MPS: CASTAGNA, DOSSIER FUSIONE NON È SUL TAVOLO
(ANSA) - Il dossier di una fusione con Mps "non è sul tavolo e non lo è mai stato negli ultimi due anni e continua a non esserci", "il messaggio non è la guarderemo ma è non la stiamo guardando". Lo ha affermato l'ad di Banco Bpm Giuseppe Castagna a margine del convegno della Uilca secondo cui "non voglio fare un'altra ristrutturazione", se ci fosse la possibilità, "voglio fare un'altra operazione con "una banca già pronta alla ripartenza". "A bocce ferme", dopo l'aumento del Monte "si vedrà tutto, ora ci sono tanti elementi in movimento anche per loro". "Andiamo avanti, ognuno fa i compiti a casa" ha aggiunto.
BANCO BPM, LE MOSSE DI CASTAGNA SCONTENTANO IL CRÉDIT AGRICOLE
Sebastiano Venier per https://www.tag43.it
Si respira aria di fermento a Parma in questi giorni. E non solo per la vittoria elettorale di Giorgia Meloni destinata a sovvertire la geografia dei rapporti tra partner europei. Al Crédit Agricole Italia sanno che le possibilità di fusione, tramite Ops, con il Banco Bpm stanno diminuendo. Perché, e pochi osservatori del settore lo ammetteranno, da queste elezioni esce fortemente ridimensionato l’asse franco-italiano che per molti anni tanto ha condizionato la politica economica del nostro Paese, consentendo ai francesi di comprare a man bassa sul mercato italiano. Inoltre, da varie settimane l’atteggiamento di Giuseppe Castagna è cambiato. Dopo aver favorito la mossa anti-Unicredit di Giampiero Maioli, gran capo italiano dell’Agricole, il comportamento dell’amministratore delegato di Banco Bpm è diventato più indecifrabile.
LA SCELTA DEL PARTNER IN CAMPO ASSICURATIVO
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scelta dell’alleato in campo assicurativo. Crédit Agricole e il gruppo Axa, ora che le elezioni del 25 settembre sono alle spalle, si faranno avanti per rilevare le polizze di Banco Bpm. I due gruppi finanziari francesi stanno infatti definendo i dettagli delle offerte vincolanti per il ramo danni che la banca di piazza Meda ha deciso di mettere sul mercato. Il termine che i pretendenti si sarebbero dati per la formalizzazione delle proposte è metà ottobre, prima della presentazione dei risultati trimestrali dell’istituto prevista per l’8 di novembre.
L’intenzione è infatti chiudere la partita entro la fine dell’anno. Il problema è però che l’offerta riguarda appunto solo il ramo danni e non quello vita. Durante la prima fase dell’iter competitivo infatti, il Banco ha ricevuto proposte molto diverse sia come perimetro che come modalità dell’accordo commerciale, una situazione che ha reso complessa una comparazione.
CASTAGNA VUOL TENERSI LE MANI LIBERE
Per ovviare a questo problema la banca guidata da Castagna ha fissato alcuni paletti, escludendo il ramo vita, e così i pretendenti sono rimasti due. Una decisione, questa, che non è piaciuta a Maioli il quale pensava che un’intesa complessiva fosse decisiva nell’attrarre definitivamente, come pronosticano gli analisti del settore, l’istituto milanese nell’orbita Agricole. In questo modo, invece, Castagna si tiene le mani libere con l’istituto transalpino. Specie ora che i suoi azionisti sono in movimento. Sul Banco, nel cui capitale da cinque mesi è sbarcato l’Agricole con il 9,18 per cento, non c’è solo Jp Morgan con il 5 per cento. Altri soci si stanno posizionando in vista del risiko e del rinnovo della governance prevista per l’aprile del 2023.
CRESCE IL PESO AZIONARIO DEL PATTO DI CONSULTAZIONE
Tra questi la Cassa Forense, che con i suoi 14 miliardi di patrimonio è uno dei più importanti enti previdenziali privati. Il fondo pensione degli avvocati e procuratori ha rastrellato sul mercato l’1,6 per cento del capitale con un investimento di circa 60 milioni. Questa quota confluirà nel patto di consultazione costituito a gennaio 2021 e sul 6,2 per cento del capitale e di cui fanno parte le Fondazioni Crt (1,8 per cento), Lucca (1,16 per cento), Alessandria (0,5 per cento), Caritro (Trento e Rovereto), Manodori, Carpi per un totale di 0,32 per cento, più Enpam (1,9) e Inarcassa (0,5).
Con l’apporto dell’1,6 per cento di Cassa Forense, l’accordo salirà al 7,8 e presto sfiorerà il 10, non solo perché potrebbe rientrarvi la fondazione Cariverona (che ora detiene lo 0,7 per cento fuori patto), ma anche per il probabile incremento da parte di Enpam, il fondo di previdenza dei medici, e qualche fondazione. Una crescita che non entusiasma Maioli e che, invece, potrebbe riaprire le porte al sin qui indeciso Unicredit, che su Bpm a suo tempo aveva messo gli occhi. Oppure all’instancabile Bper, la banca emiliana di cui l’Unipol di Carlo Cimbri è primo azionista.