Luigi Ferrarella per il ''Corriere della Sera''
Epidemia di conflitti di interesse ai vertici di Eni. La svelano le mail depositate ieri dai pm al Tribunale del riesame sulla «Wnr World Natural Resources» di diritto britannico, a cui nel 2013-2015 la congolese Aogc (schermo del dittatore N' Guesso) cedette il 23% dei diritti di esplorazione «Marine XI» non trattati da Eni proprio per i dubbi su Aogc. Le mail dicono che Wnr - tramite Maria «Marinù» Paduano, poi dirigente Eni - era dell' allora capo di Eni in Africa, Roberto Casula (oggi imputato nell' altro processo su tangenti Eni in Nigeria). Il 27 novembre 2011 Casula scriveva a un legale: «Marinù ha ricevuto da noi pieno mandato per rappresentarci...io non comparirò formalmente».
«Non fare menzione del fatto che sono un prestanome», scriveva il 21 dicembre Paduano a un legale, che ora alla GdF conferma: «Marinù mi disse che era solo una prestanome (...) così le aveva chiesto Casula».
Con Paduano l' altro volto della Wnr era Alexander Haly: cioè proprio il monegasco che con la moglie dell' allora capo esplorazioni Eni e attuale amministratore delegato Claudio Descalzi, la principessa congolese Marie Madeleine Ingoba, era azionista della Cardon, società lussemburghese controllante (dietro trust neozelandesi a Cipro) sei società fornitrici di servizi navali a Eni per 300 milioni nel 2007-2018.
Il 23 agosto 2012 alla moglie subentrò la figlia Simone, mentre tutta Cardon fu ceduta ad Haly l' 8 aprile 2014: un mese prima che Descalzi divenisse n.1 Eni.