Stefano Zurlo per il Giornale
Indagini sbagliate. E processi fatti peggio. Alla fine, ecco in appello, il naufragio del segmento Mps che riguardava gli aggiotaggi sui prodotti finanziari. Tutti condannati in tribunale, a Milano, tutti assolti in appello. Gli avvocati degli imputati ci speravano e ritenevano assai sdrucciolevoli le motivazioni del verdetto di primo grado. Sono stati accontentati, con un azzeramento quasi stupefacente delle pene inflitte in prima battuta, e ora rimbalza la domanda impertinente di sempre: tutto il disastro di Siena è avvenuto per autocombustione?
Gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, che nel 2008-9 avrebbero messo in piedi sofisticate operazioni su prodotti finanziari per nascondere le perdite causate dall'acquisto di Antonveneta, sono stati assolti con formula piena. Forse, il dito andava puntato in un'altra direzione, sui crediti deteriorati in pancia a Mps, oggetto dell'ennesimo filone di indagine, ma intanto le polemiche dilagano.
«È una vicenda grottesca spiega all'Adnkronos Letizia Giorgianni, presidente dell'Associazione vittime del Salvabanche - Qualcuno si è sbagliato. O il giudice nel corso del primo giudizio, o il giudice dell'appello».
GIUSEPPE MUSSARI ANTONIO VIGNI
Forse il fascicolo delle performance, appena introdotto fra le furibonde proteste dell'Associazione nazionale magistrati, potrebbe servire per chiarire situazioni così imbarazzanti: come può accadere che sulle stesse carte due collegi arrivino a scrivere verdetti che fanno a pugni l'uno con l'altro?
Attenzione: la coppia Mussari - Vigni ha seguito lo stesso percorso anche nell'ennesimo filone, quello per ostacolo alla vigilanza: condanna in primo grado, assoluzione in appello.
È tranchant Pierluigi Piccini, ex sindaco di Siena: «Il verdetto della corte d'appello non può che suscitare stupore e incredulità, anche se senza le motivazioni è difficile esprimere un giudizio. Ora è tutto chiaro: Antonveneta si è comprata da sola. Quello che mi colpisce - aggiunge Piccini - è che le spese del processo saranno a carico delle parti civili e credo sarà un esborso notevole. La conclusione che sembra delinearsi dopo questa sentenza é che non è successo nulla».
Insomma, siamo all'ennesimo pasticcio italiano, con immancabile e velenosa coda a Brescia dove si scava sull'ipotesi di un'omissione d'atti d'ufficio da parte della magistratura di rito ambrosiano.
«La storia del nostro Paese è il commento davanti alle telecamere di Omnibus di Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi - è pieno di buchi neri. E quando ci sono scandali evidenti sembra che siamo un Paese di fantasmi. Non si trova mai un colpevole, gli avvocati sono sempre molto bravi e più bravi rispetto alla controparte. Insomma, si trova sempre una soluzione che in qualche modo mette una pietra tombale su eventi catastrofici».
ANTONIO VIGNI GIUSEPPE MUSSARI FOTO ANSA
Parla invece del futuro della banca il segretario del Pd Enrico Letta: «Su Mps si è toccato il fondo l'anno scorso, quando si è immaginato che la fine di tutto fosse una svendita.
Quella vicenda è definitivamente superata. Ora c'è una prospettiva positiva».
MONTEPASCHI
Giuliano Balestreri per la Stampa
Con «stupore», ma anche con «meraviglia». Così sì è svegliata Siena all'indomani della sentenza di appello che ha assolto gli ex vertici di Mps assieme a Deutsche Bank e Nomura per aver costruito le operazioni finanziarie al centro delle inchieste giudiziarie.
«Una sentenza di tribunale può assolvere gli imputati, ma il tribunale della storia giudicherà con severità un intero sistema di potere senese che ha portato al disastro della terza banca del Paese» ha commentato il sindaco di Siena, Luigi De Mossi che ha poi aggiunto: «So come, al di là delle responsabilità legali o penali individuali di singoli amministratori della banca, ci sia forte e ineludibile la responsabilità di un intero sistema. Quello del centrosinistra senese che ha per decenni, in raccordo anche col piano nazionale, costruito le condizioni ambientali perché Monte dei Paschi finisse per implodere».
La tesi dell'accusa - per la quale in primo grado erano stati condannati l'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex dg, Antonio Vigni - era che attraverso le operazioni Santorini, Alexandria, Fresh e Chianti Classico (derivati, prestiti ibridi e cartolarizzazioni) sarebbero stati indicati centinaia di milioni di euro di utili, mai prodotti effettivamente. E allo stesso tempo sarebbero state occultate perdite miliardarie con dati di bilancio truccati per oltre 2 miliardi di euro. Operazioni che sarebbero servite a nascondere il buco causato dall'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps per 9 miliardi di euro nel 2008. Per la Corte d'Appello, invece, non c'è stato reato.
Sulla sentenza è intervenuto anche l'ex ministro Franco Bassanini che tra il 1996 e il 2006 - eletto alla Camera tra le fila del Pd, nel collegio di Siena - seguì da vicino le vicende della banca e della Fondazione: «Mussari - ha scritto su Twitter - ha commesso errori anche gravi (non tutti per sua colpa) ma non crimini. La giustizia deve distinguere gli uni dagli altri: in fretta, non dopo anni!». Anche perché dalla richiesta di rinvio a giudizio e la sentenza di secondo grado sono passati più di otto anni.
«Nella storia d'Italia ci sono molti buchi neri e, quando ci sono scandali evidenti, sembra che siamo un Paese di fantasmi» ha incalzato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni sottolineando come si trovi «sempre o un'assoluzione in primo grado o in appello o una soluzione che in qualche modo mette pietre tombali sopra circostanze ed eventi che sono stati catastrofici.
la morte di david rossi mps 13
Ci aspettavamo una sentenza che ci potesse dire perché è stato creato questo buco».
Maria Alberta Cambi, presidente dell'Associazione Buongoverno Mps che riunisce dipendenti di Mps, piccoli azionisti e cittadini con l'intento di tutelare il legame della banca con il territorio, si aspetta che un «ricorso in Cassazione, anche se temo che tanti reati andranno in prescrizione fra poco». In ogni caso, sottolinea Cambi, «rimangono aperti anche altri filoni, come quello degli Npl, che dovrebbero rimanere uniti, per comprendere meglio la gravità della questione».
Per Romolo Semplici, dell'Associazione Pietraserena di Siena, la sentenza è addirittura «sconvolgente», un «colpo di spugna offensivo nei confronti dei dipendenti della banca, dei risparmiatori e del territorio che si è visto depauperare una ricchezza costruita nei secoli». Non entra nel merito del verdetto il segretario del Pd, Enrico Letta, che però dice: «Su Montepaschi abbiamo toccato fondo l'anno scorso quando si è immaginato che la fine di tutta una vicenda fosse una svendita. Oggi abbiamo davanti il tempo necessario e un governo che ha capito come accompagnare un bene pubblico come Mps con le sue persone e con la sua eccellenza».