Manuel Follis per “MF”
Giorgia Meloni ha deciso che sulla rete tlc e su Tim deciderà lei. Sul modello che dovrebbe avere l'infrastruttura di telecomunicazioni italiana sono d'accordo quasi tutti: è quello di Terna o più in generale delle società private - ma a controllo pubblico - che gestiscono le reti.
L'unico punto che resta da chiarire è chi si siederà al tavolo per conto del governo a gestire una delle partite più complesse ereditate dal nuovo esecutivo, quello per la realizzazione della Rete Unica. Proprio perché sarà fondamentale chi avrà in mano il pallino, quello sulle «deleghe alle tlc» sta diventando un mistero.
Anche ieri l'assegnazione non è finita nell'ordine del giorno del governo e la sensazione sempre più forte è che (come molti vanno sussurrando da qualche giorno) il dossier alla fine rimarrà saldo nelle mani della premier Meloni. Alla peggio, se anche formalmente le deleghe dovessero andare ad altri (i papabili sono il ministro dell'Industria Adolfo Urso e il sottosegretario con delega all'Innovazione Alessio Butti) la supervisione della presidente del Consiglio sarà assidua. La Meloni peraltro si trova parte del lavoro già fatto.
Il memorandum of understanding attualmente in vigore con prima scadenza il 30 novembre prevede l'acquisto di NetCo da parte di Open Fiber. La valutazione da parte degli azionisti (Cassa Depositi e Prestiti col 60% e Macquarie con il 40%) della società di Tim cui farà capo l'infrastruttura è già stata fatta. Le cifre e i dettagli sono gelosamente custoditi ma il senso generale è ormai trapelato e valuta la rete di Telecom intorno a 16 miliardi.
Un prezzo che potrebbe anche salire in fase di trattativa, c'è chi pensa a 17, forse a 18 miliardi, ma di sicuro non arriverà mai alle ipotesi che partono da 25 miliardi di euro. Per questo la trattativa sarà tutt' altro che facile e Meloni giocherà in prima persona la partita, evitando fughe in avanti, trabocchetti o interessi di parte. Il mercato per settimane ha scommesso che sarebbe arrivata un'offorte pubblica d'acquisto, ma anche la strada dell'opa è complessa e lo sa bene chi da mesi studia il dossier.
MF-Milano Finanza ha più volte elencato le tante difficoltà legate a un'operazione simile (oltre al fatto che Cdp dovrebbe cercare alleati per lanciare un'offerta). Difficile immaginare che la premier si lanci a testa bassa in un'operazione sulla società guidata da Pietro Labriola senza confrontarsi con Cdp. E difficile anche che in Cassa spingano per l'offerta pubblica. Anche le ipotesi circolate sul possibile acquisto solo della maggioranza di Netco andranno tutte verificate una volta che la premier si sarà seduta al tavolo per prendere le decisioni.
Nel frattempo il titolo Telecom Italia resta in balia del mercato e, come è stato portato in alto dalle indiscrezioni sull'opa di governo, così ha iniziato a scendere con l'affievolirsi delle voci in merito a un'offerta. Dal massimo di periodo a 0,245 euro, toccato lo scorso 10 novembre, le azioni hanno pian piano ritracciato: ieri a Piazza Affari hanno terminato le contrattazioni in calo del 4,07% a 0,214 euro, lasciando sul terreno quasi il 13% in una decina di giorni.
pietro labriola dario scannapieco PIETRO LABRIOLA