stata già valutata almeno 10 miliardi.

 

Il caso è diverso per Macquarie, che nel 2021 ha rilevato il 40% di Open fiber al fianco di Cdp: il fondo australiano vede interessanti opportunità nella rete unica a cominciare da sinergie stimate in poco meno di 5 miliardi di euro.

PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA

 

Senza una guida politica, tuttavia, mettere attorno al tavolo da un lato Cdp, Open Fiber e Macquarie e dall'altro Tim, Kkr e Vivendi si fa sempre più complicato. Anche perché ammesso e non concesso che si trovi una governance condivisa e si superi il vaglio dell'antitrust Ue, sarà difficile trovare un prezzo e un punto di equilibrio che accontenti tutti.

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