Estratto dell'articolo di Martina Mazzeo per “la Stampa”
Evocato tre volte da Urbano Cairo, applaudito due volte dalle centinaia di persone presenti, apprezzato allo stesso modo verosimilmente non da tutti: Silvio Berlusconi è stato il grande "assente-presente" della festa post palinsesti organizzata ieri sera al Superstudio Più di Milano.
Il patron della rete, presidente di Cairo Communication e Rcs Media Group, mattatore sul palco, ha parlato come un fiume in piena per quasi un'ora soprattutto del «grande Silvio» che ha cambiato per sempre la tv commerciale.
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Citazione triplice: la prima per ricordare "il maestro" a un mese esatto (oggi) dalla morte, la seconda per raccontare l'inizio della carriera in Mediaset con Berlusconi e poi la "cacciata" nel 1995, la terza per smentire ogni rumor su un possibile interesse a «mangiarsi» la tv berlusconiana. I
[…] Assistendo allo show del presidente, tra i big c'era chi osservava a braccia conserte, chi rideva di gusto, chi scrutava scettico, chi si distraeva al cellulare.
Il racconto dei dieci anni di Cairo a La7 sembra quello di una grande epopea, l'enorme sfida dell'acquisto da Telecom Media, l'azienda in perdita, la dote da 88 milioni, la scommessa di risanarla e rilanciarla. Alle sue spalle, un megaschermo col il suo nome fisso o talvolta, il suo volto.
Luci rosse durante il discorso e multicolori durante l'esibizione delle "farfalle" della nazionale italiana di ginnastica ritmica, unica concessione allo spettacolo della kermesse di Cairo che rivendica contatti mensili del suo impero mediatico con 48 milioni di persone.
[…] E poi battute per tutti e tanto orgoglio per questi «primi dieci anni» puntando ai prossimi «dieci». «Io sono davvero molto orgoglioso di La7 e di quello che abbiamo fatto. Con una rete che perdeva 120 milioni l'anno, siamo riusciti a diventare la quinta rete in prime time senza guadagnare soldi certo ma anche senza perderne e senza aiuti. Quando arriverà a utile a La7 non lo so – scherza – Il Torino che perde e La7 che non fa utile, forse abbiamo sbagliato mestiere, dovevamo fare tutti il procuratore di calcio».
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Doppiopetto d'ordinanza, il padrone di casa ne ha per tutti: «Otto e mezzo è sopra il 7% da cinque anni di fila» rivendica e nomina Lilli Gruber, che s'alza in piedi, Floris che «tutte le mattine mi manda i dati», Mentana, Verdelli – «gli ho fatto una corte serrata è venuto all'Oggi e lo abbiamo rilanciato. Investitore datemi la pubblicità e diamo a Verdeli la carta che vuole per il suo giornale».
Gramellini, Nerazzini e via uno dopo l'altro. «Razza particolare i giornalisti, io li adoro ne ho 5000. Pensate che li adoro talmente tanto che ho un po' esagerato. Ora Fontana è un po' distratto ma al Corriere ce ne sono 1300. Gli ho pure ricomprato la sede e loro mi hanno detto "vogliamo fare smart working". Vabbè ci sta. Mentana si è dimesso sette volte da quando ci sono io. È così, ma ci vogliamo bene».
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