1. VIA LIBERA AL DDL CAPITALI IN SENATO PIÙ PESO AI SOCI DI MINORANZA PD, 5 STELLE E IV-AZIONE ASTENUTI
Estratto dell’articolo di F. Sp. per “La Stampa”
giovanbattista fazzolari giorgia meloni
Sarà un caso, ma proprio alla vigilia dell'assemblea che sabato, a Mediobanca, vedrà sfidarsi a colpi di voti la lista del consiglio e quella (di minoranza) del primo socio Delfin, il Senato approva il disegno di legge sugli «Interventi a sostegno della competitività dei capitali».
Il piatto forte? Proprio un ridisegno delle cosiddette "liste dei cda", i candidati proposti dai consiglieri uscenti che finora bene hanno funzionato laddove c'è un azionariato a capitale diffuso mentre più di una frizione hanno cagionato in contesti in cui ci sono soci forti che vogliono contare: è accaduto un anno fa alle Generali con la lista di Caltagirone che ha insidiato la riconferma dell'ad Philippe Donnet, il copione si va ripetendo, con variazioni sul tema, in questi giorni a Piazzetta Cuccia.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Il sì del Senato del ddl Capitali giunge con 78 voti a favore, nessun «no», e l'astensione di 68 senatori tra Pd, M5S, Iv-Azione, Avs. E ora il provvedimento […] passerà alla Camera dove non sono attese modifiche, al punto che l'intenzione del governo […] è […] di chiudere la questione entro l'anno.
La riforma […] vede la luce e promette di decimare le liste dei cda. Queste dovranno essere presentate dai due terzi dei consiglieri. E non saranno più dei pacchetti "prendere o lasciare": i candidati, presentati in numero di un terzo superiore alle seggiole, dovranno essere votati uno ad uno. Passa solo chi prende più voti. Le minoranze, anziché le 2-3 seggiole ora riconosciute, avranno un peso proporzionale, il che cambierà gli assetti di molti cda. La riforma scatterà dal 2025: nessun effetto dunque su Mediobanca, dove Delfin punta però ad anticiparla a colpi di voti per avere 5 consiglieri di minoranza, anziché i 2 da statuto.
Grande banco di prova saranno le Generali, dove la lista del cda potrebbe perdere appeal. Poi, più avanti, toccherà a tutti gli altri, come Tim o Unicredit. Il governo, con la legge, riceverà anche la delega per riformare il Testo unico della finanza, ma esecutivo e relatori hanno più volte chiarito che quanto già normato nel ddl Capitali non potrà essere oggetto di ulteriori modifiche in tal sede. […]
2. DDL CAPITALI, SÌ DEL SENATO AL VOTO MULTIPLO. L’EFFETTO SU GENERALI
Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
[…] Il Ddl Capitali prevede che i soci leali nel tempo possano arrivare a ottenere fino a 10 voti per azione nell’arco di un decennio. A garanzia delle minoranze, il sistema dovrà esser introdotto nello statuto e gli azionisti contrari potranno esercitare il recesso in caso di maggiorazione superiore ai due voti.
Stabilizzando gli assetti proprietari, la norma mira a favorire le aggregazioni e a evitare la fuga di altre aziende familiari verso l’Olanda, diventata sede di grandi gruppi italiani come Campari e Mediaset. Potrebbe però tornare utile anche ai fini delle privatizzazioni, consentendo al governo di scendere nel capitale delle partecipate senza perderne il controllo. Se adottato per statuto, infine, il voto maggiorato potrebbe spostare gli equilibri in società cruciali quali Mediobanca e Generali […].
E a proposito sempre di Generali e Mediobanca, a partire dal 2025 la lista del cda dovrà essere approvata dai due terzi del consiglio uscente e contenere una rosa di componenti pari al numero da eleggere aumentato di un terzo, in modo da consentire all’assemblea di votare uno per uno i candidati. La ripartizione dei consiglieri avverrà in proporzione ai voti di ciascuna lista, con soglia di sbarramento al 3% e riserva del 20% del cda alle minoranze. […]
FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI francesco gaetano caltagirone