Camilla Conti per “la Verità”
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Tra i sintomi del disturbo bipolare i medici segnalano l'aumento dell'autostima o grandiosità, l'aumentata produzione verbale con difficoltà a frenarla, la volubilità nel cambiare opinione (il paziente non si accorge che i suoi pensieri cambiano facilmente), facile distraibilità (il paziente può porre attenzione a particolari insignificanti ignorando elementi importanti) e persino un aumentato coinvolgimento in attività che possono avere conseguenze pericolose, come per esempio spendere molto denaro.
Tutti sintomi che sembra avere il governo Conte. Come conferma la strategia bipolare sul destino del Monte dei Paschi di Siena. Mercoledì sera Roberto Gualtieri, gran capo del Tesoro che ancora possiede il controllo dell'istituto di Rocca Salimbeni, ha confermato in un forum di Bloomberg: «Lo Stato uscirà da Mps nel 2021», come del resto impone l'accordo preso con la Commissione Ue in cambio della ricapitalizzazione precauzionale.
ROBERTO GUALTIERI CARLA RUOCCO
Nelle stesse ore, la presidente grillina della commissione d'inchiesta sulle banche, Carla Ruocco, illustrava al Corriere della Sera (l'articolo è uscito ieri mattina in edicola) la visione del Movimento 5 stelle: «Lo Stato nazionalizzi tutta Mps». Ovvero resti sul Monte per sempre.
Anche con in mano il 100% perché, dice la Ruocco, « l'atteggiamento della Ue sta cambiando. È stato sospeso il patto di stabilità, si parla di Recovery fund, si può anche parlare di rivedere alcune regole sulle banche».
Insomma, per i grillini sarà bellissimo trasformare il Monte, un tempo feudo (e bancomat) del Pd, per farne una banca pubblica per le imprese. Come con la Popolare di Bari che diventerà la Banca del Sud «ma non sarà una nuova Cassa del Mezzogiorno». Nel magico mondo bipolare del governo una mano non sa cosa fa l'altra. Ed entrambe le mani, per ora, si agitano solo a vuoto.
E il caso Mps è solo l'ultimo segnale del cedimento strutturale del Mef. Sulla Verità abbiamo già raccontato di come la Ragioneria generale dello Stato, su un provvedimento cruciale atteso da mesi come il decreto Rilancio, che mette in campo 55 miliardi di risorse, fosse arrivata a vergare 22 pagine di fuoco contro gli emendamenti dello stesso governo e della medesima maggioranza.
ROBERTO GUALTIERI AKA MAO TSE TUNG
Una nota impietosa, verso i numeri due Antonio Misiani (Pd) e Laura Castelli (M5s), ma anche verso il ministro Gualtieri, palesemente non al comando della situazione.
Una debacle ma anche la conferma che al ministero nessuno ha una bussola, i dipartimenti vanno ognuno per conto proprio e anche il direttore generale Alessandro Rivera - il tecnico più attivo e competente sul fronte degli equilibri bancari, gioca una sua partita (si pensi al suo ruolo nei negoziati europei).
Nel frattempo, al bipolarismo della politica si contrappone la razionalità dei numeri.
Perché la pulizia del Monte dei Paschi dagli oltre 8 miliardi di euro di crediti deteriorati agevolerà il matrimonio con un'altra banca ma non rimuove tutti gli ostacoli a una fusione che richiederebbe, da parte dei cavalieri bianchi, un rafforzamento patrimoniale di un miliardo di euro pre oneri di ristrutturazione, e il farsi carico di ingenti rischi legali.
antonio misiani riccardo fraccaro laura castelli
È quanto sostengono gli analisti di Equita, secondo i quali dopo la cessione degli npl alla ex Sga (controllata anch' essa dal Tesoro) il Monte diventerà la seconda banca più «pulita» in Italia. Ma come contraltare dell'operazione, a regime si ridurrà l'indice di solidità patrimoniale (il cosiddetto Cet1) per effetto del contributo ad Amco di 1,1 miliardi di patrimonio.
Tradotto: da un lato la diminuzione del rischio, eliminata la zavorra delle macerie del passato, renderà più attraente la «sposa» senese sul mercato, ma dall'altro un eventuale pretendente dopo le nozze vedrebbe diluire il proprio Cet1.
Senza dimenticare, i quasi 5 miliardi di rischi legali che restano ancora nella dote del Monte che può scoraggiare un teorico acquirente.
Al di là dei desiderata della Ruocco e dei 5 stelle, il destino di Mps si gioca ancora a Bruxelles e a Francoforte con la Bce che vuole il consolidamento bancario. Il cammino è segnato e l'operazione Intesa-Ubi non solo ha riaperto il risiko ma ha anche riaperto il dibattito sulla nascita di un terzo polo del credito, in un sistema ancora estremamente parcellizzato tra ex popolari, casse di risparmio e Bcc.
Lo stesso Mef non ha ancora spiegato come farà a scendere dal Monte senza farsi troppo male in termini di minusvalenze, considerato il gap tra il valore di carico della partecipazione (6,49 euro) e il prezzo del titolo in Borsa (poco più di 1,5 euro).
Se servirà un nuovo aumento di capitale per rilanciare l'istituto chi metterà i soldi? E chi potrebbe essere il principe azzurro?
Gli occhi restano puntati sul BancoBpm, ma proprio ieri il presidente dell'istituto di Piazza Meda, Massimo Tononi (che in passato è stato anche al vertice di Mps, quindi la conosce bene), ha ribadito «l'assoluta infondatezza delle voci relative a contatti» con Siena in merito a un possibile matrimonio.
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ROBERTO GUALTIERI CARLA RUOCCO