Fabio Pavesi per www.affaritaliani.it
Due sorprese. Inaspettate entrambe. Una positiva, l’altra negativa. Al giro di boa dei conti del primo trimestre dell’anno, con marzo impattato dal Covid, Intesa e UniCredit, i due big bancari italiani, separano una volta di più le loro strade. La banca guidata da Carlo Messina ha stupito il mercato, battendo le stime degli analisti e portando a casa un utile netto di 1,15 miliardi, il 9,6% in più dello stesso trimestre del 2019. UniCredit invece è sprofondata segnando una perdita record di 2,7 miliardi, che ha sorpreso in negativo gli osservatori. Stesso virus (a fiaccare da marzo le dinamiche macro-economiche) due risposte opposte. Chi resiste e anzi incrementa le sue performance e chi invece va all’indietro.
Nella disfida simbolica che da sempre vede in competizione ideale le due grandi banche italiane, i primi conti post-pandemia vedono vincente Messina su Mustier. Certo la gara a chi uscirà più indenne dalla crisi sanitaria-economica del secolo, è appena cominciata. Il primo gong è parziale e poco significativo. Saranno determinanti per calcolare gli impatti effettivi i prossimi due trimestri, quelli più duri sul piano del collasso macro-economico provocato dal lockdown.
Ma tant’è qualche riflessione si può fare fin d’ora. Il pesante passivo di UniCredit non era atteso in proporzioni così eclatanti. Gli analisti si aspettavano una perdita ma di 1,7 miliardi, non certo 2,7. Va detto che il grosso del rosso viene da maggiori accantonamenti sui crediti; e soprattutto dalla pesante svalutazione occorsa dalla cessione di Yapi, l’ex controllata turca che tanti guai ha portato a UniCredit. In più, Mustier ha spesato a bilancio tutti gli oneri di ristrutturazioni per 1,3 miliardi legati all’uscita di 5.200 dipendenti dal gruppo.
Tutti eventi cosiddetti straordinari e una tantum che hanno contribuito al pesante risultato. Ma c’è un ma: anche depurato dai costi non ricorrenti, il bilancio non ha certo brillato. I conti si sarebbero chiusi senza le svalutazioni comunque in perdita risicata per 58 milioni. Una perdita piccol ma pur sempre perdita a fronte dell’exploit di Intesa che incremente di quasi il 10% un utile da 1,15 miliardi. La differenze è eclatante. E pone un tema che va la di là del Covid.
Già perché se si analizza la gestione industriale, al di à di quelle finanziaria (svalutazioni e accantonamenti) le due banche si muovono su binari opposti. Intesa ha visto incrementare i ricavi netti dell’11,7% sui 12 mesi, trainati dal buon andamento della parte assicurativa e dal trading salito di oltre 500 milioni. Bene anche la dinamica dei prestiti saliti in soli 3 mesi di quasi 10 miliardi (+2,4%). UniCredit invece ha visto i ricavi scendere dell’8,2% sui 12 mesi. Con una caduta del 3% degli interessi nessi e del 62% del trading; compensato solo da commissioni salite del 5,2%. E così il risultato di gestione prima della maxi-pulizia su crediti per 1,2 miliardi era in calo di ben il 16%.
Segno che la normale operatività bancaria non ha certo brillato. E tra le aree più in difficoltà di nuovo l’Italia: la divisione commerciale italiana ha chiuso i conti del trimestre con una perdita di 730 milioni, capovolgendo l’utile di 388 milioni del primo trimestre del 2019. Come si vede due modi contrapposti di fare banca nell’era del Covid. Una riesce a tenere e guadagnare, l’altra soccombe alla crisi.
Certo è presto per capire chi dei due sarà meno impattato dalla crisi. Mustier ha iper-svalutato i crediti in modo prudenziale e paga lo scotto delle ex partecipazioni. Ma accusa colpi anche sulla gestione ordinaria. Messina ha accantonato meno sui contraccolpi della crisi, ma mostra una capacità di gestire la normale operatività sempre in crescita. Per entrambe i futuri profitti saranno impattati dal Covid.
Nessuno ha dubbi. Occorrerà vedere di quanto. Messina è fiducioso spiega che la banca ha un buffer di oltre 1,5 miliardi per coprire eventuali nuovi accantonamenti da Covid e ha anticipato che prevede un utile non inferiore a 3 miliardi per l’intero 2020 e non inferiore a 3,5 miliardi per il 2021.
Mustier non ha per ora dato nessuna guidance sul 2020 e ha detto che sarà aggiornato il piano industriale verso la fine dell’anno. Ha però detto “che verosimilmente se, come abbiamo previsto, nel 2021 l'economia europea rimbalzerà del 10% il nostro utile netto 2021 dovrebbe raggiungere il 75-80% di quanto avevamo previsto nel piano Team 23 o tra i 3 e i 3,5 miliardi”.
Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ad, e Giovanni Bazoli, presidente onorario
Per entrambe l’impatto sui profitti sarà inevitabile. Cosa che il mercato ovviamente ha cominciato a scontare nei prezzi di Borsa già allo scoppio della pandemia. Ma come è accaduto storicamente anche questa volta il mercato continua a fidarsi di più di Messina che non di Mustier. Dallo scoppio della pandemia, Intesa ha perso il 40%, mentre UniCredit ha più che dimezzato le quotazioni. Un trend che è costante. Sui 5 anni le perdite in Borsa di UniCredit sono più ampie di un 30% di quelle di Intesa.
jean pierre mustier e beppe sala con elkette l alce peluche di mustier
jean pierre mustier con elkette versione disegno
E il mercato da sempre sottostima le potenzialità di UniCredit rispetto a Intesa. Di fatto le due banche sono gemelle. Attivo, patrimonio e prestiti più o meno analoghi. Ma sul capitale, la Borsa sconta il prezzo di UniCredit almeno del 30% rispetto ai valori di Intesa, ormai da anni. E anche oggi Unicredit viene valutata il 25% del suo patrimonio, mentre Intesa supera abbondantemente il 40%. Un divario strutturale che il Covid finirà forse per allargare ulteriormente.