Martina Di Berardino per www.repubblica.it
Un centro commerciale, il Vatican Mall, con almeno due anime: quella del business e quella religiosa certo, ma non solo. Lo Stato Pontificio vuole questo luxury outlet tanto da metterci il nome? Oppure all'interno delle Mura si sono scontrate due correnti, una pro e una contro l'iniziativa puramente di lucro? Un mistero della fede che ha molti retroscena. L'unica certezza è che dietro l'operazione commerciale a 5 piani c'è Monsignor Luis Antonio Tagle, possibile successore di Bergoglio.
Il Mall, dentro il terminal Gianicolo, è gestito da una società privata di imprenditori, la Gasak, che mette 15 milioni di euro su questa impresa, e che paga un affitto a Propaganda Fide, Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli istituita il 22 giugno 1622, con sede a piazza di Spagna in cui si concentra il governo generale dell'attività missionaria del mondo.
L'ente gode, anzi godeva, di autonomia di movimento e gestione, pur facendo parte della famiglia del Vaticano. Fino al 5 giugno scorso, quando la Congregazione è stata ridimensionata con l'entrata in vigore della costituzione apostolica Praedicate evangelium e le competenze che erano appannaggio esclusivo di Monsignor Luis Antonio Tagle sono ora sotto un nuovo unico Dicastero eretto da Papa Francesco e da lui stesso guidato.
Tagle, cardinale, originario di Manila, è l'ecclesiastico più importante della Curia romana. Era stato nominato da Bergoglio il Papa Rosso, perché questo è l'appellativo riservato al prefetto di Propaganda Fide, e considerato tra i candidati a sedere sul soglio di Pietro. Il monsignore ha scelto il progetto nel nuovo Mall tra numerose altre proposte proprio per le sue caratteristiche tecnologiche e di sostenibilità ambientale.
E così lo spazio del Gianicolo che prima ospitava una scuola di formazione per le infermiere del Bambino Gesù ha cambiato destinazione. Da un nobile profilo ad una cassa per fare soldi. Nasce quindi il Mall della discordia, con lo Stato Pontificio che non riconosce apertamente l'iniziativa, anzi prende con misura le distanze e non nasconde un leggero imbarazzo dietro una serie di "non sappiamo, non siamo noi", ma intanto lascia correre e soprattutto lascia anche il nome.
E non è finita. Scontri sul bilancio della Santa Sede si erano già verificati in passato, tanto che secondo quanto riportò il The Tablet inglese, Propaganda Fide venne apertamente accusata di opporsi ad una riforma finanziaria promossa dall'allora cardinale George Pell. Una gestione non sempre trasparente di un ente che dispone di ampi possedimenti immobiliari e di grande autonomia.
C'è anche un precedente, tuttavia di peso diverso, che aveva già messo in imbarazzo il Vaticano: il McDonalds di via della Conciliazione, che aprì nei locali dello Stato Pontificio nonostante una serie di polemiche dei residenti e opposizioni interne alla Curia.