Estratto dell’articolo di Francesco Curridori per “il Giornale”
«Il costo della materia prima è fuori dal controllo europeo ed è in mano all’Opec e ai Paesi produttori. Noi possiamo fare poco». Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è pessimista sull’andamento del prezzo del petrolio.
Che cosa sta succedendo al costo della benzina?
«Finora ci è andata bene nell’anno della crisi dell’Ucraina che ha coinvolto la Russia, uno dei principali produttori mondiali di petrolio. All’epoca temevamo uno choc energetico che, poi, c’è stato solo sul gas e non sul petrolio. I prezzi erano schizzati a 120 dollari, a maggio erano scesi a 70 dollari e adesso stanno risalendo, ma le associazioni dei consumatori si accorgono sempre degli aumenti e mai dei ribassi. A Pasqua nessuno si lamentava dei prezzi perché erano in calo».
Ma, quindi, la speculazione non c’è?
«[…] Siamo noi Paesi consumatori che paghiamo dei prezzi altissimi per il gas e il petrolio. […] in Italia il settore di distribuzione di carburanti è molto povero. Non si può chiamare speculazione quella di chi si approfitta della situazione perché ci sono consumatori ricchi e disattenti che fanno benzina dove il prezzo è 2,70 euro mentre il cartello del prezzo medio regionale fissa il prezzo a 1,90. È il libero mercato […]».
Si possono ridurre le accise?
«Prima di parlare di riduzione delle accise bisognerebbe ricordarci che l’Italia ha il debito pubblico più grande del mondo e non può permettersi di ridurre le entrate. Ogni anno, lo Stato spende 800 miliardi e ne incassa 600. Di questi 600 la maggior parte arrivano grazie alla tassazione petrolifera. […]».
Quando finirà?
«È già finita perché oggi il prezzo del petrolio sta scendendo e nei prossimi giorni ci saranno degli aggiustamenti al ribasso. […] il petrolio è una risorsa finita e bisogna fare investimenti dato che grandi quantità di oro nero arrivano dalla Libia, un Paese che ormai non esiste più così come il Venezuela. […]Bisogna prepararsi perché l’instabilità del prezzo, al rialzo o al ribasso, ce l’avremo sempre».
Anche la guerra in Ucraina, quindi, influisce?
«No, è colpa dell’Arabia Saudita che vuole incassare di più perché il principe Mohammed bin Salman vuole comprare i migliori calciatori del mondo. I sauditi possono ridurre la produzione e puntare a un prezzo più alto. Infine, l’Occidente continua a ribadire che intende usare sempre meno petrolio, ma secondo me è molto difficile trovare delle alternative. […]». […]