Aldo Fontanarosa per “la Repubblica – Affari & Finanza”
Sulle vicine vacanze di Natale incombe la minaccia - concreta - di un nuovo rincaro dei biglietti aerei, che si aggiungerebbe a quello già beffardo dell'estate. Decine di compagnie sono pronte a scaricare sulle nostre tasche l'ultimo costo inatteso che sopportano in questo 2022. Dopo un'estate di caos negli aeroporti, voli tagliati e scioperi, la persistente forza del dollaro Usa torna a insidiare i conti dei vettori.
E la silenziosa insidia può essere tamponata in due modi: riducendo i numeri dei decolli (dunque dei posti in vendita); e ritoccando verso l'alto i prezzi. The Us Dollar Index è il termometro del valore del dollaro rispetto a sei valute concorrenti del mondo: corona svedese, dollaro canadese, euro, franco svizzero, sterlina, yen. Vederlo ai livelli più alti da oltre 20 anni è una cattiva notizia per le compagnie non americane. Questi vettori ottengono i loro ricavi in valute che si indeboliscono; e intanto pagano le spese in dollari (sempre più costosi, al cambio).
Uscite irrinunciabili e pesanti - come il noleggio a lungo termine o l'acquisto di nuovi velivoli o i rifornimenti di carburante, il jet fuel - vengono quasi sempre pagate con il biglietto verde, valuta di riferimento del settore aereo. Il caro dollaro scarica sui bilanci dei vettori, dunque, un ulteriore doloroso aggravio, effetto del cambio svantaggioso. Quando poi l'indebitamento di una compagnia è denominato in dollari e genera interessi e rate di rimborso nella divisa statunitense, ecco la penalità moltiplicarsi. Per informazioni, chiedere ad Asiana Airlines che - scrive BusinessKorea - per questo motivo accusa una forte erosione del capitale sociale, a fine 2022.
IL DOLLARO E LE COMPAGNIE AEREE
Ora, non tutte le valute sono vulnerabili allo stesso modo di fronte al dollaro. Il sito della Bbc, la tv pubblica inglese, a denti stretti colloca la sterlina in testa alla classifica delle monete che si sono indebolite tra gennaio e ottobre 2022: siamo già a un meno 20% , come peraltro per lo yen giapponese. Soffrono anche due pilastri del sistema monetario come l'euro (meno 15% ) e il Renminbi cinese (meno 11,38). Va male infine la Rupia indiana, con il suo meno 8,8% mentre il Real brasiliano si apprezza del 3,3%, in controtendenza.
Le compagnie più previdenti aprono dei paracadute per non rovinare al suolo. Prenotano grandi quantità di carburanti ed anche di dollari a un prezzo alto, ma quantomeno stabile. In questo modo, si garantiscono dal rischio delle fluttuazioni del jet fuel e delle valute.
Il problema è che il dollaro si è rafforzato oltre ogni aspettativa. Primo, per i tre rialzi consecutivi dei tassi d'interesse decisi dalla Fed (la Banca centrale degli Usa). Secondo, perché le tante incognite di questi mesi - l'inflazione, l'Ucraina, Taiwan - consolidano il dollaro nel ruolo di bene rifugio.
Peraltro, se i vettori indossano i loro salvagente, anche Airbus e Boeing si cautelano. Osserva il Financial Times che i due principali produttori al mondo impongono "clausole di escalation" alle compagnie che comprano i loro aerei.
Se ad esempio Airbus e Boeing pagano di più i materiali di costruzione, subito scaricano la spesa aggiuntiva sull'acquirente. In questo clima, la Iata prevede che il comparto del trasporto nei cieli perderà altri 10 miliardi di dollari nel 2022, anno della parziale ripresa. Ammanco che si aggiungerà ai 180 già accumulati nei 24 mesi pesanti della pandemia.
il viaggiatore comune In questo scenario, anche il viaggiatore comune percepirà che qualcosa si è inceppato. Per le prossime vacanze di fine anno, i posti disponibili sugli aerei saranno inferiori rispetto al 2018 o al 2019, ultimi due anni prima del Covid- 19: questo, malgrado una domanda che si prevede sostenuta.
Le compagnie non possono permettersi di bruciare carburante in aerei che non siano quasi completamente pieni. Quindi taglieranno i decolli. Anche Ita Airways, nel suo piccolo, ha messo in campo questa strategia di risparmio. Tra gennaio e agosto del 2022, ha operato 60 mila 500 voli, per un totale di 108 mila ore di navigazione. Siamo a un meno 14% sugli obiettivi fissati nel Budget previsionale.
La sforbiciata delle compagnie - effetto diretto del caro carburanti e del caro dollaro - si aggiungerà a quelle già decise dagli aeroporti. Presi d'assalto quest' estate e incapaci di reggere l'onda d'urto dei tanti passeggeri inattesi, i principali scali europei confermano la riduzione delle partenze e degli arrivi fino all'estate del 2023. Se i posti disponibili si riducono, i biglietti rischiano di costare sempre di più. A settembre Ryanair annuncia che le offerte imperdibili - da 9,99 euro a volo - non sono più compatibili con i mesi delsuper, iper dollaro. E così il prezzo medio del ticket si prepara a salire dai 40 ai 50 euro, per fine anno.
SCIOPERI E RITARDI NEGLI AEROPORTI
Sempre a settembre l'associazione Condacons - citando dati Istat denuncia un aumento del 176% per i voli intercontinentali (da un anno all'altro), del 128,1% per gli internazionali e del 110,8, per i nazionali. Tariffe che la spirale inflattiva può rispingere su, per Natale. Gli unici a gioire sono i tanti turisti statunitensi che - grazie al dollaro piglia-tutto - prenotano felici viaggi nel resto del Mondo, quello delle valute deboli. Il deprezzamento delle divise scandinave e della moneta comune - scrive Bloomberg - spinge "l'amico americano" soprattutto verso il Portogallo (Paese che ha l'accortezza di tenere sotto controllo le tariffe di hotel e ristoranti), la Svezia, la Norvegia, il Nord Italia. Le Dolomiti, in particolare la Val Badia, sono sempre più nel mirino del turismo a stelle e strisce. Almeno questo.
caos bagagli negli aeroporti 1 SCIOPERI E RITARDI NEGLI AEROPORTI SCIOPERI E RITARDI NEGLI AEROPORTI SCIOPERI E RITARDI NEGLI AEROPORTI PREZZI CARBURANTE COMPAGNIE AEREE