Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
È stata una discussione lunga e tormentata. E alla fine la Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse per la decima volta consecutiva. Stavolta li ha caricati di un quarto di punto: il costo del denaro schizza così al suo massimo storico dall’introduzione dell’euro e raggiunge il 4% per i depositi e il 4,5% per i rifinanziamenti principali. […] Alcuni governatori, ha aggiunto, «avrebbero voluto aspettare», ma «una solida maggioranza era d’accordo con la decisione presa». […]
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Secondo indiscrezioni, un pugno di governatori avrebbe insistito molto per una pausa. E proprio basandosi su un ragionamento dei tecnici della Bce, che avrebbero previsto «un forte impatto» delle misure restrittive sull’economia che è ancora tutto da venire.
In altre parole, visto che gli effetti dei nove rialzi precedenti non si sono ancora del tutto manifestati, questo il ragionamento delle colombe, e il contesto macroeconomico si sta già rabbuiando in maniera preoccupante, meglio saltare un turno e vedere che effetto faranno i passati rialzi dei tassi su inflazione e crescita, prima di una nuova martellata. […]
Le condizioni di finanziamento si sono inasprite ulteriormente e frenano in misura crescente la domanda, che rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo».
Ma la maggioranza dei banchieri centrali si sarebbe mostrata più preoccupata per gli ultimissimi dati sull’inflazione, che sembra ancora persistente. Nel 2023 raggiungerà il 5,6%, l’anno prossimo il 3,2% e nel 2025 dovrebbe raffreddarsi al 2,1%. E anche Lagarde ha ribadito più volte che l’inflazione resterà «troppo alta e troppo a lungo». I falchi avrebbero dunque spinto per un rialzo, che però potrebbe essere l’ultimo. […]
Certo, gli economisti della Bce hanno visto significativamente al ribasso le proiezioni per la crescita dell’eurozona, che crollerà nell’area dell’euro allo 0,7% nel 2023, per riprendersi fino all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025. Un dato che di solito avrebbe mandato in fibrillazione gli investitori.
Ma i mercati hanno preferito concentrarsi su un passaggio del comunicato di ieri che recitava così: «Il Consiglio direttivo considera che i tassi di interesse abbiano raggiunto un livello che, mantenuto per una durata sufficientemente lunga, darà un contributo sostanziale a un ritorno in tempi ragionevoli dell’inflazione al suo obiettivo», ossia il 2%. E nonostante Lagarde si sia sforzata di puntualizzare che non è detto che il livello record del costo del denaro sia già il picco, qualcuno comincia persino a intravedere un taglio dei tassi all’orizzonte. […]