Valentina Iorio per www.corriere.it
L’Opec+ ha deciso di tagliare la produzione di petrolio di 2 milioni barili al giorno come proposto dal comitato tecnico del cartello. Vale a dire il doppio di quanto preannunciato nei giorni scorsi, quando era stato ipotizzato un taglio di un milione di barili. La decisione è una mossa della Russia per mettere in difficoltà gli Stati Uniti e l’Occidente, secondo il Wall Street Journal.
É quindi fallito il tentativo dell’amministrazione Biden di fare pressione sui produttori mediorientali per spingerli a non ridurre le quote di produzione, mentre è in corso una crisi energetica con il rischio di recessione. I principali consiglieri economici e di politica estera del presidente americano avrebbero tentato di fare pressioni sugli alleati mediorientali, compresi Kuwait, Arabia Saudita e Emirati arabi, per giorni affinché votassero contro il taglio della produzione.
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Nelle discussioni tra la Casa Bianca e il dipartimento del Tesoro, secondo la Cnn, il taglio della produzione di petrolio era vista come un «disastro totale», che sarebbe stato considerato un «atto ostile». La decisione è quindi uno schiaffo alla presidenza Biden. Non si è fatta attendere la reazione della Casa Bianca: «il presidente è deluso dalla miope decisione dell’Opec+ di tagliare le quote di produzione mentre l’economia mondiale fa i conti con l’impatto negativo dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin», si legge in una nota.
Mosca: stop petrolio a chi impone il «price cap»
Il quotidiano statunitense avverte che la diminuzione dell’offerta potrebbe comportare un aumento delle quotazioni a livello globale e aiutare la Russia, grande esportatore di petrolio, a pagare la sua guerra in Ucraina. La decisione potrebbe minare anche il piano del G7 di fissare un tetto al prezzo petrolio russo sul mercato globale. Il 28 settembre la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’ottavo pacchetto di sanzioni, che comprendeva l’introduzione di un «price cap» sul petrolio russo per i paesi terzi, come concordato a inizio settembre nell’ambio del G7. A questo proposito Mosca fa sapere che smetterà di fornire petrolio ai Paesi che stanno imponendo il price cap. Lo ha annunciato il vice premier russo Aleksandr Novak, secondo quanto riferisce la Tass.
Maggior taglio da aprile 2020
Il taglio alla produzione è il maggiore dall’aprile 2020 e va nella direzione di mantenere i prezzi alti. I membri dell’Opec+ hanno detto che le decisioni prese devono essere lette come una risposta tecnica a un’economia globale in declino, in particolare in Cina, dove le restrizioni legate al Covid-19 hanno danneggiato la domanda di petrolio. Al di là di quelle che sono le motivazioni ufficiali, gli analisti concordano sul fatto che la mossa del cartello è un regalo a Mosca.
Gli effetti sulle Borse
La decisione dell’Opec manda in rosso le Borse europee (qui le quotazioni in tempo reale dei mercati azionari). Milano, che in mattinata era la peggiore, torna a perdere il 2,2% con lo spread tra Btp e Bund sopra i 242 punti e il rendimento del decennale italiano al 4,4%. Tra le altre Piazze Francoforte lascia sul terreno l’1,5%, Parigi l’1% e Londra lo 0,86%. Il petrolio oscilla sulla parità con il Wti poco sopra 86 dollari e il Brent sotto i 92 dollari al barile. Risale la tensione anche sui titoli di Stato, soprattutto quelli italiani (spread Btp-Bund a 237 punti e rendimento del decennale italiano in aumento al 4,3%), alla viglia del meeting di politica non monetaria della Bce.
joe biden parte da tel aviv in direzione gedda joe biden arriva a gedda
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