Estratto dell’articolo di Walter Galbiati per “la Repubblica”
Prendi da una parte e butta dall’altra. Sono passati solo un paio di giorni da quando il governo ha varato la pasticciata tassa sugli extraprofitti delle banche che torna di nuovo in campo con un altro pasticciato intervento.
L’ingresso del Ministero dell’Economia nel capitale della società che rileverà la rete Telecom (Netco). Una mossa, unica al mondo di ingresso diretto di un ministero in un’azienda, che di fatto annulla l’incasso dell’imposta sulle banche che nella migliore delle ipotesi avrebbe dovuto garantire tra i 2 e i 3 miliardi di euro.
Il 20% che il Tesoro si è impegnato ad acquistare dai francesi di Vivendi insieme con gli americani di Kkr dovrebbe costare allo Stato circa 2,6 miliardi. Un’enormità economica e al tempo stesso un’incoerenza per un governo che si è sempre vantato di avere ideali liberali.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
[…] spendere 2,6 miliardi in Tim significa dover trovare le risorse nella prossima legge di bilancio che in vista del rinnovo del patto di stabilità europeo non potrà certo essere espansiva. In più è da considerarsi, al pari di quello sulle banche, contrario alle regole del mercato, tanto più in un settore altamente competitivo come quello della telefonia, perché si tratta, né più né meno, di un aiuto di Stato e come tale dovrà passare il vaglio dell’Antitrust europeo.
C’è da dire, però, che l’intervento a cui è giunto il governo Meloni è figlio dei gravi errori commessi in passato da chi ha gestito una dopo l’altra le varie privatizzazioni italiane, dalle autostrade alla rete di tlc. Per pochi soldi sono stati svenduti asset tanto fondamentali per il Paese che lo Stato, poi, per la cattiva conduzione dei gestori, se gli è dovuti ricomprare.
Ora il governo Meloni ha strappato la collaborazione degli americani di Kkr, forse in cambio dell’uscita dalla Via della Seta, per far tornare la rete nelle mani dello Stato. Perché se è vero che il fondo avrà la maggioranza è pur vero che il Mef con le quote di F2i e di Cdp arriverà oltre il 30%, cioè ad avere una minoranza di blocco che consentirà di indirizzare la governance sulla rete.
LABRIOLA MANI DI FORBICE TIM GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI