Francesca Basso per www.corriere.it
paolo gentiloni valdis dombrovskis
Ogni anno nell’Ue vengono persi miliardi di euro a causa di frodi, evasione ed elusione fiscali. Il gettito fiscale perso a causa di frodi sull’Iva ammonta a 50 miliardi di euro all’anno. L’evasione fiscale internazionale da parte di persone fisiche si traduce in una perdita di gettito di 46 miliardi all’anno per gli Stati membri.
E la Commissione Ue stima che ogni anno nell’Unione si perdano 35-70 miliardi a causa dell’elusione dell’imposta sulle società (i “colpevoli” non sono soli i giganti del web, che comunque fanno ampi profitti e pagano pochissime tasse).
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A questo si aggiunge la concorrenza fiscale che si fanno gli Stati membri dell’Ue, per cui royalties e pagamenti di interessi possono essere pagati a destinatari in giurisdizioni a bassa o nessuna tassazione. C’è poi la perdita di entrate dovuta alla frode e all’evasione delle accise.
In questo contesto si inserisce la comunicazione sulla «tassazione delle imprese per il 21esimo secolo» che presenteranno martedì il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni.
«Affrontare l’evasione e l’elusione fiscale contribuisce anche a creare condizioni di parità per le imprese, migliorando la competitività dell’Ue», si legge nella bozza del testo. Ma soprattutto la leva fiscale viene vista come uno strumento per aiutare una ripresa post Covid “sana”.
«L’Ue ha bisogno di un quadro fiscale solido, efficiente ed equo che soddisfi le esigenze di finanziamento pubblico — si legge nella bozza —, sostenendo anche la ripresa e la transizione verde e digitale creando un ambiente favorevole a una crescita e agli investimenti equi e sostenibili».
Come intende procedere l’Unione? La comunicazione indica le linee guida perché per le proposte concrete Bruxelles aspetta la fine del negoziato in corso in sede Ocse sull’introduzione di una minimum tax globale per le aziende tra cui i giganti del web.
La Commissione, spiega la bozza, agirà rapidamente per attuare «l’imminente accordo globale sulla riallocazione dei diritti di tassazione e la tassazione minima effettiva». Nel momento in cui l’accordo in sede Ocse sarà diventato una convenzione multilaterale, l’applicazione sarà obbligatoria per i Paesi partecipanti.
E per garantirne «l’attuazione coerente» in tutti gli Stati membri, compresi quelli che non sono membri dell’Ocse, la Commissione proporrà due direttive per l’attuazione nell’Ue dei due punti in discussione all’Ocse. «L’attuazione di un accordo globale sulla tassazione minima effettiva — spiega la bozza — avrà anche implicazioni per le direttive e le iniziative dell’Ue esistenti e in sospeso».
«La decisione degli Stati Uniti di introdurre una minimun tax e di portare la proposta in sede Ocse ha sbloccato i negoziati fermi durante l’amministrazione Trump. L’Ue si è attivata in linea con gli indirizzi dell’Ocse ma è ragionevole aspettarsi un negoziato difficile che potrebbe contrapporre gli interessi esclusivi del Paese della casa madre delle multinazionali e l’interesse dell’Ue a far pagare le tasse sul territorio europeo. Sarà interessante vedere come sarà risolta questa problematica», spiega Carlo Garbarino, professore all’Università Bocconi di Diritto tributario europeo, internazionale e comparato.
C’è anche un altro problema. «La bozza è un documento molto ampio ma interlocutorio. Gli interventi proposti dalla Commissione Ue se adottati sotto l’attuale regime richiedono l’unanimità da parte degli Stati membri — ricorda Garbarino — e questo ha sempre frenato ogni iniziativa in tal senso. È in corso una discussione a livello costituzionale di passare a una maggioranza qualificata ma al momento non è prevista».
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L’approccio «olistico» alla materia fiscale «si basa sui due principi chiave — spiega la bozza — di un insieme comune di regole per la determinazione della base imponibile e la ripartizione degli utili tra gli Stati membri sulla base di una formula (che sarà individuata, ndr) e costruita sulla base dei progressi delle discussioni globali sulla riforma internazionale dell’imposta sulle società».
La Ue fa dunque propria l’impostazione delle discussione in sede Ocse che ruotano attorno a due pilastri: il primo sulla riattribuzione parziale dei diritti di tassazione (che va a toccare anche i colossi digitali ma non solo quelli) e il secondo sulla tassazione minima effettiva degli utili delle multinazionali. «I due pilastri mirano ad affrontare questioni diverse — spiega la bozza — ma legate alla crescente globalizzazione e digitalizzazione dell’economia».
L’annuncio a marzo dell’amministrazione Biden sull’intenzione di riforma dell’imposta sulle società nazionali (aumento dell’aliquota dal 21 al 28%; eliminazione dell’esenzione tributaria sul 10% dei profitti realizzati dalle multinazionali Usa in altri Stati e incremento del prelievo minimo dal 10,5% al 21%) rappresenta per la Commissione un passo importante verso un accordo sul pilastro 2, che metterà fine alla corsa al ribasso delle aliquote dell’imposta sulle società.
valdis dombrovskis paolo gentiloni
L’Ue ha anche intenzione di intervenire per aumentare il livello di trasparenza sulla tassazione effettiva delle multinazionali, per contrastare l’uso eccessivo delle cosiddette società di comodo, per il trattamento fiscale delle perdite.
La Commissione proporrà un nuovo quadro per la tassazione del reddito per le imprese in Europa (Business in Europe: Framework for Income Taxation o BEFIT), nella seconda metà del mandato. BEFIT sarà un unico regolamento sull’imposta sulle società in Ue, fondato — spiega la bozza — sulle caratteristiche chiave di una base imponibile comune e sulla ripartizione degli utili tra gli Stati membri secondo una data formula). Garantirà che le imprese nel mercato unico operino senza barriere fiscali indebite.