LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
1 - MPS: -5,3% IN BORSA, SUI BOND I TIMORI DEL BURDEN SHARING
(ANSA) - Mps chiude in forte calo a Piazza Affari (-5,3% a 22,4 euro) mentre sono giorni decisivi per l'aumento di capitale, con l'ad Luigi Lovaglio alla ricerca di un numero di sottoscrittori sufficiente ad assicurarsi l'appoggio delle banche del consorzio di garanzia.
I timori del mercato sulla riuscita dell'aumento si riflettono nelle quotazioni dei 4 bond subordinati di Mps, che hanno registrato cali tra il 4,2% e l'1,7%, e sono prossime ai minimi di settembre. Le valutazioni oscillano tra il 50 e il 57% del valore nominale e "scontano l'ipotesi di un coinvolgimento con una conversione/svalutazione di circa il 40-45%" rileva Equita.
Il bond da 750 milioni con scadenza 2028 ha perso il 4,2%, scendendo a 50,5, quello con scadenza 2029 da 300 milioni ha ceduto l'1,7% a 57,7, quello con scadenza 2030 da 300 milioni il 3,8% a 54,2 e quello con scadenza 2030 da 400 milioni il 3,2% a 53,7.
"Le valutazioni dei titoli subordinati attualmente scontano l'ipotesi di un coinvolgimento nell'aumento di capitale con una conversione/svalutazione di circa il 40-45% dei titoli che rappresenta un ammontare di poco inferiore ai 900 milioni che la banca dovrebbe raccogliere dal mercato", rileva Equita. "In questo momento il rischio che il Monte dei Paschi possa proporre una conversione in azioni del debito subordinato sta diventando sempre più possibile", affermano gli analisti di Bestinver, secondo cui, nel caso in cui le banche non dovessero garantire l'inoptato, "facciamo fatica a credere che il salvataggio possa andare avanti".
2 - AFFARI IN PIAZZA: MPS SOTTO PRESSIONE PER LE DIFFICOLTÀ DELL'AUCAP
Francesco Bonazzi per Alliance News
Monte Paschi ancora in pesante flessione in Piazza Affari, mentre il Tesoro italiano studia anche delle alternative all'aumento di capitale che sarebbe in rampa di lancio per il 17 di questo mese.
Nel primo pomeriggio, il titolo dell'istituto senese passa di mano a EUR22,50 con un calo del 4,9% sulla vigilia. In mattinata, Deutsche Bank Research ha tagliato il target price da EUR58 a EUR33 e ha confermato la valutazione "hold".
Dopo la riunione di ieri al Mef, azionista con il 64%, con le banche che partecipano all'aumento di capitale da EUR2,5 miliardi, sono cresciute le voci preoccupate e oggi è arrivata una nuova ondata di vendite sul titolo.
Una delle ipotesi che circolano è che l'aumento di capitale non scatti dal 17 ottobre, ma subisca un rinvio di qualche mese. Lo scopo sarebbe trovare con maggior tempo e facilità quegli EUR900 milioni che ci si aspetta dal mercato, oltre agli scontati EUR1,6 miliardi che saranno coperti dal Tesoro.
Dalle trattative con i partner commerciali di Anima e Axa non dovrebbero arrivare più di EUR300 milioni (in parti eguali), contro gli EUR450 o EUR500 milioni che si erano ipotizzati nelle scorse settimane. In particolare, Axa non sarebbe interessata a chiedere "in cambio" una modifica delle condizioni della partnership di bancassurance, mentre Anima vorrebbe maggiori garanzie.
Tuttavia, su questo punto ci sarebbero i timori dell'amministratore delegato del Monte Luigi Lovaglio, che non vuole accordi troppo stringenti che possano far scappare un eventuale cavaliere bianco bancario.
In ogni caso, secondo alcune delle istituzioni creditizie che partecipano al collocamento, una somma di EUR600 milioni da reperire sul mercato, con questi chiari di luna, sarebbe troppo onerosa e rischiosa. Ci sarebbe, appunto, la strada di un pool di cavalieri bianchi, formato da 4 o 5 banche che sarebbero contattate dal Tesoro, ma al momento sembra più che altro una suggestione.
Ci sono sicuramente altri contatti in corso, anche se per importi al momento non sufficienti. Alcune casse previdenziali starebbero valutando un'adesione all'aucap per qualche decina di milioni e c'è un rilevante pressing del sindaco di Siena, Luigi De Mossi, perché la Fondazione Monte dei Paschi "dia il buon esempio" e partecipi alla ricapitalizzazione. Qui si parla di una cifra che si aggirerebbe sugli EUR30 milioni.
"Se la Fondazione non partecipa, è un brutto messaggio per tutta la città, che è impegnata a difendere anche i posti di lavoro della banca", osserva un banchiere che sta seguendo la ricapitalizzazione. Per altro ci sono già in uscita 4.500 persone, grazie agli incentivi per la pensione fino a 7 anni di stipendio, ma il costo della manovra sul personale va finanziato proprio con l'aumento di capitale.
Da giorni si ragiona anche su un coinvolgimento del finanziere francese Denis Dumont, in passato già socio del Credito Valtellinese. Ma anche in questo caso sarebbero in ballo importi non risolutivi.
E così, accanto all'ipotesi dello slittamento di questo aumento di capitale che ogni giorno sembra più complicato, c'è anche l'eventualità che dal ministero di Via XX Settembre riescano a negoziare con la Bce di Francoforte tempi e modi più "comprensivi" per la ricapitalizzazione. Dalla sua, il Tesoro avrebbe sicuramente la possibilità di aver dimostrato la massima buona volontà sul dossier senese.