Da “Outlook” – la newsletter di Walter Galbiati per “la Repubblica”
L’anticipazione flash sull’andamento del Pil del primo trimestre ha registrato un’economia tedesca ferma, stagnante intorno allo zero, con un lieve miglioramento rispetto al calo dello 0,4% dell’ultimo trimestre dello scorso anno, ma pur sempre troppo poco per evitare che la Germania possa non finire in recessione.
I dati sono stati resi pubblici il 23 aprile e dovranno essere confermati il prossimo 25 maggio. Ma i segnali che stanno arrivando dai principali indicatori economici sono tutt’altro che confortanti, lasciando poco spazio alle speranze di un miglioramento. Anzi si teme che si possa rivedere il dato al ribasso, mandando di fatto in recessione la principale economia della zona euro.
ROBERT HABECK E LA DURATA DELLA DOCCIA
[…] Pochi giorni fa sono stati pubblicati i numeri relativi alla produzione industriale di marzo e hanno registrato un calo del 3,4% rispetto al mese precedente, il più forte ribasso degli ultimi 12 mesi e un dato nettamente peggiore rispetto alle stime del consensus degli economisti interpellati da Reuters che prevedevano una contrazione dell’1%. Dopo il calo degli ordini industriali, delle vendite al dettaglio e dell’export, è l’ennesimo segnale di quanto la Germania stia facendo fatica a risalire la china.
[…] Nel primo trimestre del 2023, nessuna delle grandi economie europee ha fatto peggio della Germania, perché Italia e Spagna sono cresciute dello 0,5% rispetto al quarto trimestre del 2022 e la Francia dello 0,2%. Il calo della produzione industriale tedesco è il riflesso della debolezza di molti settori. La maggior difficoltà è stata registrata dall’industria automobilistica, con una flessione del 6,5%. Ma sono calati del 3,4% anche i macchinari e del 4,6% le costruzioni.
Il segnale allarmante è che la produzione industriale rimane al di sotto dei livelli pre pandemia e le aspettative non sono buone dopo che a marzo l’industria manifatturiera ha visto gli ordini scendere del 10,7%, il peggior dato dal drammatico calo registrato ad aprile 2020. Sempre a marzo, le vendite al dettaglio sono scese del 2,4%, il peggior dato dell’Eurozona, le esportazìoni sono diminuite del 5,7% rispetto al mese precedente, colpite soprattutto dal cattivo andamento dei mercati cinese e statunitense.
[…] La valanga di dati negativi è arrivata proprio nei giorni in cui il vice cancelliere e ministro per gli Affari economici, Robert Habeck, ha alzato le stime di crescita del Pil dallo 0,2% al 0,4%, sostenendo che i sussidi per il caro energia hanno aiutato ad evitare la recessione. Il governo tedesco ha pianificato di spendere nel 2023, attraverso l’apposito fondo istituito per stabilizzare l’economia, fino a 116,75 miliardi di euro, ovvero il 3% del Pil dello scorso anno, due terzi dei quali destinati proprio a frenare i prezzi del gas (40,3 miliardi) e dell’elettricità (43 miliardi).
Il resto sono stati destinati per 15,2 miliardi a Uniper, la utility tedesca strettamente legata alle forniture russe ed entrata in crisi finanziaria con la chiusura dei rapporti dovuta all’invasione dell’Ucraina, e per 18 miliardi alle imprese energivore. Si tratta del più imponente piano di intervento europeo contro il caro energia: la Francia ha dedicato alla copertura dei costi dell’energia meno della metà della Germania, circa l’1,4% del Pil.
olaf scholz testimonianza su banca warburg
[…] A differenza del ministro dell’Economia, gli analisti dell’Ifo Institute prevedono per la Germania un 2023 in calo dello 0,1%. Secondo le loro stime, l’inflazione ha probabilmente già raggiunto il picco e la riduzione dei costi dell’energia dovrebbe permettere alle imprese manifatturiere di non continuare ad alzare i prezzi per i consumatori.
Tuttavia il trasferimento di questi benefici alle famiglie sarà lento e ci vorranno mesi prima che i prezzi tornino a scendere. Ifo Institute stima che ciò non avverrà prima della fine dell’anno. Per questo l’inflazione core in Germania si attesterà intorno al 6,3%, quando lo scorso anno era stata del 4,9%, mentre l’inflazione complessiva scenderà dal 6,9% del 2022 al 6,2%.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ AI FUNERALI DI RATZINGER
In questo scenario è difficile prevedere una rapida ripresa della Germania, tanto che anche il Fondo monetario internazionale e la Bundesbank prevedono un 2023 in calo. Resta ora da capire quanto sarà forte la contrazione e quanto condizionerà il resto dell'Europa.