Giuliano Balestreri per “la Stampa”
Nell'ultimo giorno di seduta fino al 13 settembre, la Camera ha approvato la riforma della giustizia tributaria: un provvedimento legato all'attuazione del Pnrr con l'obiettivo di accelerare i tempi e ridurre i contenziosi. Anche perché si tratta di una mole di lavoro enorme. Alla fine dello scorso anno i contenziosi pendenti erano oltre 272 mila, il 21% in meno rispetto al 2020, per un valore di oltre 37 miliardi, mentre le 120 mila controversie presentate nel 2021 hanno un controvalore complessivo di 16,7 miliardi di euro (per una media di 138 mila euro l'una).
Abbastanza perché il ministero dell'Economia e quello della Giustizia, in una nota congiunta, sottolineino come la riforma «contribuisce a sostenere il sistema Paese in termini di competitività e richiamo degli investitori esteri» perché si rende «la giustizia tributaria conforme ai principi del giusto processo». Il provvedimento mira al «miglioramento della qualità delle sentenze tributarie» e alla «riduzione del contenzioso presso la Corte di Cassazione».
Le corti
La riforma cancella le commissioni tributarie che diventano Corti tributarie di primo e secondo grado. I magistrati, quindi, non saranno più onorari, ma è previsto un ruolo autonomo con 576 giudici tributari reclutati attraverso un concorso a cui potranno accedere non solo i laureati in giurisprudenza, ma anche quelli in economia. Una quota ristretta degli attuali giudici togati (100, di cui 50 provenienti dalla magistratura ordinaria e 50 dalle altre ) potranno optare per il definitivo transito nella giurisdizione tributaria.
Giudice monocratico
Salta la collegialità per tutte le cause tributarie: le controversie di valore fino a 3 mila euro, il 39,4% dei contenziosi pendenti, saranno decise da un singolo giudice (un altro 39,4% delle causa aperte vale tra i 3 e i 5 mila euro). Si rafforza, inoltre, il ruolo della conciliazione giudiziale e viene definitivamente superato il divieto di prova testimoniale.
Definizioni più semplici
Per le controversie tributarie pendenti al 15 luglio 2022, non superiori a 100mila euro e per le quali l'Agenzia delle entrate risulta integralmente soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio, è prevista per i contribuenti la possibilità di chiedere, e ottenere, la definizione pagando una percentuale: il 5% per controversie tra 50mila e 100mila euro, 20% per controversie fino a 50mila euro. In generale le controversie che si risolvono favorevolmente ai contribuenti sono circa il 27%.
Cassazione
Viene istituita presso la Corte di cassazione una sezione civile incaricata esclusivamente della trattazione delle controversie in materia tributaria, potenziando quindi il giudizio di legittimità. Al Primo Presidente spetteranno le misure organizzative per stabilizzare gli ordinamenti di legittimità e facilitare una rapida definizione dei procedimenti in corso.
Le reazioni
Il voto di ieri che ha blindato l'attuazione del Recovery plan in piena campagna elettorale si è subito trasformato in materia si scontro politico. Fratelli d'Italia ha fortemente criticato il provvedimento: «Basta con questa giustizia medievale e per sudditi che prevede, oltretutto, l'inversione dell'onere della prova a danno del contribuente. Questa riforma serve per avere il bollino verde dall'Europa, non per dare giustizia a imprese e partite Iva», attacca Andrea Delmastro, responsabile giustizia di Fratelli d'Italia.
Soddisfatta, invece la Lega, che per voce della deputata Laura Cavandoli apprezza «l'inversione dell'onere della prova a vantaggio del contribuente e la creazione di una magistratura specializzata». Per il deputato del Pd, Franco Vazio, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, «la riforma del Processo Tributario è questione doverosa, non solo per la tutela dei diritti delle persone, ma anche strategica per le imprese e per l'economia del nostro Paese; per sostenere la ripresa e favorire gli investimenti anche provenienti dall'estero».