Tobia De Stefano per “Libero quotidiano”
Hai voglia a spacciarla per tregua fiscale. Poi arriva il momento della verità, quando le scadenze si avvicinano e imprese e famiglie, nel momento più acuto della crisi, si trovano a dover pagare 29 miliardi di imposte tra Irpef, Ires e cedolare secca sugli affitti. Allora, si scopre che «la tregua» - eccezion fatta per l' abolizione della prima rata dell' Irap - non era altro che l' ennesimo annuncio spot del premier Conte e che dietro si nascondeva la solita solfa: un salasso fiscale.
Con una differenza, causa bilanci falcidiati dal virus, molte aziende e tanti contribuenti, non riusciranno a versare saldi e acconti nei tempi dovuti e saranno costretti a pagare in seguito sanzioni e interessi. Magari è proprio questo il sordido piano del governo.
Ma partiamo dai numeri.
pignoramento conto corrente gualtieri e conte
La data è segnata da settimane con il circoletto rosso sui taccuni di commercialisti e buon padri di famiglie. A fine giugno - come ricostruisce Unimprese - bisogna pagare circa 29 miliardi di tasse. Lo Stato si prepara a incassare 11,7 miliardi di tributi per il 2019 e altri 17,2 miliardi come acconto per il 2020. «Sono cifre rilevanti, che potrebbero dare ossigeno alle famiglie e alle imprese, contribuendo a far ripartire i consumi, gli investimenti delle aziende, il pagamento di stipendi e di fornitori. Le imposte si dovrebbero versare quando è possibile - evidenzia il consigliere di Unimpresa, Marco Salustri -, se è vero, infatti, che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributive, è vero anche che, in tempi drammatici come questi, i contribuenti non hanno affatto capacità contributive. Per tale motivo i rinvii vanno fatti in ragione di una ripresa economica vera e ponderata».
TASSE roberto gualtieri giuseppe conte 1
Ma non solo. Perché Unimpresa evidenzia quanta iniquità ci sia anche nei provvedimenti positivi presi dal governo: «Pure lo sconto dell' Irap (imposta regionale sulle attività produttive) - continua Salustri - ha effetti distorsivi importanti, chi ha avuto un incremento del reddito nel 2019, avrà beneficio immediato, mentre chi ha ottenuto un calo del fatturato dovrà fare i conti con il recupero del credito che maturerebbe da questa agevolazione (a causa dei maggiori acconti versati l' anno precedente). E comunque gli imprenditori sono in attesa di chiarimenti certi circa l' applicazione contabile di questa agevolazione e la gestione del secondo acconto previsto per il mese di novembre 2020».
ROBERTO GUALTIERI AKA MAO TSE TUNG
Insomma, non solo il governo mette in difficoltà famiglie e imprese nel momento più acuto della crisi, ma anche quando decide giustamente di dar fiato al tessuto produttivo eliminando il pagamento di un balzello (abolizione della prima rata Irap), lo fa senza tutelare le imprese più deboli, quelle che nel 2019 hanno subito un calo del fatturato e che presumibilmente potrebbero uscire peggio dalla crisi. Tant' è che l' analisi della realtà lascia spazio a più di un ragionevole dubbio: sarà mica che i provvedimenti del governo rispondono a una precisa strategia?
«Viene da pensare - sottolinea il consigliere di Unimpresa - che sia una manovra: il governo sa benissimo che la maggior parte di imprenditori, ditte e lavoratori autonomi non verserà le imposte questo giugno, ma sa altrettanto bene che quello che non incassa oggi lo incasserà tra qualche mese tramite l' emissione di avvisi bonari e cartelle. Con questa procedura non solo può recuperare le somme accertate, che non sono state versate a giugno, ma anche interessi e sanzioni, attraverso le quali potrà rifarsi anche di parte dell' Irap abbonata, sarebbe un' altra beffa».