Estratto dell’articolo di Federico Cella per www.corriere.it
Musk sta lottando per il suo stipendio. Ma come persona più ricca della Terra, è facile comprendere come non si tratti propriamente di uno sforzo per portare a casa la pagnotta ogni mese. Anche perché la pagnotta in questione è da 56 miliardi di dollari, un valore che si posiziona – se valutato in termini di Pil di un Paese – intorno all’82esimo posto tra gli Stati più ricchi.
Soffiando la posizione all’Azerbaigian, nazione abitata da più di 10 milioni di persone. Solo che qui la persona è una sola, e con l’emolumento richiesto come amministratore delegato di Tesla non solo confermerebbe il suo primato economico personale, ma diventerebbe di gran lunga il manager più pagato della storia.
Ma non tutti sono d’accordo con questa paga monstre, in arrivo – nel caso venisse confermata durante l’assemblea dei soci del prossimo 13 giugno – dopo un periodo non semplice per il marchio di auto elettriche che infatti aveva annunciato il taglio di più del 10% dei posti di lavoro.
Risolto, o quasi, il problema legato all’obiezione da parte del giudice del Delaware – sede legale ora contestata di Tesla -, a mettersi di mezzo tra Musk e i 56 miliardi sono ora alcuni dei soci che fanno parte del board di Tesla. Il fondo americano Calvert, la cui posizione è nota da tempo.
E in particolare il Norges Bank Investment Management, fondo sovrano norvegese che detiene lo 0,98% di Tesla per un valore di 7,72 miliardi di dollari, che contesta la «dimensione totale del premio» e si dice «preoccupato per le modalità con le quali si arriva alla struttura della performance». Secondo indiscrezioni, una bocciatura in assemblea - seppur solo consultiva - potrebbe «mettere in imbarazzo» Musk, tanto da indurlo a dare l'addio alla sua azienda di punta. […]