Giuseppe Bottero per “la Stampa”
LUIGI GUBITOSI FRANCESCO STARACE
Tre mesi dopo il blitz durante un consiglio di amministrazione di Tim, il governo torna a fare irruzione, con forza, sul piano per la rete unica della fibra. Attraverso una lettera recapitata ai vertici di Enel, nel giorno del consiglio di amministrazione convocato alla vigilia della presentazione del piano strategico che ne disegnerà il futuro, il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri e il titolare dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, chiedono al colosso guidato dall' ad Francesco Starace di «considerare la rilevanza strategica» del progetto.
Un' operazione approvata in piena estate, che passa attraverso la fusione tra Open Fiber, di cui la società dell' energia è azionista con il 50% assieme alla Cassa depositi, e Fibercop, il veicolo nato dall' alleanza tra Tim e il fondo americano Kkr, con la partecipazione di Fastweb.
Dopo l' accelerazione e gli annunci, il piano definito dall' accordo con l' ex monopolista ha iniziato a rallentare. Uno dei punti interrogativi, forse il più grosso in attesa che si metta in moto l' Antitrust europeo, è proprio legato all' Enel, che tratta la vendita della sua quota (sarebbe valutata attorno agli otto miliardi) con il fondo australiano Macquarie e la Cdp senza aver ancora deciso nulla: cedere tutto? Tenere un 10% per partecipare a un' operazione di prospettiva?
Giuseppe Conte Fabrizio Palermo
Ora scende in campo il governo, in modo deciso, pur rispettando «l' autonomia decisionale» della società, che è quotata in Borsa.
«Nell' attuale situazione di emergenza sanitaria» scrivono Gualtieri e Patuanelli, l' obiettivo di una infrastruttura per la banda larga, che acceleri «la transizione tecnologica del Paese» è «quanto mai urgente e non rinviabile».
Specie a pochi mesi dall' attivazione dei fondi del Recovery Plan, che vanno utilizzati con l' obiettivo di assicurare ai cittadini e alle imprese «un accesso efficace, efficiente, sicuro e paritario ai servizi pubblici».
Il governo, si legge nella lettera, punta ad una rete «integrata, aperta all' accesso e al coinvestimento di tutti gli operatori del mercato» e ne vede ricadute «estremamente positive».
Dunque, bisogna imprimere un cambio di passo, e così scatta il pressing affinché Enel - di cui il Tesoro è il grande azionista -venda le sue quote a chi è nel progetto. Ovvero Macquarie, già in campo per Autostrade, che potrebbe partecipare assieme ad altri soggetti finanziari, e la Cassa: il gruppo guidato da Fabrizio Palermo sta valutando di rilevare una partecipazione, anche minima, per assumere la maggioranza di Open Fiber.