Estratto dell’articolo di Manuel Follis per “la Stampa”
Fabrizio Palenzona lo aveva predetto che una tassa sugli extraprofitti avrebbe generato malumori. «Che stessero pensando a un'iniziativa di questo tipo era nell'aria da tempo», spiega il presidente di Crt. Ma così «sembra che abbiano provato a dare un colpo al cerchio e uno alla botte»
In che senso?
«Il governo ha rivisto il reddito di cittadinanza suscitando molte critiche. E così han pensato di dare un colpo agli istituti del credito, che va sempre bene se a guidare è la demagogia. Un errore, perché di demagogia alla lunga si muore».
SALVINI ANNUNCIA LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE
C'è chi dice che in questo modo si possono aiutare famiglie in difficoltà.
«Sono d'accordo, ma i provvedimenti non devono mai scardinare o anche solo danneggiare un sistema. Se fossimo seri o coerenti dovremmo ricordarci che le banche hanno passato periodi di grande sofferenza. Io non posso dimenticare gli anni che hanno comportato aumenti di capitale per i quali le fondazioni si sono dovute svenare. Non mi ricordo che allora lo Stato sia venuto in soccorso degli istituti di credito.
Quando i tassi erano sotto lo zero e gli istituti hanno dovuto provvedere a rafforzamenti patrimoniali per ovvi motivi, nessuno si è nemmeno posto il problema. […] Le fondazioni bancarie per scelta dedicano circa l'85% delle loro risorse a iniziative sociali. Questa tassa sugli extraprofitti, […] avrà certamente un impatto negativo sui conti delle fondazioni. Se l'obiettivo della misura è sostenere le famiglie in difficoltà il governo dovrebbe aiutare le fondazioni con uno sgravio fiscale».
giancarlo giorgetti francesco profumo
Si tratta di una proposta ufficiale?
«Crt proporrà all'amico Francesco Profumo di avanzare questa proposta come Acri: l'introduzione di un credito d'imposta per tutte le fondazioni. Siamo convinti che i nostri colleghi saranno d'accordo».
C'è chi dice che le più colpite saranno le piccole banche.
«Certo vivono più di depositi e prestiti e meno di prodotti. […]».
Qualcuno al governo sostiene che le banche abbiano ignorato i segnali delle authority.
«Mi creda, la moral suasion di Bankitalia o della Bce è molto efficace quando lo vuole essere. E se non l'ha fatto c'è un motivo […] si poteva ragionare per individuare strade che in passato sono state trovate senza creare crisi di credibilità».
fabrizio palenzona foto di bacco (3)
Arrivati a questo punto come si procede?
«È abbastanza evidente che questo decreto retroattivo che mette nel mirino solo le banche e non gli altri interlocutori finanziari presta il fianco all'accusa di illegittimità». […]
Il fondo americano Dk ha venduto alla Ion di Andrea Pignataro la sua quota nella società di npl Prelios. Lei è presidente della società, che futuro vede ora?
«Sono ancor più ottimista. Pignataro è un tipico figlio della genialità italiana. Con lui e col suo gruppo, Prelios entra nel futuro. Un esempio che mi viene dal cuore è quello di Leonardo Del Vecchio. All'epoca Luxottica era molto indebitata, ma Unicredit finanziò l'acquisizione di Ray-Ban! Sono felice che il sistema bancario italiano lo abbia capito. Da oggi Prelios è destinata a diventare una pedina importante di uno dei gruppi internazionali e finanziari più innovativi al mondo».
Visto che abbiamo cambiato capitolo, Crt è anche azionista di Generali, cosa pensa dell'ultima semestrale?
«Ha mostrato risultati buoni pur in un contesto macroeconomico sfidante […] sono convinto che nelle aziende quotate di grande dimensione e con rilievo "sistemico", come appunto Generali o Unicredit, avere azionisti stabili nel tempo con una visione di lungo termine sia fondamentale».
Può spiegare meglio?
«Gli azionisti devono garantire stabilità alla società, devono fare quadrato quando la speculazione aggredisce l'impresa, ma anche sapere ascoltare e riconoscere gli altri investitori quando questi esprimono orientamenti consonanti con gli obiettivi di crescita sostenibile. Quando questo non avviene siamo di fronte a un'anomalia. Lo scontro in assemblea dello scorso aprile è stato sicuramente una di queste anomalie, ancor più perché ha coinvolto anche società a management. Non la ritengo una pagina positiva e questo non vale solo per chi si è esposto di più».
Una critica?
«Nessuna critica. Dico che si doveva fare ogni sforzo per evitare uno scontro e ciò purtroppo non è successo. Nessuna delle parti in gioco, azionisti, società, management alla fine è stata in grado di superare la propria, pur legittima, visione personale, per fare sintesi nell'interesse della società. Sono un grande amico e un estimatore dell'ingegner Francesco Caltagirone […] Ha lottato da par suo raccogliendo il consenso di tanti investitori. Le cose sono andate come sono andate e bisogna prenderne atto. Ma tutti, azionisti stabili, società e management, devono concorrere a creare le condizioni, senza pregiudizi né arroccamenti, […]».
Auspica che gli attriti finiscano?
«Bisogna fare per Generali quello che andava fatto qualche anno fa: azionisti stabili e manager devono trovare un equilibrio di relazioni […] Generali è decisiva per l'equilibrio finanziario del Paese. Ero presente quando un giorno Cuccia, un po' in polemica con Maranghi, disse: Mediobanca può sparire, ma quello che l'Italia non può permettersi di perdere è Generali. […]».
Ha citato Mediobanca, come valuta la situazione tra soci?
«Le situazioni sono molto diverse. Non credo ci sarà una guerra in Mediobanca. […] Siamo di fronte a una società che tutti riconoscono essere ben gestita. […] va trovato un dialogo nell'interesse della società. […]».