DAGONOTA
giancarlo giorgetti Antonio Patuelli
Alla fine il governo e la banche hanno trovato un compromesso, sotto la guida del presidente dell’Abi, quel vecchio volpone di Antonio Patuelli: gli istituti offriranno un “contributo di solidarietà” in vista della manovra.
Da una parte Meloni ha un disperato bisogno di soldi per una manovra a cui mancano ancora 10 miliardi di coperture, ma ha accantonato l'opzione di una tassa sugli extraprofitti, per non dover andare alla guerra con Antonio Tajani, attento difensore degli interessi degli “azionisti di maggioranza” di Forza Italia, ovvero i Berlusconi (vedi Mediolanum).
antonio tajani e giorgia meloni al senato
Dall'altra le banche hanno capito che andare allo scontro frontale con l’esecutivo non sarebbe stata la scelta più saggia. Ecco quindi la mediazione di Patuelli: un aiuto su base volontaria, con un impatto minimo sul patrimonio e il bilancio delle banche, di cui però si faranno carico in gran parte i gruppi bancari maggiori. Gli istituti più piccoli, infatti, hanno fatto capire di non essere disposti a sacrificare i loro profitti “ridotti” in nome di una pax con la Ducetta.
TENTAZIONE EXTRAPROFITTI: IL GOVERNO METTE NEL MIRINO I FORZIERI DELLE BANCHE
Estratto dell’articolo di Carlotta Scozzari per “Affari & Finanza - la Repubblica”
Vietato chiamarla “tassa sugli extraprofitti”. Anche quest’anno il governo di Giorgia Meloni intende battere cassa con le banche ma vuole evitare di mancare il bersaglio, come successo un anno fa. Meglio allora evocare un contributo di solidarietà o «una collaborazione concordata nell’interesse generale» (citazione: Federico Freni, sottosegretario all’Economia) o, ancora, «soluzioni utili ai conti pubblici» (Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia).
Nel recente incontro con i sindacati, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di «un contributo (da chiedere) a tutti quelli che se lo possono permettere, cercando insieme la strada migliore per raggiungere gli obiettivi».
Al di là del nome del provvedimento e di come sarà concepito nella pratica, l’esecutivo, esattamente come un anno fa, è in cerca di risorse per finanziare la Legge di bilancio; e il pensiero è andato alle banche.
La marcia indietro del 2023
Già l’anno scorso era stata battuta questa strada ma poi, complice anche il polverone che si era sollevato, era stata fatta una mezza marcia indietro. Si era perciò stabilito che gli istituti potessero pagare l’imposta oppure mettere fieno in cascina, rafforzando il patrimonio per un ammontare pari a due volte e mezzo il dovuto. Tutti hanno seguito la seconda via, comprese Banca Mps, oggi per il 26,7% in mano al Tesoro, e Mcc, a controllo pubblico tramite Invitalia.
Adesso il governo torna alla carica ma non vuole più commettere errori. Da qui il coinvolgimento dell’associazione del settore Abi, che si è detta disponibile ad «approfondire misure temporanee». Del resto, ancora il 2024 si rivelerà un anno da incorniciare per i profitti delle banche, buona parte dei quali sono già stati restituiti agli azionisti attraverso dividendi e riacquisti di azioni. Basti pensare che, per fine dicembre, il centro studi Uilca Orietta Guerra vede per il settore utili netti tra 38 e 40 miliardi, dopo i 32,2 del 2023.
Le ipotesi in campo
pier silvio e marina funerali silvio berlusconi.
Si sta cercando di capire come farne confluire una parte nelle casse statali senza che questo appaia, come un anno fa, un’imposizione dall’alto in contrasto col libero mercato. A un certo punto, non senza qualche turbolenza di Borsa per gli istituti quotati, è stato ipotizzato un prelievo di solidarietà pari all’1 o al 2% degli utili realizzati nei 12 o 24 mesi.
Stimando per i sei maggiori gruppi bancari profitti lordi per 50,1 miliardi nel 2024 dai 40,64 del 2023, l’ufficio analisi e ricerche Fabi ha calcolato un “balzello” di 1 miliardo per quest’anno e di 813 milioni per i 12 mesi precedenti, in caso di contributo al 2% degli utili prima delle imposte.
Tuttavia, una simile mossa, per quanto “di solidarietà”, rischierebbe di essere percepita come una tassa. Si è così pensato, in alternativa, di prolungare nel tempo i benefici collegati ad alcuni crediti di imposta, in modo da aumentare la base imponibile del settore e quindi il gettito fiscale.
La verità è che al momento non si sa né quale forma assumerà il provvedimento, né se sarà allargato ad altri comparti come le assicurazioni e l’energia. «Vedo tanta confusione - osserva Susy Esposito, segretaria generale Fisac Cgil - nelle file della maggioranza. I contorni di questa operazione sono nebulosi ed è metro di misura delle politiche di questo governo».
azionisti banca mediolanum - la repubblica
In attesa che l’esecutivo trovi l’accordo con le banche, per il settore il vento sta cambiando. Negli ultimi anni la stretta monetaria della Bce ha consentito di fare incetta di ricavi tramite il differenziale di interesse tra raccolta e impieghi.
I conti degli istituti di credito
Un recente report dell’ufficio studi & ricerche Fisac Cgil sui primi sette istituti italiani evidenzia come nel primo semestre del 2024 il margine di interesse sia balzato a 20,7 miliardi da 11,9 dello stesso periodo del 2022.
Non solo. Come sottolinea Paolo Gualtieri, professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’università Cattolica di Milano, «a fronte del rialzo del costo del denaro, non c’è stata una flessione dei mercati, perciò le banche hanno continuato a incamerare risorse dalle commissioni e dal trading. Inoltre, lo scenario macroeconomico non è peggiorato in modo tale da fare aumentare il costo del credito. Il quadro è quindi stato caratterizzato da una serie di combinazioni fortunate, così come in passato si era verificata una concomitanza di eventi negativi».
Più peso alle commissioni
Ora che Francoforte ha avviato il ciclo di ribasso dei tassi di interesse, il settore è chiamato a spostare il peso sulle commissioni per preservare i ricavi. Banche come Intesa Sanpaolo, già ben diversificate nelle assicurazioni e nel risparmio gestito, dovrebbero essere avvantaggiate. Non a caso, per evitare di perdere posizioni, Unicredit ha appena deciso di portare al proprio interno il business delle polizze “vita”.
Nello stesso tempo, se il contributo di solidarietà o comunque lo si voglia chiamare dovesse essere calcolato sugli utili italiani, la banca guidata da Andrea Orcel potrebbe risultare più “protetta” per via del suo forte presidio all’estero (in Germania sta “scalando” Commerzbank).
VORTICE DI MAGGIORANZA - IL GIORNALONE - LA STAMPA
In generale, ragiona Gualtieri, «nell’immediato futuro si può prevedere che il costo della raccolta bancaria salga, anche se i tassi non scenderanno molto. Sui mercati non si sa quel che accadrà ma le incertezze non mancano, perciò è possibile che i risultati degli istituti di credito siano inferiori, anche sensibilmente, rispetto agli attuali».
Per questo motivo, introdurre un contributo di solidarietà «togliendo risorse al settore quando le cose vanno bene rischia di impoverirlo per quando le cose peggioreranno. E le cose andranno di sicuro peggio, avendo le banche un andamento ciclico. Poi va da sé che se i prelievi sono modesti l’obolo può anche essere sopportato». [...]
antonio patuelli e la moglie giulia foto di bacco antonio patuelli 10
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