Estratto dell’articolo di Stefano Lepri per “la Stampa”
Finora, mezzo mondo pensava che i soldi stessero più al sicuro in Svizzera che altrove. Non è così. Proprio dove l'attività bancaria è più specializzata si possono creare rischi più elevati. […] La Svizzera aveva fino a ieri due banche già troppo grandi, ciascuna con attivi superiori al prodotto lordo nazionale. Una delle due, il Crédit Suisse, è entrata in crisi perché perdeva denaro, e si sospetta che l'arroganza delle grandi dimensioni non l'abbia aiutata a risolvere i problemi interni. Ora l'altra banca, l'Ubs, per salvarla la assorbirà, formando un gigante di proporzioni mostruose.
[…] La Svizzera che finora sembrava un fortilizio dell'economia di mercato si spinge addirittura a cambiare le leggi per impedire ciò che il mercato produrrebbe, ossia il fallimento del Crédit Suisse. Ovunque si constata che le banche svolgono un ruolo troppo delicato nelle economie per lasciarle fallire; cosicché alle strette si impiega denaro pubblico, denaro di tutti i contribuenti, per sorreggerle.
In più, le innovazioni finanziarie da loro vantate più che a migliorare i servizi offerti a imprese e cittadini spesso mirano a eludere i controlli delle istituzioni pubbliche di vigilanza. Mentre saranno tutelati i depositi (non è su quelli che piange Sharon Stone), gli azionisti delle banche mal gestite sopporteranno gravi perdite. Questa è la sanzione minima in una economia di mercato; l'interrogativo è se basterà a dissuadere altri banchieri dagli azzardi. I più severi requisiti di capitale imposti dopo il 2008 riducono i costi dei salvataggi, non hanno però garantito la stabilità. […]
credit suisse crollo del titolo in borsa