Francesco Spini per “La Stampa”
Gli ingranaggi per portare a una «rete nazionale» della fibra ottica per la banda ultra larga, seppure lentamente e a fatica, cominciano a girare. Al ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) ha preso il via il tavolo tecnico tra il governo e i grandi azionisti di Tim, ossia Vivendi (23,75%) e Cdp (9,8%), in una prima riunione a cui ne seguiranno due già previste - martedì 20 e giovedì 22 - con un possibile quarto incontro dopo Natale per tirare le somme.
Nel mentre anche dentro Telecom qualcosa si muove, con la cooptazione in cda - votata all'unanimità - di Massimo Sarmi, manager di lungo corso già impegnato sul dossier rete come presidente, oltre che di Asstel, di FiberCop, la società che gestisce l'ultimo miglio della rete Tim, e candidato secondo indiscrezioni a un ruolo di primo piano anche nell'operazione a cui il governo va lavorando.
In mattinata ha esordito il primo tavolo tecnico a cui hanno preso parte le delegazioni di Vivendi, capitanata dall'ad Arnaud de Puyfontaine, e di Cdp, guidata dal direttore investimenti (nonché ad di Cdp equity) Francesco Mele. Per conto del governo erano presenti i capi di gabinetto dei ministeri interessati (Palazzo Chigi, Mimit e Mef), ma ha portato un saluto anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che già in più occasioni ha sottolineato l'importanza di avere una rete a controllo pubblico e della salvaguardia dei livelli occupazionali.
Si è trattato di un faccia a faccia introduttivo e dedicato alle aree su cui concentrare l'attenzione. Ad esempio sarebbe emerso che, nel perimetro del controllo pubblico, dovrà rientrare anche Sparkle, la società controllata da Tim dedicata ai collegamenti dati internazionali, per questo strategica anche per le questioni legate alla sicurezza del Paese.
Per il resto questa rete «wholesale only» (slegata dai servizi, insomma) dovrebbe riguardare in particolare le zone bianche e grigie, meno allettanti da un punto di vista commerciale e per questo meno cablate, garantendo la concorrenza altrove. Le ricostruzioni dell'incontro però divergono.
Secondo indiscrezioni De Puyfontaine avrebbe tenuto il punto sul valore della rete, rimarcando di fatto quella distanza valutativa con Cdp che già era emersa nella fase del memorandum (31 miliardi contro 17-19).
Secondo altre fonti, invece, il vertice sarebbe stato connotato da un clima positivo e collaborativo, senza tensioni tra francesi e governo. Però, se c'è chi sostiene la possibilità di un ritorno alla soluzione di un acquisto di NetCo (società in cui scorporare la rete) da parte di un veicolo partecipato dai fondi (Kkr e Macquarie) e Cdp, si fa strada l'ipotesi alternativa che non implica valutazioni preventive: lo spin-off dell'infrastruttura con la scissione proporzionale del titolo per portare la Cassa al controllo della rete e far crescere Vivendi nei servizi.
Ora si attendono i prossimi incontri in cui si parlerà di sinergie e delle questioni occupazionali. Si incastra con il dossier rete anche la scelta del cda di Tim: è Massimo Sarmi il nuovo consigliere (non esecutivo) al posto del dimissionario Frank Cadoret, esponente di Vivendi. Il nome dell'ex ad di Poste, e in passato dg di Tim e Telecom Italia, era appoggiato dal principale azionista Vivendi ma gradito anche dal governo: non è un mistero che alla guida di Poste arrivò anche grazie al placet dell'ex leader di An, Gianfranco Fini.
E oggi gode pure della fiducia del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Non per nulla nei giorni scorsi su di lui sono circolate voci anche come possibile candidato, in un prossimo futuro, all'assunzione di deleghe legate all'esecuzione del piano del governo per creare la rete nazionale che possa anche alleggerire il fardello dei debiti di Tim.