Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)
Non ha un sito internet attivo. Al civico romano di via Veneto dove dice di avere una rappresentanza italiana non risponde nessuno. Dettagli un po’ strani, per una società belga quotata alla Borsa di Parigi. Anche perché, se si scava un po’, dietro la sede estera si stagliano i contorni di un gruppo di italianissimi finanzieri.
Benvenuti nel mondo di Photonike Capital, la società che da qualche tempo è scesa in campo per rilevare la disastrata Fiera di Roma. Ma ad aggiungere mistero all’inquadramento della Photonike contribuisce anche il fatto che nel giro di qualche mese l’offerta di acquisto fatta arrivare a Roma ha cambiato un bel po’ di contenuti.
Elementi sufficienti a chiedersi cosa si muova dietro questo tentativo di operazione. Il contesto, come ampiamente raccontato da La Notizia (vedi i numeri del 7 e del 10 maggio), è quello di una Fiera in concordato preventivo che rischia il collasso. Così come rischia grosso la società controllante, Investimenti spa, che a sua volta fa capo a Camera di commercio di Roma (58,5%), al Comune di Roma (21,7%), alla Regione Lazio (9,8%) e a Lazio Innova (9,8%), società sempre della Regione.
IL QUADRO
Complessivamente il gruppo è schiacciato da 200 milioni di euro debiti, di cui 177 nei confronti di Unicredit. Situazione incredibile, a 10 anni dall’inaugurazione in pompa magna fatta da Walter Veltroni. Il tentativo disperato che sta facendo Luca Voglino, presidente di Investimenti spa, è di portare a termine la vendita delle aree della vecchia Fiera di Roma, quella sulla Colombo, e di alcuni asset della nuova Fiera, sulla Roma-Fiumicino, nella speranza di incassare 200 milioni con cui rimborsare Unicredit e ridare un po’ di linfa al polo fieristico.
Ma per rendere appetibili ai potenziali compratori le vecchie aree è necessaria la trasmissione alla Regione Lazio di una delibera di valorizzazione del sito, assunta nel luglio 2015 dalla giunta di Ignazio Marino. Il Commissario Francesco Paolo Tronca, però, ritenendo questa trasmissione un atto politico, è ormai orientato a delegare la “patata bollente” al nuovo sindaco.
Per questo Voglino, nell’assemblea di Investimenti spa dello scorso 28 aprile, ha presentato anche un’opzione “B” a dir poco draconiana, per il caso in cui il primo schema dovesse ancora rimanere congelato. Parliamo della vendita in blocco di tutta l’area della nuova Fiera. Sarebbe la fine del sogno fieristico romano, così come venne propagandato da Veltroni nel 2006.
E per Voglino sarebbe anche il modo per placare il pressing di Unicredit. Nell’assemblea del 28 aprile, però, è spuntata una sorpresa finora sfuggita a tutti i radar. Tra i documenti allegati da Voglino c’è proprio la proposta di acquisto di Photonike Capital. Ebbene, la società belga si offre di rilevare il compendio immobiliare denominato nuova Fiera di Roma a un “prezzo di acquisto pari a 1 euro”.
Proprio così: 1 euro. In più aggiunge quello che di fatto è l’accollo del debito che Investimenti spa ha nei confronti di Unicredit, ossia 177 milioni di euro. Ora, si tratta di una proposta molto diversa da quella che Photonike presentò nell’estate del 2015. Allora, per prima cosa, l’intenzione di acquisto era rivolta a tutto il gruppo Investimenti spa, comprensivo della controllata Fiera Roma srl.
In più, oltre all’accollo del debito che superava i 200 milioni, si prevedevano investimenti per 250 milioni, tra consolidamenti della aree, nuove costruzioni e ristrutturazioni. Insomma, sembrava che Photonike fosse disposta a investire circa mezzo miliardo. Contorni oggi nettamente cambiati.
NELLE RETROVIE
Ma chi c’è dietro questa misteriosa società che ha sede nella cittadina belga di Lasne, nemmeno 15 mila abitanti? Il presidente, Fausto Ventriglia, dagli archivi Euronext risulta essere anche azionista di Photonike al 25%. Un altro 25% risulta accreditato alla Small Caps Finance, società lussemburghese che si occupa di accompagnare la piccole imprese in Borsa e che a sua volta fa capo al finanziere Bernardo Ruzziconi e allo stesso Ventriglia.
A completare l’azionariato di Photonike sono poi Claudio Marati, Luciano Minerva e Roberto Moretti, con il 16,6% ciascuno. Insomma, società con sede in Belgio ma con anima italianissima. Quanto all’attività svolta, Photonike comincia occupandosi di fotovoltaico, per poi virare sull’attività di holding di partecipazioni.
Nel mentre arriva anche la quotazione all’Euronext di Parigi. In Italia, prima della “lusinghe” alla Fiera, la società si fa notare per due operazioni: un accordo con Falck Renewables nel campo delle energie rinnovabili e l’acquisizione del controllo della Sandretto, azienda piemontese che produce presse per materiali di plastica. Eppure Photonike, nonostante sia quotata e vanti partecipazioni di un certo peso, non ha un sito internet attivo.
Dei documenti allegati da Voglino per l’assemblea di Investimenti emerge che la società ha una rappresentanza a Roma nella centralissima via Veneto. Ma al civico indicato non c’è traccia della Photonike e gli unici che rispondono al citofono non ne sanno niente. Per questo l’offerta per Fiera di Roma arrivata dal Belgio, ma in realtà molto italiana, fa riflettere.
E soprattutto fa riflettere quell’offerta di accollarsi la sola parte di debiti nei confronti di Unicredit. Un’opzione che chiama in causa una banca che di fatto ha in mano le sorti del polo fieristico romano. E che certo non è esente da responsabilità per il disastro a cui oggi assistiamo dopo 10 anni.