Brian Arnoldi per https://tech.everyeye.it/
Elon Musk ci ha ormai abituati alle sue "sparate" a metà tra genio e follia. Solo quale giorno fa, per esempio, Musk ha elogiato il robot Tesla Optimus, spiegando che potrebbe rivoluzionare l'intera economia globale. Oggi, però, il miliardario ha rilasciato una controversa intervista alla stampa cinese.
Diciamo "controversa" non tanto per le dichiarazioni del miliardario in sé, ma per il polverone suscitato negli Stati Uniti dal fatto che Musk abbia parlato con un giornale di Stato cinese, più nello specifico con una rivista diretta e edita dall'agenzia di controllo e censura sul web di Pechino. A parlare dell'intervista, tradotta in inglese dall'agenzia stampa cinese Xinhua, sono già stati siti web del calibro di The Verge e del Wall Street Journal.
L'intervista di Musk è stata pubblicata nell'edizione di luglio di China Cyberspace, periodico diretto dalla Cyberspace Administration of China (CAC), che, tra le altre cose, si occupa di creare e far rispettare le politiche di Pechino relative all'accesso ad internet, alla pubblicazione di contenuti in rete e, più in generale, alla sicurezza sul web.
Secondo China Media Project, China Cyberspace sarebbe una sorta di "bollettino ufficiale" della CAC, che spesso comprende anche annunci di nuove regole e restrizioni, nonché ricerche sulla politica digitale nazionale.
Lo stesso Musk ha spiegato di essere stato invitato a parlare con la testata per condividere i suoi "pensieri sulla visione per la tecnologia e l'uomo nel futuro": per questo, l'intervista si è focalizzata sugli sforzi di compagnie come Tesla, SpaceX e Neuralink, che secondo lo stesso Musk potrebbero "aiutare a garantire un futuro migliore per l'umanità".
Nell'intervista, il miliardario è tornato sui temi che gli sono particolarmente cari e che considera gli obiettivi della sua stessa vita, come la "creazione di una città auto-sostenibile su Marte" e l'"integrazione tra l'uomo e l'Intelligenza Artificiale". In molti hanno comunque criticato Musk per aver concesso un'intervista ad un'agenzia governativa che contrasta con la sua politica di totale difesa della libertà di parola: lo scorso anno, infatti, la CAC aveva promosso un'app per segnalare commenti anti-PCC sul web e sui social network direttamente alle autorità di Pechino.
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