Quirino Conti per Dagospia
Una regola essenziale alla base dell’economia della Moda è sempre stata l’indissolubile coniugalità tra il créateur-stilista e chi regolava i flussi economici della produzione, o la gestione e il patronato aziendalistico del sublime atelier. Per farla breve, c’erano lo stilista e un suo amante più o meno credibile dal punto di vista tecnocratico.
Poi poteva esserci anche un Direttore Generale, che tenendo a freno la caratterialità dei due padroni di casa controllava contratti, assunzioni e ogni genere di bega pratica. (Memorabile a questo proposito l’etrusco sorriso del signor Rossi, che come un sommo sacerdote officiava la gestione globale della Valentino.)
Alessandro michele marco bizzarri
C’era anche il caso di chi, in questo ruolo, la faceva davvero grossa, scappando con il malloppo in Svizzera, dove l’eventuale trio accumulava prebende non esattamente legittimate. Una certa mattina, poteva non arrivare in azienda.
Pietro Beccari, Ad Dior, la stilista Maria Grazia Chiuri
Dopodiché, il telefono ormai rovente, cominciava a crescere il sospetto che non sarebbe mai più tornato: forte dell’enorme quantità di segreti tenuti al caldo, magari perfino con un’accoppiata di firme su un conto molto particolare.(Inutile descrivere l’isterismo del créateur e la terribile minacciosità di chi tutto questo aveva architettato. Insomma, il ciclo moriva su storie rocambolesche e sempre dannate.)
Bernard e Delphine Arnault Chiuri
Poi, l’arrivo dell’Acchiappatutto: un attempato signore molto simile al nostro Berlusconi che si sarebbe comprato, se fosse stato ancora in vita, persino Worth e le sue crinoline. Da qui la crescita, in potere e tiranneggiamento, di una nuova classe di servili liberti, fedelissimi al Gran Signore e capaci di qualsiasi voltafaccia.
E mentre il Gran Signore giocava a disporre sul suo tavolo strategico sanguinarie armate commerciali, ecco che, per una sua mossa fatale, tutto il sistema veniva sconvolto.
Dunque, messo alla gogna l’insostituibile Alessandro Michele, ora sembrava venir declassato anche Bizzarri, il responsabile di questo miracoloso momento stilistico. (Notizia smentita, quindi ripresa, poi nuovamente negata.) Dall’altra parte del vulcano, intanto, il parmigiano Beccari lasciava Dior per piazzarsi da Louis Vuitton, il cui gestore, dopo vari passaggi di ruolo, era finito in una situazione imprecisa e ancora imprecisabile.
Basta così? Il cielo ce ne scampi: per un frammento di tempo tecnico, Francesca Bellettini, la bella e intelligente reinventrice – insieme a Vaccarello – di Saint Laurent, pareva si fosse autoincoronata demiurgo di Gucci; mentre da Dior, a rovinare la vita della ciondolante Chiuri, arriva con pessime intenzioni la primogenita di casa Arnault. (Vero o presunto?)
Insomma, un terremoto imprevisto e terrificante... per far sognare Monsieur Arnault e, per simmetria, Monsieur Pinault.
Che orrore la post-modernità dello Stile! Nemmeno ai mercati del suino umbro, un simile cinismo. Staremo a vedere i miracoli che tanto ottuso spadroneggiare meriterà.
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