Paolo M. Alfieri per “Avvenire”
L'Istat: quinto calo consecutivo nelle vendite al dettaglio. Sugli alimentari -7,9% rispetto al 2021 Crollo di dolci, pesce e carne. Ed è boom dei discount: +10,1% nel confronto con un anno fa Milano Si compra sempre di meno.
E quello che si compra costa sempre di più. Si rinuncia soprattutto ai salumi, ai dolci, agli alcolici, ma anche al pesce, alla carne e agli alimenti per bambini, mentre a crescere nettamente sono soprattutto gli acquisti al discount, segno che a questo canale della grande distribuzione si rivolge ormai in maniera sempre crescente anche la classe media, o supposta tale.
È una vera e propria «gelata di Natale» quella tratteggiata dai dati relativi a ottobre diffusi ieri dall'Istat, dati che rilanciano un allarme sui consumi di cui già si erano avute avvisaglie nei mesi precedenti. Siamo anzi al quinto mese consecutivo di calo dei volumi delle vendite al dettaglio. Rispetto a un mese prima, il calo registrato a ottobre nelle vendite al dettaglio è di -0,4% in valore e -1,2% in volume.
Se poi il confronto si spinge fino a un anno prima, le vendite al dettaglio fotografano «un calo sostenuto», pari al 6,3%. In valore, invece, le vendite aumentano dell'1,3%. Sempre rispetto a un anno prima, ancora più consistente il calo dei volumi di vendita per i beni alimentari, scese del 7,9%(+4,7% in valore). Le vendite dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore sia in volume (rispettivamente -1,1% e -5,2%).
In generale, si compra molto di meno, insomma, anche se quel meno costa molto di più, con l'inflazione ormai stabile a doppia cifra. Rispetto a ottobre 2021, il valore delle vendite al dettaglio cresce per la grande distribuzione (+3,4%) e il commercio elettronico (+6,2%) mentre è in calo per le imprese operanti su piccole superfici (-1,4%).
I classici negozi di quartiere, insomma, soffrono molto di più i rincari, rincari che la grande distribuzione riesce a "spalmare" meglio. Un rialzo particolarmente consistente si registra per i discount di generi alimentari: qui le vendite segnano infatti un rialzo del +10,1% rispetto a ottobre 2021. Si rinuncia insomma sempre più al prodotto di marca, comprando al discount, per ovviare al caro prezzi. Nella classifica dei prodotti a cui i consumatori rinunciano maggiormente, secondo l'analisi Coldiretti/Censis, ci sono gli alcolici e i dolci, ai quali sono stati costretti a dire addio, del tutto o parzialmente, il 44 per cento degli italiani. Poi i salumi, ai quali ha rinunciato il 38,7 per cento dei cittadini, subito davanti al pesce (38 per cento) e alla carne (37 per cento). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31 per cento di persone che ne acquista di meno. Tagliata anche il 16% della frutta e il 12% della verdura.
Secondo l'ufficio Studi di Confcommercio, i dati sulle vendite di ottobre sono «peggiori delle attese», mentre il Codacons parla di dati «disastrosi»: «Rispetto al mese precedente le vendite scendono sia in valore che in volume, ma il dato davvero allarmante è il crollo dei beni alimentari che, rispetto allo stesso periodo del 2021, registrano una diminuzione in volume del 7,9% - sottolinea il presidente Carlo Rienzi -. Numeri che equivalgono, al netto dell'inflazione, ad un taglio di spesa sugli alimentari pari a 445 euro annui a famiglia».
Per Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio studi e Relazioni con la filiera di Federdistribuzione, si continua a rilevare «una frenata dei consumi, anche nel settore del non-food, come effetto dell'impatto della crescita dei prezzi sui bilanci familiari. Il miglioramento dei dati sulla fiducia dei consuma-tori, rilevata da Istat nel mese di novembre, è insufficiente per fugare le preoccupazioni in vista del periodo natalizio». Sulla stessa linea il commento di Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori: «Una gelata sul Natale - evidenzia Dona -. Al di là del miraggio delle vendite annue in rialzo, dovuto solo all'inflazione che gonfia il valore delle vendite, i consumi reali stanno precipitando. Il carovita ha svuotato le tasche degli italiani, che saranno costretti a usare le tredicesime per saldare le bollette di luce e gas».