IOR NAME IS FRANCESCO: CHE FARA’ CON LA BANCA DI DIO?

Cosa farà Bergoglio con lo Ior? Il primo nodo da sciogliere sono le grane con l’antiriciclaggio - Francesco metterà subito mano alle “grandi pulizie”? O deve anche a Bertone la sua elezione? - Sullo sfondo l’idea di liberarsi della Banca…

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Osvaldo De Paolini per Il Messaggero

CAMPAGNA ELETTORALE PER IL PROSSIMO CONCLAVE TARCISIO BERTONE DA QUINK jpegCAMPAGNA ELETTORALE PER IL PROSSIMO CONCLAVE TARCISIO BERTONE DA QUINK jpeg

Di una cosa ieri sera i bene informati sulle inclinazioni del nuovo Papa si dicevano sicuri: la fisionomia dello Ior modello Francesco I sarà assai lontana dal modello imposto dalla gestione di Tarcisio Bertone. «La scelta del nome Francesco dice tutto», ha commentato monsignor Pietro Santoro, vescovo della diocesi di Marsi.

Come dire: sarà un pontificato il cui stile pastorale non potrà che essere improntato alla cura dei poveri, perciò le colonne portanti della Chiesa alla fine finiranno rimodellate in un bagno di sobrietà che di recente era andato sbiadendosi. Ciò vale soprattutto per lo Ior, la banca turrita che si fregia delle insegne pontificie diventata suo malgrado l'emblema di questa fase particolarmente tormentata .

Tarcisio BertoneTarcisio Bertone

PAUL MARCINKUS
Sia chiaro, niente a che vedere con la gestione discutibile di un amministratore come fu monsignor Paul Marcinkus al tempo del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Ma così come Giovanni Paolo II fu costretto a mettere mano a una governance straordinariamente opaca per effetto della quale l'Istituto era finito tra i protagonisti del più grave fallimento bancario italiano degli anni Ottanta, del pari Papa Francesco dovrà operare aggiustamenti progressivi destinati a portare lo Ior su un piano di trasparenza che probabilmente non ha conosciuto nemmeno al tempo della presidenza di Angelo Caloia, lo specchiato banchiere chiamato da Giovanni Paolo II a sistemare i guai combinati da Marcinkus.

Il fatto stesso che la nomina del successore di Ettore Gotti Tedeschi alla presidenza dell'istituto sia avvenuta nove mesi dopo le sue dimissioni forzate, vale a dire pochi giorni dopo l'uscita di scena di Benedetto XVI e prima dell'arrivo di Francesco I, la dice lunga sulle ragioni che hanno ispirato una scelta tanto affrettata.

LE NAZIONI CHE HANNO TWITTATO DI PIù L'ELEZIONE DI PAPA BERGOGLIOLE NAZIONI CHE HANNO TWITTATO DI PIù L'ELEZIONE DI PAPA BERGOGLIO

Sia chiaro, il nome del successore Ernst von Freyberg non è di per sé foriero di sospetti, ma le modalità della sua nomina (peraltro blandamente motivata come frutto di una lunga ricerca da parte dei cacciatori di teste) e il pressing esercitato dal camerlengo Tarcisio Bertone perché ciò avvenisse durante la vacatio, sono argomenti che non depongono a favore di un comportamento privo di interessi particolari.

TRASPARENZA CERCASI
Ora, è noto che la principale attività dello Ior è la gestione fiduciaria dei beni mobili di una miriade di organizzazioni ecclesiastiche che raccolgono fondi in tutto il mondo. Non si tratta, insomma, di una vera banca commerciale perché, salvo ben delimitate situazioni, non presta denaro; e tuttavia, come banca inserita in un sistema di trasferimenti internazionali deve rispondere a precise regole di trasparenza, soprattutto in materia di antiriciclaggio.

MARCINKUSMARCINKUS

Non a caso il suo sistema di controlli interno è finito nel mirino di Moneyval che, dopo aver apprezzato alcuni passi compiuti in direzione di comportamenti più chiari, altri ne chiede entro fine luglio. Così come la Banca d'Italia ha di recente sospeso l'attività di pos e bancomat interni alle mura vaticane gestiti dalla Deutsche Bank Italia perché l'Istituto non è risultato in regola, anche in questo caso, con le norme antiriciclaggio.

Ecco dunque che il lavoro di adeguamento si presenta ancora lungo, e non è detto che il completamento della metamorfosi non porti a nuove scosse al vertice.

Angelo CaloiaAngelo Caloia

Naturalmente è anche possibile che il corso di maggiore sobrietà e trasparenza imposto da Papa Francesco porti alla progressiva liquidazione dell'istituto, magari sostituito da un rapporto di convenzione con una o più banche estere: in fondo, più di un cardinale lo ha suggerito. Per il momento, tuttavia, non sembra questa la posizione dominante. Quindi riforma sarà.

 

 

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