Estratto da www.open.online
ArcelorMittal invia una lettera al governo Meloni per riaprire il dialogo sul dossier ex Ilva. La multinazionale, ha scritto l’amministratore delegato Aditya Mittal, è «pronta a cedere le quote a Invitalia, oppure a restare in Ilva con una quota di minoranza».
Il passo arriva dopo la decisione del Consiglio di Stato che ha sospeso l’ordinanza del Tar della Lombardia che dava la facoltà a Snam di sospendere l’erogazione del gas all’acciaieria di Taranto a causa del mancato pagamento delle bollette, insieme al via dell’iter per il commissariamento e la garanzia di liquidità corrente con un prestito ponte per 320 milioni da parte dell’esecutivo.
«Nonostante la differenza nelle nostre posizioni – scrive Aditya Mittal a Meloni e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano – siamo desiderosi di trovare una soluzione amichevole per proteggere l’attività di AdI e preservare gli investimenti che abbiamo effettuato nello stabilimento ex-llva dal 2018».
Il gruppo siderurgico franco-indiano, stando alle parole riportate nella missiva, ha preso atto della decisione del governo e quindi «al fine di assicurare un taglio netto abbiamo offerto di cedere la nostra intera partecipazione a Invitalia, per un prezzo che riflette solo una frazione del nostro investimento per cassa. Sebbene Invitalia l’abbia rifiutata, tale offerta rimane sul tavolo nel caso in cui il Governo desiderasse riconsiderarla». E poi ancora:
«Comprendiamo che il governo – afferma l’ad della multinazionale – preferisce porre fine alla partnership con il nostro gruppo e selezionare un partner diverso con cui programmare il futuro di AdI, nonostante noi abbiamo aiutato AdI a completare in modo pieno e tempestivo il suo piano ambientale e a realizzare 2 miliardi di investimenti e sostenuto la sua attività durante il difficile periodo del Covid e della crisi dei costi dell’energia». […]
situazione ex ilva - arcelor mittal e invitalia - la stampa
ArcelorMittal è inoltre disponibile, si legge ancora nella lettera, a «rimanere come partner strategico di minoranza che fornisca esperienza tecnica e industriale per la joint venture con lnvitalia mentre il Governo decide una soluzione permanente per questo asset strategico di interesse nazionale». Nella missiva la multinazionale conferma inoltre la sua posizione:
«Accettiamo – ribadisce – di essere diluiti al rango di azionisti di minoranza (e perdere il controllo congiunto e qualunque potere di veto o casting vote, ovvero voto decisivo) attraverso la conversione dei finanziamenti soci e un’iniezione di capitale da parte di Invitalia e, ciononostante, al fine di eliminare ex ante qualunque preoccupazione in materia di aiuti di stato, AM è altresì disponibile a contribuire in AdI Holding esattamente un terzo del contributo pubblico finalizzato all’acquisto dei rami».
Ma non solo: l’ad conferma inoltre la disponibilità «a vendere la nostra partecipazione azionaria a un investitore che il governo dovesse indicare a un prezzo almeno pari a tale nostro ultimo contributo. Invieremo all’ufficio del sottosegretario Mantovano un “term sheet” che dettaglia questa posizione. […]i».
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