GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Estratto dell’articolo di R.Am. per “la Repubblica”
«Capitalismo parrocchiale». È così che Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia e Imprenditorialità alla Sda Bocconi, definisce “l’interventismo” del governo Meloni, che con l’operazione Mef-Kkr ha dimostrato «di non essere contro il mercato, ma contro il mercato libero», imponendo di fatto «un capitalismo sorvegliato dallo Stato, per cui se vuoi investire in Italia lo fai alle nostre condizioni: i soldi ce li metti tu, ma le decisioni le prendiamo noi».
Salire a quota 20% nella nuova infrastruttura di Rete costerà allo Stato italiano 2,6 miliardi, una somma non facile da reperire. Era davvero necessario?
«Kkr ha fatto una scelta intelligente, sbloccando tra l’altro investimenti congelati da anni visto che qui nessuno disponeva delle risorse. Il governo più che puntare al 20% avrebbe fatto meglio a lavorare sul lato della domanda, cioè sulla digitalizzazione del Paese, rendendo appetibili gli investimenti sulla Rete. E invece ha agito in senso opposto, da rialzo del tetto del contante al tentativo di abolire lo Spid».
Con l’ultimo decreto si è deciso anche di calmierare i prezzi dei voli e di incassare parte degli extraprofitti delle banche.
«A giudicare dai commenti dei mercati internazionali l’ultimo decreto ha avuto l’effetto della tela di Penelope: in una notte ha disfatto la fragile tela di credibilità che il governo era riuscito faticosamente a costruirsi. […]».
GIOVANBATTISTA FAZZOLARI A CINQUE MINUTI
Il prelievo sugli extraprofitti però ha raccolto un certo consenso, al di là del centrodestra.
«Si tratta di un’azione autolesionista, priva di fondamento economico […] I mercati finanziari non si fideranno mai più di un governo che si sveglia al mattino e dice che i margini del sistema bancario sono ingiusti perché negli ultimi sei mesi hanno incassato profitti non dovuti. […]».
Allora ha ragione l’ad di Ryanair, Eddie Wilson, che accusa il governo di interventismo di tipo sovietico?
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«[…] non sta al governo dire loro quali algoritmi usare, o imporre qualunque altro meccanismo di definizione dei prezzi. Intervenire d’imperio sui prezzi tra l’altro è un’azione regressiva che tratta allo stesso modo ricchi e poveri, mentre il governo dovrebbe intervenire, con risorse pubbliche, solo a sostegno dei meno abbienti».
Al contrario il governo è molto poco interventista nei confronti di categorie come i tassisti e i balneari.
«Non interviene là dove tocca gli interessi dei propri elettori […] Ha un concetto del Made in Italy ottocentesco, un capitalismo parrocchiale che non premia l’imprenditoria che fa grande l’Italia, quella legata alle grandi catene internazionali del valore. Una visione paternalistica di un Paese autoreferenziale, che ha bisogno di una stretta sorveglianza da parte della politica perché altrimenti rischia di essere saccheggiato dalle multinazionali cattive».