Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per www.corriere.it
xi jinping joe biden al g20 di bali 3
Potrebbe essere una cena con i capitani d’industria americani il momento centrale del viaggio di Xi Jinping a San Francisco dal 14 al 17 novembre. L’obiettivo del vertice con Joe Biden […] per il leader cinese è anzitutto recuperare la fiducia degli investitori statunitensi.
È stato calcolato che negli ultimi sei trimestri le imprese straniere abbiano ritirato 160 miliardi di dollari guadagnati sul mercato cinese […] E per la prima volta da un quarto di secolo, la Safe (Amministrazione statale cinese dei cambi) ha registrato nel terzo trimestre del 2023 un passivo negli investimenti esteri diretti per 11,8 miliardi di dollari. Per questo gli sherpa cinesi […] hanno lavorato alla preparazione del vertice di San Francisco […]
[…] a San Francisco, contemporaneamente al vertice dei governanti dei Paesi Apec (Asia Pacifico) dominato dal vertice Biden-Xi, si sono dati appuntamento centinaia di dirigenti di aziende americane. Ci saranno tutti i ceo delle multinazionali che fanno affari in Oriente, da Microsoft a Pfizer e ExxonMobil. E nell’invito per la serata di gala è annunciata la partecipazione di un «senior chinese official and his ministerial delegation». Manca il nome, ma il prezzo del biglietto è notevole: per 40 mila dollari le aziende possono riservare un tavolo per otto dirigenti che dà diritto a un posto in più al centro della scena, dove cenerà l’«alto funzionario» di Pechino.
Per quella cifra, offrire meno di un contatto ravvicinato con Xi Jinping sembrerebbe esoso. Di qui la grande attesa per l’ospite misterioso che secondo il cartoncino d’invito diffuso online «pronuncerà un importante discorso».
Che cosa potrebbe dire il segretario generale comunista? Il mese scorso Xi ha preparato il terreno con una lettera fatta leggere dal suo ambasciatore al galà di New York del National Committee on US-China Relations. Il messaggio invocava «reciproco rispetto», «coesistenza pacifica», «cooperazione doppiamente vincente per entrambe le parti» e concludeva che riuscire a far andare d’accordo le due superpotenze è cruciale per il mondo. Ma la realtà è diversa.
Un sondaggio dello US-China Business Council ha rilevato che il 34 per cento dei suoi membri hanno fermato o ridotto nel 2023 gli investimenti programmati l’anno scorso. Le imprese americane sono state scoraggiate dal nuovo intervento del partito comunista nel mercato e intimorite dall’ultima legislazione anti-spionaggio che ha scatenato gli agenti della sicurezza statale: a marzo sono stati arrestati cinque dipendenti cinesi della sede pechinese di Mintz Group, specializzata in due diligence; ad aprile sono stati perquisiti gli uffici di Bain & Company a Shanghai, società di consulenza strategica; a maggio stesso trattamento per Capvision.
La tv di Pechino in un servizio sui raid della polizia ha suonato il tamburo di guerra, sostenendo che gli americani cercano di rubare intelligence su industrie chiave del sistema produttivo cinese, dati finanziari, sull’energia, anche sulla sanità, il tutto in base al «noto piano di contenimento e soffocamento dell’ascesa cinese». A inizio novembre si è ritirata dalla Cina la Gallup, famosa per i suoi sondaggi di opinione. Una cena da 40 mila dollari e un bel discorso potranno far cambiare opinione alla comunità degli affari americana?