1. SCHIAFFO DI VIVENDI AL GOVERNO: SULLA RETE DI TIM SARÀ BATTAGLIA
Estratto dell'articolo di Carlo Di Foggia per “il Fatto quotidiano”
Da quando Telecom è stata devastata dalla privatizzazione nel 1999, per lo Stato rimettere il dentifricio nel tubetto è impresa impossibile. Ieri è toccato anche al governo di Giorgia Meloni confrontarsi con la realtà e prendersi il suo schiaffo da Vivendi.
L'ad del gruppo francese - dal 2016 primo azionista di Tim con il 24% - Arnaud de Puyfontaine, si è dimesso a sorpresa dal cda del gruppo telefonico. Il suo passo indietro segue di un mese quello dell'altro manager dei francesi, Frank Cadoret, e priva Vivendi di un proprio rappresentante nel board di un gruppo dove ha investito quattro miliardi e ne sta perdendo, a oggi, tre.
[…] La mossa di Vivendi è uno schiaffo al governo, che pure aveva blandito solo poche settimane fa. L'esecutivo aveva esordito mandando in soffitta il tentativo di Cdp, pensato ai tempi di Draghi, di formulare un'offerta per rilevare la rete da Tim. Vivendi l'aveva rispedita al mittente, chiedendo 31 miliardi per la rete, sei volte il valore di Tim in Borsa e più del doppio di quanto offerto da Cdp.
La palla è passata (o se l'è presa) al ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha esautorato il sottosegretario a Palazzo Chigi, Alessio Butti (che pure ha le deleghe in materia, ma si è sabotato da solo dopo alcune uscite improvvide). Non avendo una sua linea, a dicembre Urso ha convocato tre tavoli con Cdp e Vivendi per sentire le loro proposte.
Quella cara a Vivendi è dividere la parte rete e quella servizi di Tim in due società, entrambe quotate e con lo stesso azionariato. La prima verrebbe venduta a Cdp. L'alternativa è tornare alla vecchia proposta, con la Cassa che si offrirebbe solo di comprare la rete da Tim.
Urso alla fine ha optato per la seconda, sposando la linea di Cdp. Il gruppo guidato da Dario Scannapieco si è così messo al lavoro per formulare una nuova offerta entro fine mese, che ricalca quella bloccata dall'esecutivo a dicembre. Vivendi ha capito la linea e ha deciso di sparigliare le carte. […]
2. PER IL SOCIO FRANCESE UN ROSSO POTENZIALE CHE VALE 3 MILIARDI
Estratto dell’articolo di A. Bio. per “il Sole 24 Ore”
[…] La campagna d'Italia alla fine si è rivelata invece una battaglia lunga, per ampi tratti combattuta tra carte bollate, autorità e legali in campo. Che dal punto di vista finanziario non hanno avuto finora buon gioco. Solo considerando la presenza di Vivendi in Tim il titolo - che ieri comunque ha messo a segno un +3,32% salendo a 25,8 centesimi - è ben lontano dai 62 centesimi che rappresentano il prezzo di carico di Vivendi che per la sua quota aveva sborsato 4 miliardi avendole comprate a 1,07 euro (con perdite potenziali che si aggirano sui 3 miliardi).
Anche gli 86 centesimi di Cdp, poi rettificati a 65, sono lontani. […] Ora quindi con l'uscita anche di de Puyfontaine, dopo quella di Frank Cadoret, il primo azionista resta senza componenti in cda. Proprio mentre il dossier rete arriva a uno snodo cruciale, con Vivendi che ha espresso la preferenza per un modello di scissione proporzionale invece che su una vendita della rete a Cdp e fondi, con il proposito di puntare alla ServiceCo che nascerebbe dalla scissione di Telecom in parallelo alla società della rete
3. TIM, VIVENDI SI CHIAMA FUORI DAL CDA BRACCIO DI FERRO SUL PIANO PER LA RETE
Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “La Stampa”
[…] Sette anni dopo il suo ingresso, Arnaud de Puyfontaine, ad di Vivendi, si dimette «con effetto immediato» dal cda di cui, per un periodo, è stato anche presidente. E di fatto azzera la presenza del primo azionista francese (23,75%), dopo il recente passo indietro di Frank Cadoret, poi sostituito con Massimo Sarmi.
[…] Parigi, fuori dal cda, avrà ora mani più libere al tavolo con governo e Cdp. Ma conferma il ruolo di «investitore di lungo termine» in Tim e l'interesse, già espresso, per «ulteriori operazioni industriali in Italia».
Tra le righe si intravede una richiesta di discontinuità nella governance dell'ex monopolista. Nel mirino c'è di certo la presidenza, da tempo considerata inadeguata da Parigi, di Salvatore Rossi. E l'ad Pietro Labriola? Ora chiuderà i conti del 2022 e discuterà il nuovo piano (che presenterà il 14 febbraio) senza la presenza in cda del socio che, peraltro, l'aveva proposto. Cosa succederebbe se l'azionista - nella nuova veste di "attivista" - presentasse a sua volta un piano alternativo a quello del cda e dunque dell'ad?
[…] La mossa inoltre sarebbe interpretata come la volontà di Vivendi di forzare la mano, sapendo che mentre il Mimit e la Cdp sarebbero più propensi a risolvere la questione rete con una cessione da parte di Tim alla Cassa e ai fondi (riducendo il debito di Telecom), Vivendi invece - in disaccordo con le valutazioni di Cdp che non è mai andata oltre i 19 miliardi - punterebbe a una scissione proporzionale, dove il valore lo farebbe il mercato, lasciando a successive trattative l'uscita di Parigi dall'infrastruttura. […]
4. TIM, LA MOSSA DI VIVENDI DE PUYFONTAINE LASCIA IL CDA
Estratto dell’articolo di Sara Bennewitz per “la Repubblica”
[…] Secondo fonti finanziarie de Puyfontaine si sarebbe dimesso dal cda per avere le mani libere, da socio forte non presente in consiglio, in un momento delicato per il gruppo, che vede la partita della rete ancora lontanissima dal trovare una soluzione, nonostante l'attivismo mostrato dal governo Meloni sul dossier.
[…] Insomma l'ad di Vivendi confida che fuori dal consiglio avrà più forza, anche sul piano legale, per difendere i suoi interessi di azionista. Per esempio nel caso in cui il cda di Tim decidesse di sottoporre all'assemblea una eventuale offerta per la rete che i francesi ritenessero bassa. Da mesi indiscrezioni riferiscono di una valutazione dell'infrastruttura Tim da parte di Cdp e del fondo Macquarie - potenziali compratori - che oscilla tra 17 e 19 miliardi, mentre Vivendi ha detto di essere disposta a «sacrificare il principale asset» del gruppo solo «partendo da 31 miliardi (debiti compresi)»; un livello che le permetterebbe di recuperare buona parte del suo investimento (4 miliardi o 1,07 euro a titolo). […]
DE PUYFONTAINE CATTANEO ARNAUD DE PUYFONTAINE