Michele Arnese e Marco Dell'Aguzzo per www.startmag.it
Mosse e giravolte in vista dell’assemblea dei soci di Enel prevista per il 10 maggio: ecco che cosa sta succedendo.
Per rassicurare gli investitori preoccupati dal ricambio dei dirigenti in Enel, il ministero dell’Economia e delle finanze – che ne è il maggiore azionista con il 23,6 per cento – ha garantito che la società proseguirà nella sua strategia sull’energia rinnovabile e sulla dismissione degli asset per ridurre il debito e garantire i dividendi.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Lo hanno detto due fonti anonime all’agenzia Reuters, che ricorda come il prossimo 10 maggio gli azionisti di Enel voteranno il nuovo consiglio di amministrazione. Il governo di Giorgia Meloni, attraverso il ministero dell’Economia retto da Giancarlo Giorgetti (Lega), ha proposto i nomi di Flavio Cattaneo (già Italo e Terna) come nuovo amministratore delegato e di Paolo Scaroni (già Enel ed Eni) come nuovo presidente.
Inoltre, come scritto da Repubblica nel fine settimana, il Mef si avvarrà della società di consulenza Morrow Sodali per “spiegare ai soci internazionali dell’Enel che la lista per le nomine del cda, con Flavio Cattaneo ad e Paolo Scaroni presidente, è in linea con le procedure”, per rintuzzare appunto l’offensiva di Covalis.
Ma, dalle ultime parole che arrivano da esponenti del fondo, pare che in Covalis si stia modificando la postura.
Ecco tutti i dettagli.
COVALIS CONTESTA LA LISTA DEL GOVERNO (CHE NON VUOLE SCENDERE A COMPROMESSI)
Le nomine governative sono state contestate fin da subito dal fondo britannico Covalis Capital, investitore di lunga data con una quota di circa l’1%, che ha criticato l'”opacità” della procedura e proposto una lista alternativa, capeggiata dal banchiere di lungo e apprezzato corso Marco Mazzucchelli. Ne fanno parte anche Francesco Galietti, Monique Sasson, Leilani Latimer, Paulina Beato e Daniel Lacalle.
CHI APPOGGIA (PIÙ O MENO) IL GOVERNO MELONI SU ENEL
Stando alle fonti di Reuters, il governo non è disposto a scendere a compromessi sulla lista per Enel. Dalla sua parte – ma non del tutto – si è schierato l’Institutional Shareholder Services, un’azienda di consulenza che si rivolge proprio ai fondi che investono in tante aziende diverse.
In un rapporto, infatti, l’ISS ha consigliato agli azionisti di Enel di votare i nomi del Mef, ovvero Cattaneo e Scaroni. Ha anche espresso un parere favorevole alla lista di Assogestioni (l’associazione italiana delle società di gestione del risparmio), che non ha candidati per le posizioni di amministratore delegato e di presidente: ne fanno parte Mario Corsi, Dario Frigerio e Alessandra Stabilini.
Al di là del giudizio positivo su Scaroni, l’ISS ha tuttavia espresso dei dubbi sugli altri quattro nomi presenti nella lista del governo, considerati inesperti: ovvero i consiglieri Johanna Arbib Perugia, Olga Cuccurullo, Fiammetta Salmoni e Alessandro Zehentner.
MA COVALIS CRITICA IL GOVERNO O ASSOGESTIONI?
Su La Verità si legge che il fondo Covalis non sarebbe critico verso il governo, ma piuttosto verso l’indecisionismo di Assogestioni, che non ha presentato un candidato indipendente per la presidenza di Enel. Covalis aveva però denunciato la presunta “opacità del processo” delle nomine, prima di raffreddare un po’ i toni: in un’intervista a Repubblica il capo del fondo, Zach Mecelis, ha garantito di non avere “alcuna intenzione di scalare l’azienda. Siamo qui per dialogare”.
LE PRIME GIRAVOLTE DI COVALIS
Insomma, prima il fondo con sede alle Cayman ha di fatto bistrattato il governo Meloni e il Mef per “l’opacità del processo” che condotto alla lista. Ma ha presentato una lista senza un’espressa indicazione per l’amministratore delegato (quindi de facto non criticando la scelta del ministero, caduta su Flavio Cattaneo). E candidando alla presidenza, come alternativa a Scaroni, il banchiere Mazzucchelli, primo della lista targata Covalis.
Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg
Su questo punto, i giornali si sono spremuti per giorni e giorni a interpretare la mossa del fondo britannico: perché non vogliono Scaroni? Perché è legato al mondo del gas e del petrolio e non a quello delle rinnovabili, dove Enel con Francesco Starace è diventato un campione mondiale e dove investe Covalis? Oppure perché Scaroni è legato all’era berlusconiana e al rapporto con Vladimir Putin e Gazprom, quando era all’Eni?
Resta un punto fermo, come sentenziato da Mecelis, capo del fondo Covalis, a Repubblica il 17 aprile: “Su Enel poca chiarezza vogliamo un altro presidente”. Sul rapporto con il governo Meloni, dopo la prima sparata sulla “opacità”, Mecelis, ha fatto una prima retromarcia parlando con il quotidiano Gedi (non proprio il giornale più adatto per lanciare un messaggio distensivo verso l’esecutivo di centrodestra): la nostra lista “non è un atto ostile”, “non siamo contro nessuno”.
LE PAROLE DI LACALLE
Attenzione, però: le giravolte non sono finite.
Infatti l’economista spagnolo Daniel Lacalle, presente nella lista di Covalis per Enel, ha spiegato ieri al quotidiano La Verità che “la nostra proposta di un consiglio di amministrazione indipendente non riguarda gli individui, ma la democrazia degli azionisti e la fiducia degli investitori.
Non c’è alcun problema di personalità. Come investitore ho incontrato più volte il signor Scaroni, stimato professionista come dirigente del settore petrolifero e del gas e banchiere […]. Credo che la decisione di nominare i vertici di un’azienda globale con una portata internazionale come Enel debba tenere conto del parere di tutti gli azionisti e degli investitori internazionali in modo trasparente e aperto”.
Insomma, contrordine, cari investitori: non solo Cattaneo, ma anche Scaroni ci va benone. Quale sarà la prossima piroetta?
PAOLO SCARONI - SILVIO BERLUSCONI - ALEXEY MILLER - VLADIMIR PUTIN