Paolo Colonnello per "La Stampa"
UBER indexSi chiama Uber la nuova bestia nera dei tassisti milanesi. Basta un'App per il telefonino, una richiesta digitale e in tre minuti arriva un'auto nera, metallizzata e lussuosa, con autista servizievole pronto a portarvi a destinazione. Si paga un po' di più e con carta di credito, ma è solo l'inizio.
«Il peggio deve ancora venire e si chiama Uber X, è un servizio low cost che in America funziona già e permette a chiunque di trasformarsi in tassista abbattendo i costi del 30 per cento. L'Uber di adesso è solo un cavallo di Troia, una testa di ponte. Non a caso a New York è scoppiata una rivolta e li hanno cacciati. Ragazzi, se non facciamo qualcosa siamo rovinati!».
Andrea, leader sindacale improvvisato, nel gelo dell'una del pomeriggio di piazza Duca d'Aosta, davanti alla Stazione Centrale, fissa lo sguardo verso i grattacieli che si perdono nel grigio plumbeo di questa Milano due punto zero pronta a spazzare via corporazioni e artigiani, privilegi e mestieri.
uber taxi appIntorno a lui, una piccola folla di tassisti imbacuccati, più impauriti che arrabbiati, decide che 14 ore di sciopero selvaggio per ora possono bastare. Poi si vedrà. Perchè la tecnologia sarà anche una bella cosa, il liberismo un dogma irrinunciabile e la libera impresa un diritto costituzionale. Ma quando ci si ipoteca la casa per una licenza di tassista che un telefonino rischia di azzerare, torti e ragioni si mescolano in una semplice, disperata incertezza.
Alla quale sembra che nessuno riesca a dare risposte. Non a caso, vicino al bidone in cui arde un fuoco per riscaldare i «ribelli», sventola uno striscione contro il sindacato di categoria. Che ufficialmente, così come le sigle artigiane, Satam e Tam, non appoggia la protesta. Ma di sicuro la comprende.
«Noi confermiamo lo sciopero del 20 febbraio contro l'abusivismo», spiega Claudio Severgnini, presidente di Tam, «purtroppo questa amministrazione comunale si è rivelata inerte. Uber entra nel mercato senza rispettare le regole, diventando un vero radio taxi ma senza subire i nostri controlli e le nostre limitazioni».
UBER PER IPHONEIn tarda mattinata l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli ribadisce «l'impegno a una soluzione che salvaguardi le esigenze dei tassisti e faccia rispettare a tutti le regole». Qualcosa, insomma, si muoverà. E verso le due di pomeriggio la situazione torna lentamente a normalizzarsi. «Ehi, c'è una mamma con due bambini da accompagnare, chi ci va?». Si alza una mano e subito un'auto bianca si mette in moto. I giapponesi che si sono messi diligentemente in coda sotto i mezzanini della Stazione Centrale, rimangono con le valige in mano senza riuscire a capire come mai, pur essendoci decine di taxi fermi, nessuno si degni di caricarli.
«Sciopero? Ma no, solo un'assemblea permanente. Abbiamo garantito i servizi per gli ospedali, per i disabili e le emergenze. E per oggi la finiamo qua, che il Comune ha promesso più controlli». Che poi sarebbero due auto delle «Frecce», il servizio antiabusivismo dei vigili urbani - anziché una come normalmente avviene - con il compito di controllare i furbi di un'intera città come Milano.
«Perchè questi non rispettano le regole. Ufficialmente sono auto a noleggio e dovrebbero partire, quando ricevono la chiamata, dalle autorimesse. Invece sostano per strada, dove sono rintracciabili con il telefonino. Per questo arrivano in fretta», spiega Fabio che ieri mattina è andato con un paio di colleghi in delegazione a Palazzo Marino. Che per ora si è schierato dalla parte dei tassisti, emettendo a luglio un'ordinanza che ribadiva le prescrizioni nazionali e fissava dei paletti per Uber, smantellati però con un ricorso d'urgenza al Tar in nome della libertà d'impresa e di cui ora si aspetta una sentenza.
TAXI MILANOAssediati dal car sharing, angosciati dagli autonoleggi che spopolano durante le settimane della moda e del design, impauriti dal rilascio di nuove licenze, i tassisti milanesi hanno un nuovo incubo, impalpabile come può esserlo un'applicazione scaricabile da Internet che permette di ottenere, come recita il claim della società nata a San Francisco e con sede europea in Olanda, «l'autista personale per tutti».
In sostanza un ibrido tra un servizio taxi personalizzato e un autonoleggio per ora funzionante solo a Milano e Roma, dedicato a un target alto, visto che le autovetture di Uber devono essere Mercedes o berline di grossa cilindrata nere. «Ma le tasse dove le pagano? In Olanda», dice Maurizio con un sorrisetto di chi la sa lunga. «E in più utilizzano autisti che vengono da fuori, perfino dalla Puglia».
Vero, falso? Sapere qualcosa da Uber è impossibile. La general manager della società, Benedetta Arese, si trincera dietro una serie di «no comment», rifiutandosi persino di dire dove si trova in Italia la sede di Uber, e di quante auto nere disponga.