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Nonostante Gianni Mion si affanni a spiegare sui giornali che l’unica possibile trattativa riguarda un ingresso di nuovi soci in Autostrade per l’Italia con la conseguente discesa in minoranza della controllante Atlantia, la vera trattativa sul tavolo riguarda proprio la holding che solo due anni fa con la regia di Gilberto Benetton e il lavoro di Giovanni Castellucci e Marco Patuano aveva scalato le gerarchie mondiali conquistando la spagnola Abertis e portato a segno l’operazione nelle torri di Cellnex, avvenute nel biennio di assenza di Mion dal gruppo.
luciano giuliana gilberto benetton
Ora lo scenario è completamente cambiato. Gilberto è mancato pochi mesi dopo il crollo del ponte Morandi, Castellucci e Patuano sono stati allontanati proprio da Mion, nel frattempo ritornato in sella, il quale ha messo il fido Bertazzo alla guida da Atlantia.
Ma la strategia del muro contro muro con il governo del duo Mion-Bertazzo non sta pagando, e ora diventa sempre più probabile che i Benetton debbano scendere in minoranza non più in Aspi, bensì in Atlantia.
Sarebbe la fine del sogno imprenditoriale della famiglia di Ponzano Veneto, cominciato più di 50 anni fa con l’intuizione di Luciano che inventò un nuovo modo di fare maglioni colorati. D’altronde con la scomparsa di Gilberto, l’allontanamento di Castellucci e Patuano, rimpiazzato dal quasi ottantenne Mion, e il chiamarsi fuori dell’unico possibile vero erede, Alessandro, il gruppo non ha più un imprenditore che possa guidarlo.
Anche per questo, si dice, Luciano non vedrebbe di cattivo occhio la discesa in Atlantia e apprezzerebbe un calare dei toni nei confronti del governo.