Estratti dell’articolo di Marco Mobili e Gianni Trovati per “Il Sole 24 Ore”
Nelle 7.645 lavanderie italiane oltre alle macchie sulle camicie sembrano sparire anche molti redditi, almeno agli occhi del Fisco. Che pure sulle strade percorse dalle auto a noleggio perde parecchio imponibile, insieme a quello lasciato in ristoranti, panetterie, bar, pasticcerie, macellerie, ma anche negli impianti sportivi e nei centri che gestiscono l’assistenza domiciliare di anziani e disabili.
La mappa del rischio evasione disegnata dalle dichiarazioni dei redditi delle partite Iva è vastissima e piena di dettagli. Dalle tabelle sterminate pubblicate nei giorni scorsi dal dipartimento Finanze (Sole 24 Ore del 30 maggio) emerge una sorta di classifica della tendenza al nero, costruita in base alla quota di contribuenti che in ogni categoria non riesce a raggiungere nelle pagelle fiscali il voto «8»: cioè la soglia minima che secondo l’amministrazione finanziaria indica l’«affidabilità» della dichiarazione.
evasione fiscale - Illustrazione di Giorgio De Marinis - Il Sole 24 Ore
[...] l’anno scorso a presentare dichiarazioni traballanti sono stati 1,53 milioni di autonomi, con un aumento del 14% che ha corso ancora più veloce dell’incremento complessivo (13%) degli interessati dalle pagelle fiscali. Il mondo degli autonomi è diviso dai parametri Isa in 175 categorie: di queste, 147 (l’84%) sono composte in prevalenza da pagelle fiscali inferiori a 8, che mediamente riportano un reddito da 22.165 euro. La distanza rispetto all’imponibile medio di chi ha i voti migliori, 78.142 euro, è del 71,6%, ma non mancano casi di differenze superiori al 100% perché il reddito degli «inaffidabili» raggiunge medie negative.
Per limitarsi alle categorie più numerose, chi per mestiere affitta o compravende immobili raggiunge i 63.307 euro di lordo annuo fra chi ha un voto da 8 in su, mentre si ferma a 12.339 fra gli «inaffidabili». Nelle costruzioni si passa da 90.626 a 27.049 euro, e negli studi medici si va da 94.428 a 39.249. Nasce da questi spread reddituali larga parte dell’evasione Irpef degli autonomi, in un tax gap che secondo i calcoli del ministero dell’Economia (dati medi 2019-2021, allegati all’ultima NaDef) toglie alle entrate statali 30,2 miliardi all’anno, il 68,5% dell’imposta potenzialmente dovuta.
Con una mole di questo genere, per mettere sotto esame tutti i titolari di dichiarazioni potenzialmente infedeli l’agenzia delle Entrate dovrebbe completare poco meno di 6mila controlli al giorno. Sfida ovviamente impossibile anche con un organico 10 o 100 volte superiore ai 29.520 dipendenti dell’Agenzia, che però si occupano anche di rimborsi, interpelli e di tutta l’attività amministrativa. Con il risultato che secondo gli ultimi dati del dipartimento Finanze la probabilità annuale per una partita Iva di inciampare in una verifica è sotto l’1%: non altissima.
È esattamente questo lo snodo chiave per il concordato preventivo biennale, l’accordo con cui il Fisco proporrà, in cambio dell’adesione al reddito calcolato dall’amministrazione finanziaria, proprio l’esclusione dalle verifiche per i successivi due anni. Ma se l’eventualità di incappare in una verifica è remota, il calcolo costi/benefici per favorire il «sì» del contribuente rischia di imporre una proposta di reddito particolarmente benevola. [...]
In ogni caso i numeri dettagliati qui sotto mostrano che anche nella lotta all’evasione prevenire è meglio che curare. Per capirlo basta ribaltare la classifica, e vedere chi occupa le posizioni di fondo dove si concentrano le poche categorie in cui le pagelle fiscali brillanti sono la maggioranza.
A staccare tutti sono farmacie e studi medici, con un tasso di affidabilità al 75% alimentato anche dal contrasto di interessi che aumenta il valore dei pagamenti tracciabili grazie agli sconti fiscali. Certo, il meccanismo non è generalizzabile perché una detrazione per tutte le spese tracciabili farebbe crollare il gettito; ma lì, come in molte delle attività paramediche, funziona.
Fra i professionisti è da segnalare anche la performance di dottori commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro, il gruppo con la quota minore (42,5%) di pagelle fiscali opache seguiti in questa graduatoria da professionisti dell’informatica, geologi, veterinari e dentisti. Ma più in generale è il dato complessivo delle professioni ordinistiche a segnare tassi di «affidabilità» un po’ più elevati della media, e a essere quindi surclassato dal commercio nella partita del rischio evasione.
evasione fiscale 2 giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli