Isabella Bufacchi per “Il Sole 24 Ore”
L’inflazione al record 9,1% di media in agosto, ma a due cifre in troppi Stati nell’area dell’euro compreso un 10% previsto dalla Bundesbank in Germania. L’annuncio del taglio a tempo indefinito del gas russo, che aumenta la pressione all’insù dei prezzi energetici e di misure fiscali forti ma rafforza anche la probabilità e la gravità della recessione nei Paesi più dipendenti dall’energia di Mosca, esercitando pressioni al ribasso sull’inflazione.
L’euro ai minimi da 20 anni, che importa inflazione ma sostiene le esportazioni. Il crescente rischio di perdere tanto la reputazione e la credibilità sui mercati - che scommettono su un rialzo domani di 75 centesimi - quanto la fiducia dei cittadini sconvolti dal caro bollette e caro vita. E al tempo stesso l’incombente pericolo di eccedere nella politica monetaria con passi incauti in un contesto estremamente incerto.
Si presenta così lo scenario senza precedenti di una delle più difficili riunioni del Consiglio direttivo della Bce, che domani dovrà decidere di quanto alzare i tassi dopo il rialzo da 50 centesimi del 27 luglio andato a sorpresa già allora oltre le attese. Le proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema di settembre getteranno qualche raggio di luce ma non chiariranno totalmente il quadro.
I tassi di mercato scontavano ieri un rialzo di 75 centesimi al meeting di domani, e questa è anche la previsione di due terzi degli economisti interpellati in un sondaggio da Bloomberg. In Bce il coro dei falchi, dopo il vigoroso discorso del membro del Board Isabel Schnabel a Jackson Hole, sovrasta in queste ore quello delle colombe, nonostante il richiamo alla prudenza del membro del Comitato esecutivo Fabio Panetta e dalla necessità di una politica graduale “meeting-by- meeting” rilanciata nei giorni scorsi dal capoeconomista Philip Lane.
La Bce sotto la guida della presidente Christine Lagarde ha aumentato la sua capacità, già ampia, di reazione a situazioni mutevoli e di adattamento continuo, maturata nel crisis management di Mario Draghi e poi affinata in tempi pandemici e di guerra: le decisioni in Bce dipendono dalla scrupolosa raccolta e analisi dei dati ma anche dal fiuto, come ha detto Lagarde in passato «annusando l’aria».
E l’aria che spira è quella di una tempesta: dove la bussola della Bce resta quella della stabilità dei prezzi, del mandato che indica di riportare l’inflazione al 2% nel medio termine. Ma anche dove, come ha ammonito Schnabel nel suo discorso sulla “Grande Volatilità” «la fiducia nelle nostre istituzioni è ancora più importante in un momento di cambiamenti strutturali dirompenti e stravolgenti che comportano shock più grandi, più persistenti e più frequenti».
I falchi e le colombe troveranno più facilmente un accordo sull’entità del rialzo di domani che su dove va fissata l’asticella del tasso neutrale o naturale (per Lane “tasso terminale”), ovvero il tasso oltre il quale inizia la politica monetaria restrittiva, da dove scatta l’inasprimento. Per le colombe, questa asticella è più bassa, per i falchi è più alta. È un dibattito irrisolto perché riguarda la traiettoria dei prossimi passi, delle decisioni di ottobre e di dicembre.
C’è nel Consiglio chi vorrebbe continuare dopo domani a procedere con gradualità, con rialzi non troppo forti, dunque graduali e in più riprese. C’è chi in Consiglio preferisce imporsi all’attenzione dei mercati e dei cittadini con rialzi importanti, con determinazione per affermare la propria credibilità e mantenere la fiducia nella capacità di raggiungere il mandato riportando l’inflazione al 2% nel medio termine.
Nella scelta tra 50 e 75 centesimi, è possibile che la Bce deciderà anche questa volta, come in luglio, di alzare i tassi al livello massimo delle aspettative. Resta da vedere però se a ottobre e a dicembre arriveranno altri due rialzi di 50 centesimi come già mettono in conto i mercati. La traiettoria non è stata decisa: al posto della forward guidance, si procede meeting-by-meeting.
christine lagarde. INFLAZIONE inflazione 5 christine lagarde 3