Estratto dell’articolo di Marigia Mangano per “il Sole 24 Ore”
Al via le negoziazioni tra Sinochem e Silk Road sul patto parasociale che allinea i voti dei due investitori e porta la quota di controllo dei soci cinesi fino al 42%. Ieri è scaduto l’accordo, denominato “contratto azione di concerto” siglato da Silk road, socio di Pirelli al 9%, e Sinochem (ex ChemChina), primo azionista della Bicocca con il 37%.
L’intesa in questione non si estende sull’intera quota di Silk Road nel gruppo degli pneumatici, ma “vincola” solo una parte e precisamente il 5%. [...]
In base a questo patto le parti hanno inoltre assunto l’impegno a non effettuare acquisti di azioni Pirelli e a non sottoscrivere accordi che possano far sorgere in capo alle parti l’obbligo di promuovere un’offerta di acquisto obbligatoria sulle azioni Pirelli.
MARCO TRONCHETTI PROVERA E I CINESI DI SINOCHEM
A questo punto, secondo quanto si apprende, Silk Road e ChemChina hanno 5 giorni di tempo per decidere se sottoscrivere un nuovo accordo o far cadere il vincolo. Il patto non prevede infatti ipotesi di rinnovo automatico, né di recesso. Da qui l’avvio di negoziazioni, ancora in corso, per capire il verdetto finale. Secondo alcune fonti il patto sarebbe destinato a essere rinnovato alla luce delle trattative in corso. Altri invece non escludono che possa arrivare la disdetta.
Certo è che la decisione finale che prenderanno i due azionisti cinesi sulla quota Pirelli “sindacata” darà probabilmente la misura delle intenzioni nel medio lungo periodo del partner di Marco Tronchetti Provera su Pirelli.
Si tratta, infatti, del primo passaggio chiave dopo il cambio di governance in Pirelli successivo all’intervento del Governo italiano che su proposta del comitato Golden Power ha riscritto il patto siglato tra ChemChina e Camfin, imponendo limitazioni al socio cinese.
Le sensibili modifiche della governance della Bicocca imposte dal Golden Power condizioneranno la strategia di Sinochem sulla partecipazione in Pirelli? Una prima risposta, evidentemente, il mercato se la aspetta dal rinnovo o dalla disdetta dell’accordo tutto cinese che fa salire il controllo al 42%.
È evidente che qualsiasi mossa su questo accordo potrebbe essere indicativo degli umori e delle intenzioni del partner cinese, perché di fatto “libererebbe” un 5% del capitale da vincoli e obblighi contrattuali, ridimensionando il controllo di fatto del blocco cinese al 37%.
Un inizio di “liberi tutti” che potrebbe voler dire, in prospettiva, la volontà di lasciare maggiore flessibilità sul pacchetto in Pirelli.
Lo schema uscito da Palazzo Chigi è infatti stringente […] le misure adottate producono un effetto immediato: i cinesi non possono votare, su temi critici e nomine, se non in accordo con i soci italiani. Altrimenti il loro voto non vale nulla. La situazione mette così Sinochem/ChemChina in una posizione complessa: gli investimenti di ChemChina, infatti, sono vincolati al fatto che essa detenga partecipazioni di controllo. Non è un caso che, secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore , sul tavolo del partner di Pechino ci sarebbe proprio il tema del consolidamento di Pirelli. Se in passato si è proceduto in tal senso, chiaramente la modifica della governance e l’assenza effettiva del controllo dei cinesi su Pirelli, potrebbero rappresentare dei temi validi per non consolidare più quel ricco pacchetto nel gruppo della Bicocca. Con risvolti, nel caso in cui questa eventualità si presentasse, ancor tutti da verificare.