Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
La riforma del Patto di Stabilità sta prendendo una piega che non piace affatto al governo italiano, ma ieri il commissario Paolo Gentiloni ha lanciato un messaggio che è suonato come un avvertimento: «Se si raggiunge un accordo sulle nuove regole di bilancio, ci sarà una fase di assestamento tra la fase attuale e quella successiva. Se invece non si raggiunge un accordo sulle nuove regole allora tornano in vigore quelle precedenti. E il tempo non è illimitato».
paolo gentiloni giancarlo giorgetti
A margine dell'Eurogruppo, il commissario all'Economia si è intrattenuto per alcuni minuti a parlare con il ministro Giancarlo Giorgetti, che durante l'Ecofin di oggi esprimerà i suoi dubbi sull'ultima proposta di compromesso presentata dalla presidenza spagnola. Il motivo è semplice: non va incontro alle richieste italiane sul fronte degli incentivi agli investimenti.
Ma Roma si trova di fronte a un dilemma: meglio portare a casa una riforma non perfetta oppure farla saltare e tenersi il vecchio quadro normativo? Al Tesoro sembra farsi strada questa seconda ipotesi.
[…] Una cosa è certa: all'Ecofin di oggi non ci sarà un accordo […]. La […] distanza emersa tra i governi ha provocato uno slittamento. Oggi ci sarà soltanto una nuova "landing zone", vale a dire una proposta di compromesso per cercare un'intesa almeno sui princìpi cardine della riforma. Francia e Germania hanno mostrato segnali di apertura, anche se restano da definire i parametri per il taglio del deficit e del debito.
giorgia meloni ursula von der leyen
E la Spagna non può ignorare i dubbi italiani. Nella migliore delle ipotesi, quindi, il testo del regolamento sarà presentato all'Ecofin dell'8 dicembre, dopodiché potrebbe essere necessario convocare ulteriori riunioni straordinarie per chiudere l'accordo.
Qualora gli ostacoli politici dovessero rivelarsi insormontabili, la partita potrebbe finire sul tavolo dei leader al Consiglio europeo del 14-15 dicembre. In ogni caso, dopo il via libera tra i governi bisognerà negoziare il testo con il Parlamento europeo. L'iter andrà completato imperativamente entro le Europee, diversamente – come ha avvertito Gentiloni – si torna alle vecchie regole.
PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI
Il negoziato si basa sulla proposta avanzata dalla Commissione, che prevede piani di aggiustamento quadriennali, negoziati bilateralmente con i singoli governi, e con la possibilità di estendere il periodo a sette anni in cambio di riforme e investimenti.
L'esecutivo europeo punta […] a superare l'attuale sistema, basato su criteri comuni per tutti, con uno più disegnato su misura per i singoli Stati. Un'altra novità importante è l'utilizzo della spesa primaria netta come parametro per misurare gli aggiustamenti, accantonando il contestato deficit strutturale, vale a dire il disavanzo calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum.
[…] Nella prima "landing zone" spagnola, presentata alla fine di settembre, veniva introdotta una "golden rule", anche se limitata. I governi avrebbero avuto la possibilità di dedurre dai propri limiti di spesa gli investimenti del Pnrr e il co-finanziamento dei fondi Ue. Nell'ultima versione, visionata da "La Stampa", non c'è più nulla di tutto questo.
Gli investimenti del Pnrr possono essere usati soltanto come motivazione per poter ottenere il prolungamento dei piani da quattro a sette anni, mentre le spese per la Difesa possono essere rivendicate come "fattore rilevante" da tenere in considerazione in caso di apertura di una procedura.
giorgia meloni paolo gentiloni
La Germania ha chiesto e ottenuto che, nel disegnare i piani di aggiustamento "personalizzati", ci sia una misura di salvaguardia per garantire un taglio minimo annuale del debito. L'entità deve essere ancora definita (Berlino chiede l'1%, ma è ancora tutta da negoziare) e la Francia preme affinché la riduzione sia "media" e non annuale.
giorgia meloni al g20 di new delhi - alle spalle paolo gentiloni
La questione è ancora controversa, ma l'importante sarà garantire una traiettoria discendente del debito nel percorso di aggiustamento, che si estenderà su un periodo di dieci anni. In ogni caso ci sarà una clausola di "non differimento" (no-backloading) che imporrà di spalmare gli sforzi fiscali lungo tutto l'arco temporale per evitare di concentrarli negli ultimi anni. Questa clausola non dovrebbe applicarsi, in via transitoria, per le spese del Pnrr nel 2025 e 2026.
[…] Resta la richiesta di assicurare un aggiustamento strutturale dello 0,5% in caso di sforamento del tetto del 3% del deficit. Ma c'è un'ulteriore salvaguardia "di resilienza" che imporrà di mantenere il deficit ben al di sotto della soglia massima consentita, con un margine di sicurezza che però deve essere ancora quantificato.