Rosario Dimito per "Il Messaggero"
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
La ricerca di investitori per finanziare i 900 milioni di inoptato dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi di Mps si sta trasformando in una sorta di colletta, all'interno di un percorso sempre più accidentato. Luigi Lovaglio si sta adoperando in prima persona in una corsa contro il tempo per far decollare la ricapitalizzazione che ormai invece di partire lunedì 10 ottobre quasi certamente slitterà di una settimana (a lunedì 17) per avere più tempo per definire le prenotazioni.
Con cadenza quotidiana ormai si susseguono le riunioni miste (da remoto e in presenza) fra le banche del consorzio di garanzia e il cfo Andrea Maffezzoni per costruire i dettagli finali dell'operazione che porteranno alla definizione del prezzo. Ma uno degli ostacoli al decollo è rappresentato dalla condizione tassativa posta da BofA Securities Europe, Citigroup, Credit Suisse, Mediobanca in prima fila e Banco Santander, Barclays, Société Générale e Sitfel Europe subito dietro, per il rilascio della garanzia che possa permettere il varo dell'operazione: l'idea del consorzio è per la rete solo su un terzo della quota libera.
RINVIO AL 17 Poi ci sono altre variabili, a partire dalle intenzioni di Axa e Anima, partner industriali che alzano troppo il prezzo in cambio della loro adesione. Ciò significa che Lovaglio deve avere ordini di acquisto per 600 milioni. Ma la ricerca è affannosa. Le fondazioni di Firenze, Pistoia e Pescia, Lucca cui si era rivolto Lovaglio la scorsa settimana, hanno fatto sapere di avere tempi decisionali degli organi troppo lunghi rispetto alla deadline di una risposta positiva inizialmente prevista per la fine della prossima settimana. Le casse di previdenza idem per istruire la pratica. Se non si trovano investitori, le banche del consorzio alzerebbero a dismisura la fee della garanzia oltre il 10% al punto che potrebbe non convenire.
Con un book coperto per due terzi, la fee sarebbe del 5%, una percentuale comunque alta. A tutto ciò si aggiunge il pasticcio di Borsa Italiana che a seguito del raggruppamento delle azioni persiste a indicare una capitalizzazione dell'istituto di oltre 25 miliardi, mentre in realtà è di 260 milioni circa.
Le banche vogliono che a ridosso del via siano formalizzate le prenotazioni degli anchor investors e degli altri investitori in modo da coprire almeno due terzi della quota non sottoscritta dal Tesoro: l'azionista pubblico ha il 64% e si è impegnato a versare 1,6 miliardi pari alla propria quota parte. Restano inevasi appunto 900 milioni che è una somma ingente che fa tremare le vene.
Allo stato non ci sono impegni scritti, e poche certezze. Ieri il titolo Mps ha proseguito nel suo andamento negativo (- 7,3% a 23,94 euro) che negli ultimi tre mesi ha bruciato il 55,5% del valore dell'istituto a fronte dello 0,7% dell'indice di settore. Lo sconto sul Terp, stante una capitalizzazione nove volte inferiore al totale dell'aumento non può essere superiore a circa l'8% per non diluire fino ad azzerare la percentuale di partecipazione.
Ma chi dovrebbero essere i cavalieri bianchi? Di sicuro Altera Capital, Hoskins Partners, Petrus, Toscafund, Nprges bank, Franklin mutual, Dimensional fund, Blackrock che sostennero Lovaglio nell'aumento del CreVal: da questi il banchiere si attende 350-400 milioni almeno, ma al momento si vedono a malapena un centinaio di milioni. Poi Denis Dumont che vennero coinvolti in Creval, ma questo sarebbe un altro film. Inutile dire che la Vigilanza Bce sta seguendo le evoluzioni del titolo e ha pronto un piano B di cui avrebbe discusso qualche giorno in un vertice fra Autorità.